giovedì, Dicembre 12, 2024

Taranto, paradosso di un modello di sviluppo che ha sacrificato la salute pubblica e l’ambiente sull’altare del profitto

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PER ANALIZZARE LE TRAGEDIE DEL PASSATO E ORIENTARSI VERSO UN FUTURO ANIMATO DA SPERANZA E DETERMINAZIONE, L’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO HA ORGANIZZATO NELLA CITTÀ DEI DUE MARI IL CONVEGNO “AMIANTO, TARANTO PRIGIONIERA – ANALISI, SOLUZIONI SOCIALI E GIURIDICHE”. HA PRESIEDUTO L’AVVOCATO EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL’ONA, CHE HA DELINEATO LA GRAVE SITUAZIONE SANITARIA E AMBIENTALE DELLA CITTÀ

«Tenendo conto delle patologie asbesto correlate, si superano i circa 6.500 decessi in tutta la Puglia nel periodo dal 1993 ad oggi». A dichiararlo è stato Ezio Bonanni, presidente nazionale dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), durante il convegno “Amianto, Taranto Prigioniera – Analisi, Soluzioni Sociali E Giuridiche”, a Taranto, dedicato all’impatto sulla salute derivante dall’esposizione all’amianto.

Taranto è stata selezionata per questo incontro a causa della significativa concentrazione di casi, spesso riconducibili alla storica presenza di grandi impianti come l’ex Ilva e l’Arsenale della Marina Militare.

Secondo i dati forniti dal Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM), aggiornati al 2018, in Puglia si contano 1.302 casi di mesotelioma. Tuttavia, rilevazioni più recenti effettuate dall’ONA indicano che «sono stati registrati circa 400 nuovi casi (1.700 casi in totale), in netto crescente aumento».

Bonanni ha sottolineato che questa situazione è estremamente grave, con cluster circoscritti a specifiche aree, tra cui il Foggiano in maniera più limitata, la città di Bari per la presenza della Fibronit e, in misura maggiore, Taranto.

Quest’ultima rappresenta il vero epicentro di un’emergenza sanitaria e sociale che coinvolge anche altre neoplasie asbesto correlate e patologie connesse all’esposizione ad altri cancerogeni.

Taranto epicentro di una drammatica crisi sociale, sanitaria e occupazionale

A Taranto, l’ONA stima prudenzialmente la presenza di circa 3.400 casi di cancro del polmone asbesto correlato. Per il mesotelioma e il cancro del polmone, gli indici di mortalità entro i primi cinque anni dalla diagnosi sono, rispettivamente, del 93% e dell’88%. Nei quartieri più colpiti di Taranto, come Tamburi, Paolo VI e Città Vecchia-Borgo, il 68% dei casi diagnosticati interessa uomini, mentre il restante 32% riguarda donne. 

Bonanni ha inoltre evidenziato come Taranto «è l’epicentro ormai da decenni di una drammatica crisi sociale, sanitaria ed occupazionale, alimentata dal ricatto del falso dilemma morire di fame o morire di lavoro».

La scelta di mantenere in funzione un sito industriale altamente dannoso per la salute ha privilegiato la produzione a scapito della tutela della popolazione, aggravando una situazione già compromessa dall’uso di amianto e altri cancerogeni, in particolare nell’Arsenale della Marina Militare e nelle unità navali. 

Taranto emblema di rinascita

Le conseguenze di questa grave negligenza emergono chiaramente dall’elevato numero di malattie asbesto correlate tra i dipendenti civili e militari del ministero della Difesa a Taranto, oltre che tra gli equipaggi delle unità navali. 

Taranto rappresenta il paradosso di un modello di sviluppo che ha sacrificato la salute pubblica e l’ambiente sull’altare del profitto. Tuttavia, la città possiede anche il potenziale per diventare un emblema di rinascita, grazie alla crescente consapevolezza della sua comunità e al lavoro congiunto di istituzioni, associazioni e cittadini determinati a costruire un futuro diverso.

Analizzare le tragedie del passato per orientarsi verso un futuro favorevole

Il convegno ha costituito un’occasione significativa per analizzare le tragedie del passato e orientarsi verso un futuro animato da speranza e determinazione. Solo attraverso azioni tangibili e un impegno collettivo sarà possibile restituire dignità a Taranto, trasformandola in un simbolo di resilienza, ricordata non solo per le sue ferite, ma anche per la sua straordinaria capacità di rialzarsi. 

Sono intervenuti, Michele Conversano, Direttore Dipartimento Prevenzione ASL Taranto, Massimo Moretti, Professore dell’Università degli Studi di Bari – Dipartimento Scienze della Terra e Geoambientali, Stefania Fornaro (Assessore Ambiente e Salute Comune di Taranto), Paola Vegliantei (Presidente Accademia della Legalità), il Sen. Mario TurcoCarlo Calcagni (Colonnello Esercito Italiano e componente ONA), Gaetano Veneto (già Ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università di Bari e componente ONA), Bruno Giordano(Coordinatore Tecnici Prevenzione SPESAL ASL Taranto).

Le foto del convegno

Numero verde ONA

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