I NUOVI METODI SCIENTIFICI ALTERNATIVI ALLA SPERIMENTAZIONE SUGLI ANIMALI: INTERVISTA AL DOTTOR MAURILIO CALLERI PRESIDENTE DELLA LIMAV ITALIA ODV
Durante la Giornata mondiale contro il cancro, che si è svolta il 4 febbraio, sostenuta anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli animalisti chiedono la liberazione dei macachi di Parma e la fine degli esperimenti sugli animali.
Questo perché, come sostiene Meta Parma, continuare a finanziare la sperimentazione animale significa togliere possibilità alla ricerca che non li utilizza e, di conseguenza, rallentare i progressi scientifici.
Così come dichiarano gli scienziati contrari alla sperimentazione sugli animali e come sostiene anche la Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione. La LIMAV, infatti, è un’organizzazione di medici e laureati in materie scientifiche contrari a questo tipo di sperimentazione, perché ormai da tempo è criticata e condannata, appunto, anche dalla scienza stessa.
Purtroppo, si tende sempre a parlare di un conflitto tra animalisti e ricerca, ma non è così.
Il vero conflitto esistente è quello tra una ricerca non-scientifica perché basata su di un presupposto errato, che vede nelle prove su di una specie vivente indicazioni utili per un’altra specie, e una ricerca ben più aggiornata e avanzata, che le straordinarie nuove conquiste della scienza permettono di utilizzare. La sperimentazione animale è un danno per tutti, sia per gli animali che ne rimangono vittime sia per i malati che aspettano cure. Fare del male agli altri, in questo caso agli animali, non può salvare nessuno e inoltre arriva un messaggio sbagliatissimo, cioè che il fine giustifica sempre i mezzi. Non è così, e non è questo il messaggio di cui ha bisogno la nostra società.
La scienza contro la sperimentazione animale
Il dottor Maurilio Calleri, medico veterinario presidente della LIMAV Italia OdV, ci ha esposto le motivazioni per le quali i medici della LIMAV sono contrari alla sperimentazione animale
«È abbastanza semplice: ogni animale è diverso da un altro e, quindi, qualunque sperimentazione su un animale non si può ricondurre ad un altro. Questo vale per tutte le specie utilizzate nella sperimentazione, quale il cane, il gatto, il topo o il ratto. Anche tra queste ultime due specie simili – topo e ratto – ci possono essere diversità di risposte alla stessa sostanza. Pensi a quanta differenza ci può essere tra un topo e un uomo. O tra un cane e un uomo. Ogni specie, essendo diversa, dà delle risposte differenti alle sostanze. In particolare per quanto riguarda la tossicologia e la farmacologia quando si sperimenta una sostanza. Ad esempio, la stricnina per noi è tossica e non lo è per una scimmia. Oppure l’aspirina per noi può essere un farmaco e per un gatto può essere pericolosa».
Fino ad ora la scienza ha utilizzato soprattutto i topi per le sperimentazioni e, questo, perché sono di piccole dimensioni e più facili da gestire in un laboratorio. Ma il topo non è come un uomo di dimensioni più piccole!
«È importante capire effettivamente la veridicità di queste affermazioni. Non siamo contrari alla sperimentazione sugli animali per un discorso etico ma per la salute dell’uomo. Anche la FDA (Food and Drug Administration), autorità americana nel campo dei farmaci, nel proprio sito riporta che “solo 5 su 5mila composti che entrano nei test preclinici vengono poi avviati a quelli clinici sull’uomo e solo 1 su 5 può essere abbastanza sicuro ed efficace da arrivare sui banchi delle farmacie”. A questo si aggiunge che più del 50% dei farmaci commercializzati negli USA presentano gravi reazioni avverse che non si erano verificati nei test sugli animali».
Quindi questo metodo non funziona
I metodi alternativi che noi definiamo sostitutivi sono vari, afferma Calleri.
«Negli ultimi anni si stanno sviluppando delle tecniche che fino a cinque anni fa erano inimmaginabili.
Da tempo esistono le sperimentazioni in vitro con cellule che, poi, vengono sempre più raffinate. Ci sono state cellule in 2D. Adesso addirittura si parla di coltura cellulare in 3D.
Si possono creare organi e tessuti stampati in tre dimensioni con la tecnologia del 3D bioprinting, cioè stampe in 3D che sono come organi e tessuti che simulano la struttura e la fisiologia propria dell’uomo.
Poi ci sono gli organ on chip, dei dispositivi microfluidici di coltura cellulare che replicano le strutture e le funzioni degli organi umani e quindi simulano quella che può essere la reazione di quel particolare organo a una determinata sostanza. Sono un valido sostituto all’utilizzo di animali per testare nuovi farmaci.
Ci sono anche metodi “in silico”, cioè metodi computazionali e banche dati. Anche questi un valido contributo per testare molecole e quindi nuovi farmaci che danno risultati affidabili rispetto all’incognita della sperimentazione su un animale diverso dalla nostra specie».
Cosa dice la legge?
«Ci sono anche delle legislazioni che di recente hanno approvato la donazione di organi e tessuti umani per la ricerca scientifica.
Quindi ci sono tantissime tecniche che possono essere utilizzate, invece di sperimentare su una specie animale diversa dalla nostra. Il problema è proprio a livello statale, non ci sono quei finanziamenti che potrebbero dare una spinta veramente decisiva in questo senso.
Anche perché fino ad ora i soldi sono andati per la gran parte a queste metodiche obsolete di sperimentazione sugli animali. La politica è lenta a recepire queste nuove metodologie».
I macachi di Parma
Alan e Larry sono i macachi di Parma rinchiusi negli stabulari dell’ateneo parmense dal 2019 per l’esperimento Light-up, un progetto che utilizza i macachi per studiare una rara forma di cecità derivante da traumi. Questa stessa cecità sarà indotta nei macachi, tramite operazione chirurgica. Nel caso dei due quadrumani di Parma, il trauma visivo sarà indotto tramite operazione chirurgica al cervello, con tutte le conseguenze post-operatorie che possiamo immaginare (cicatrici, sofferenza, paura). Quindi, dopo cinque anni di addestramenti, reclusione e sofferenza saranno soppressi.
Come si può fare questo agli animali? Questa è crudeltà, uccidere le due scimmie non ridarà la vista a nessuno, anzi renderà soltanto l’umanità più cieca. La vera cecità non è quella degli occhi, è quella del cuore.
Le torture cui vengono sottoposti gli animali nei laboratori
Quello che subiscono gli animali nei laboratori di sperimentazione è agghiacciante. Per esempio, a volte vengono anche colpiti con oggetti contundenti e feriti, oppure ustionati, per riprodurre sugli animali i vari traumi che gli sperimentatori vorrebbero poi curare con varie prove.
Vogliamo una ricerca etica, per il bene di tutti. Sia il rispetto dei diritti degli animali sia il progresso scientifico, necessario per sconfiggere le gravi patologie, vanno nella stessa direzione. Quella di sostituire la sperimentazione sugli animali con la ricerca in vitro su cellule e tessuti umani. Non causare immense sofferenze inutili agli animali e un ritardo irrecuperabile nella ricerca.