JUNIOR È UN CANE DI CIRCA NOVE ANNI CHE HA PASSATO GLI ULTIMI SEI IMPRIGIONATO IN UNA CELLA. DOPO L’INTERVENTO DEI DOG TRAINER DI CAVE CANEM, JUNIOR È TORNATO A “VIVERE”
Junior è un cane simil corso di circa nove anni. Gli ultimi sei anni, però, li ha trascorsi relegato in un box, dal quale non è mai uscito. La vicenda di Junior ha un risvolto poco chiaro. Junior e il suo papà, un cane corso – nel frattempo deceduto – vivevano nella baracca di un signore di settantotto anni, a Battipaglia, in provincia di Salerno in Campania.
L’anziano signore un giorno è tornato alla baracca con un cane di piccola taglia. Questo potrebbe essere stato il motivo scatenante per cui i due corsi hanno aggredito l’uomo, ferendolo mortalmente,
Al momento dell’aggressione non c’erano testimoni, per cui sono stati i Carabinieri della locale stazione a ricostruire l’episodio dell’attacco. E non è chiaro se sia stato Junior o suo padre a infliggere la ferita mortale all’anziano proprietario.
Dopo questa vicenda, Junior è stato rinchiuso nel box di un canile vicino Salerno. Dove è rimasto sei anni senza vedere più anima viva o un luogo diverso dalla sua cella.
Qualche tempo fa una volontaria del luogo ha conosciuto Junior, ormai malinconico e deperito e, per salvarlo da quella situazione, ha segnalato il caso ai volontari di Cave Canem.
I dog trainer di Cave Canem
«La prima volta che l’abbiamo visto aveva paura di tutto – ci ha raccontato Mirko Zuccari, Dog Trainer Manager di Fondazione CAVE CANEM -, evitava il contatto anche dal punto di vista visivo».
I dog trainer hanno iniziato a interagire con Junior «in maniera morbida», e restando con esso per fargli capire che la condivisione dello spazio non è fonte di trauma o pericolo.
Dopo qualche tempo, acquisita la fiducia del cane, hanno cominciato a portare a passeggio Junior e fargli riconoscere l’erba.
«È stata una grande sorpresa per lui, una grande novità. Abbiamo lavorato soprattutto sul rapporto con noi, il team di educatori cinofili, ed è riuscito piano piano ad affidarsi».
Oggi, spiega Zuccari, il simil corso presenta ancora strascichi dei trauma subito restando prigioniero in una cella, «ma mostra interesse per il mondo esterno e ha trovato in noi un punto di riferimento».
Il diritto alla vita e alla non sofferenza dei cani irrecuperabili
«La Fondazione CAVE CANEM – sottolinea l’avv. Federica Faiella, vicepresidente dell’associazione e ideatrice del programma – si impegna per tutelare il diritto alla vita e alla non sofferenza di cani definiti irrecuperabili e per questo condannati a essere segregati in un box di canile».
La fondazione si avvale di un team di medici veterinari, educatori cinofili e assistenti di campo, che «interviene per elaborare percorsi di recupero su misura per ogni cane e accompagnarlo verso la rinascita».
L’impegno dell’associazione, però, non si limita solo al lavoro sul campo. Infatti, l’ente si sta impegnando anche per «ottenere una modifica della norma affinché i cani definiti irrecuperabili siano destinatari di percorsi specifici che possano restituire loro la dignità e la speranza di un’adozione».
La più significativa applicazione del progetto – è scritto nella nota – è stata realizzata nel Canile Valle Grande alle porte di Roma: 856 gli animali coinvolti in due anni, dei quali 687 hanno trovato una famiglia. Circa 1,2 milioni di euro la proiezione dei fondi risparmiati dalle Amministrazioni comunali proprietarie dei cani coinvolte.
#NessunoEscluso, Stop ai canili “lager”
Grazie all’impiego di personale altamente qualificato, la onlus porta avanti il programma #NessunoEscluso, teso a sviluppare l’idea di un modello di canile dinamico, pensato come luogo di transito, di aggregazione e formazione per la comunità,
Esperti in tutela giuridica degli animali della Fondazione collaborano con le Amministrazioni comunali nell’efficientamento dei canili e nel contrasto al fenomeno dei canili “lager”.
Questo fenomeno, spiegano, «è alimentato, innanzitutto, dall’indizione di bandi, con basi d’asta inadeguate, per l’assegnazione del servizio di custodia e gestione dei cani senza famiglia». In merito a questo argomento, la Fondazione ha avviato una raccolta di firme.
«Con i nostri interventi diamo vita a buone prassi, replicabili su larga scala per promuovere un’evoluzione nel rapporto tra esseri umani e animali, supportare Istituzioni, Forze di polizia e Procure, facilitare l’evoluzione normativa o la corretta applicazione delle norme vigenti».