giovedì, Dicembre 7, 2023

Come lo spreco alimentare impatta sul consumo energetico

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L’ENORME SPRECO DI PRODOTTI AGRICOLI E ALIMENTARI NON È SOLO UN PROBLEMA ETICO E SOCIALE MA ANCHE ENERGETICO. IL VALORE DEL SOLO SPRECO ALIMENTARE DOMESTICO NEL NOSTRO PAESE È PARI A 11MILIARDI DI EURO. CON LA DISSIPAZIONE DELL’ENERGIA DA PRODOTTI ALIMENTARI SI POTREBBERO RISCALDARE 400MILA APPARTAMENTI AD ALTA EFFICIENZA

La quantità enorme di produzione agricola e alimentare che marcisce in campo o in discarica dopo essere stata lavorata non è solo un problema etico e sociale, ma anche energetico.

Per quanto riguarda l’Italia, ogni cittadino italiano getta in media 30,3 grammi di frutta alla settimana, segue l’insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, e il pane fresco con 22,8 grammi.

La quantità di energia nascosta nel cibo sprecato nel corso del 2021 solo all’interno delle nostre case vale ben 4,02 miliardi di euro. Un costo che porta a circa 11miliardi di euro complessivi il valore dello spreco alimentare domestico nel nostro Paese, sulla base di un costo dell’energia elettrica pari a 0,4151 euro/kWh.


Il 3,2% della produzione agricola totale rimane a marcire sul campo. Parliamo di 1,5 milioni di tonnellate di prodotti alimentari che, per arrivare a maturazione, hanno consumato la stessa quantità di energia che potrebbe riscaldare 400mila appartamenti ad alta efficienza.

Ridurre lo spreco alimentare determinerebbe di conseguenza una diminuzione non solo del costo energia elettrica ma anche degli impatti ambientali.

Spreco alimentare uguale spreco energetico


Serve un’enorme quantità di energia per produrre, distribuire e cuocere alimenti che, nonostante siano ancora commestibili, diventano fin dall’origine un surplus inutilizzato.

Lo stesso spreco alimentare è, di conseguenza, anche spreco energetico. Secondo lo studio effettuato dall’Università di Bologna, in collaborazione con ENEA, il 3% del consumo energetico dipende dallo spreco alimentare. Per dare a questo valore una dimensione di grandezza lo si può paragonare al consumo energetico di oltre un milione e mezzo di italiani.

Purtroppo, questi rifiuti alimentari finiscono nelle discariche a marcire, rilasciando gas serra (Greenhouse Gases). Il GHG combinato con la quantità di energia necessaria per raccogliere, produrre, trasportare e conservare questo cibo, contribuisce alla formazione di circa 3miliardi di tonnellate di anidride carbonica sul pianeta.

Se lo spreco di cibo e alimentari fosse un Paese, sarebbe il terzo più grande emettitore di gas serra nel mondo, dopo gli Stati Uniti e la Cina.

Contro lo spreco alimentare ed energetico si può intervenire con l’Information Technology

Uno dei rimedi allo spreco alimentare ed energetico è portato da un approccio alle nuove tecnologie che riguardano il settore della coltivazione e dell’agricoltura tra cui: agricoltura di precisione, agricoltura biologica, produzione locale o Km 0. Ma anche la valorizzazione degli scarti agricoli e alimentari per il recupero energetico (energia da biomasse).

La tecnologia è da considerare un alleato. L’Information Technology, in particolare, può dare un grosso contributo alla razionalizzazione delle produzioni agricole e alimentari contro lo spreco alimentare ed energetico.

Soprattutto quando si tratta di rendere più efficienti i processi di produzione e trasformazione, e nella possibilità di assecondare la variabilità della domanda grazie alla raccolta e all’elaborazione in tempo reale delle informazioni.

Al tempo stesso, gli incentivi messi in atto dal nostro Paese rappresentano sicuramente un importante punto di partenza per lo sviluppo di energia rinnovabile partendo da questa tipologia di fonte.

Biometano, per ridurre la dipendenza dal gas russo

La Commissione Europea ha recentemente approvato 4,5miliardi di euro di finanziamenti all’Italia per sostenere la produzione di biometano. La misura rientra nella nostra strategia per ridurre la dipendenza dal gas russo e aumentare la quota di energia rinnovabile nel mix energetico. 

Il biometano da rifiuti o da FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) rappresenta un tema centrale dell’economia circolare: la produzione di biometano attraverso rifiuti organici riveste un ruolo chiave nella soluzione del problema relativo allo smaltimento di questi.

Il biometano è una fonte di energia rinnovabile molto importante, soprattutto per il settore dei trasporti. Si ottiene trattando il biogas  prodotto dai residui dei raccolti agricoli, dalla fermentazione di letame, scarti alimentari, erba e foglie.

Si tratta di una vera e propria fonte di energie rinnovabili che sfrutta la degradazione di materiali che, se lasciati nell’ambiente o nei campi, libererebbero quantità di gas serra nell’atmosfera.

Favorendo la degradazione dei prodotti agricoli in un processo controllato, è possibile trasformare i gas prodotti in energia. La CO2 viene assorbita e fissata nel carburante, che la rilascia, poi, dopo la combustione. Ma il valore dell’anidride carbonica fuoriuscita dai tubi di scarico è molto vicino allo zero.

Il biometano rappresenta una fonte di energia sostenibile con un impatto ridotto sull’ambiente e offre differenti vantaggi: i principali derivano da un abbattimento delle emissioni nocive e nel costituire una soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti
Del resto, rappresenta l’unico biocarburante 100% Made in Italy e, di conseguenza, potrebbe aiutarci a ridurre la dipendenza da combustibili fossili dagli altri Paesi.

(fonte ProntoBolletta)

Numero verde ONA

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