martedì, Gennaio 14, 2025

Team sudafricano studia il potenziale riproduttivo delle api per tracciarne lo stato di salute

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STRANO A DIRSI MA LA VELOCITÀ CON CUI SI MUOVE LO SPERMA DELLE API SERVE A VALUTARE IL LORO POTENZIALE RIPRODUTTIVO. LA RICERCA DI UN TEAM SUDAFRICANO POTREBBE RAPPRESENTARE UN PASSO FONDAMENTALE VERSO LA CONSERVAZIONE DI QUESTE IMPOLLINATRICI, PREZIOSE PER LA STESSA SOPRAVVIVENZA DEL GENERE UMANO

Quando la velocità è tutto…parametri da valutare

Valutare l’analisi della velocità e del vigore dello sperma delle api potrebbe riservare interessanti novità ed è su questo punto che si sta concentrando la ricercda del Gruppo di Spermatologia Comparata dell’Università del Capo Occidentale (UWC) del Sud Africa.

La nuova tecnica, frutto di un connubio tra l’analisi CASA (Computer Assisted Semen Analysis) e la microscopia a fluorescenza, sta proiettando l’apicoltura in una dimensione di ricerca mai esplorata prima d’ora.

A sviluppare l’innovativo approccio, Janice Murray, dottoranda dell’UWC, in collaborazione con Gerhard van der Horst, Retha Kotzé e Mike Allsopp.

«Sebbene i sistemi automatizzati CASA abbiano dimostrato successo nella valutazione della motilità degli spermatozoi in altre specie, non sono mai stati adatti per l’analisi dello sperma delle api», esordisce la ricercatrice.

Ma cosa significa tutto questo per il mondo delle api? La risposta è semplice: una migliore comprensione del loro benessere riproduttivo. Cerchiamo di capire meglio la vicenda e perché è così importante la velocità dello sperma.

Una nuova prospettiva sull’Apis Mellifera

Le conseguenze di una motilità spermatica (parametro importante nella valutazione della fertilità) inferiore sono state associate alla temuta “sindrome da collasso delle colonie” (CCD), un problema sempre più frequente per le popolazioni globali di api.

Ma come analizzare lo sperma di queste affascinanti creature? «Lo sperma delle api ha una struttura particolare: distinguere tra testa e coda è un’impresa delicata a causa delle sue dimensioni ridotte», spiega Murray.

È qui che entra in gioco il sistema CASA.

Una volta individuata la testa dello spermatozoo, la si usa come punto di riferimento per misurarne il movimento, questa tecnologia cerca di comprenderne la funzionalità.

Insieme poi alla microscopia a fluorescenza, lo sperma viene trattato con coloranti speciali per mettere in risalto le sue peculiarità.

Valutare la velocità può salvare il destino delle api e non solo

La ricerca del team sudafricano potrebbe rappresentare un passo fondamentale verso la conservazione e la comprensione di queste creature vitali per il nostro ecosistema.

«Tali dati potrebbero essere utili per determinare leffetto dei fattori di stress, compresi i fattori ambientali come parassiti o pesticidi, sulla capacità di fecondazione dello sperma delle api», sottolinea Kotzé.

«Analizzando questi parametri, lo sperma delle api può fungere da potenziale bioindicatore che fornisce informazioni sugli effetti letali e subletali dei fattori di stress sulle prestazioni e sulla salute di una colonia».

Ma c’è di più. La tecnica rivoluzionaria di Murray potrebbe rivelarsi promettente anche per lo studio di altri insetti, permettendo una migliore comprensione della loro biologia riproduttiva.

Due curiosità

L’Acaro Varroa destructor: una minaccia per gli alveari

Nel suo lavoro, Murray ha svelato una storia affascinante e sorprendente sulla resistenza delle api del Capo al terribile flagello dell’acaro Varroa destructor che attacca le Apis mellifera e Apis cerana.

Nonostante le evidenti tracce di danni ai fuchi, con segni di deformità delle ali, le api del Capo infatti resistono.

«Per ora presumiamo che le nostre api locali siano più forti perché, in assenza di trattamenti acaricidi, sembrerebbero aver acquisito un’immunità naturale contro l’acaro», conclude.

Quanto al parassita, in passato, l’Apis cerana (ape asiatica) aveva sviluppato dei particolari meccanismi di difesa. Negli anni Quaranta tuttavia, con l’introduzione di questa specie in Asia sud-orientale, l’acaro effettuò il cosiddetto salto di specie, parassitando anche l’Apis mellifera. Da quel momento, si è diffuso in tutto il mondo, (eccetto in Australia e Madagascar), infestando gli alveari e mettendo a repentaglio la sopravvivenza stessa di questi meravigliosi insetti.

Il nuovo studio potrebbe rappresentare una soluzione al dramma. Ancora è presto per cantare vittoria, ma le premesse ci sono tutte.

Fonte

Nature Journal

Numero verde ONA

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