È MORTO SILVIO BERLUSCONI. UN PERSONAGGIO CHE NEL BENE E NEL MALE È STATO VISTO COME LO SPECCHIO DEL NOSTRO PAESE, DI CUI È STATO UN PROTAGONISTA
È morto Silvio Berlusconi. È stato “un personaggio romanzesco”, ha scritto di lui Repubblica. Un personaggio che nel bene e nel male è stato visto come lo specchio del nostro Paese, di cui è stato un protagonista. Per quasi trent’anni, ha occupato la scena politica italiana.
L’ex premier si è spento all’età di 86 anni a causa di una grave malattia: leucemia mielomonocitica cronica.
Il Cavaliere – come era conosciuto avendo ricevuto nel 1977 l’ordine al merito del lavoro, cui ha poi dovuto rinunciare in seguito all’unica condanna penale nel 2014 – è nato in una famiglia della piccola borghesia milanese. Era molto legato alla mamma e alla famiglia, ha avuto cinque figli da due matrimoni: Marina e Piersilvio, Barbara, Eleonora e Luigi.
Un suo grande amore è stato il Milan, di cui è stato presidente per venti anni. Sotto la sua presidenza la squadra di calcio ha vinto molti trofei italiani e internazionali, tra cui cinque Coppe dei Campioni/Champions League.
Berlusconi, figlio della piccola borghesia, partito quasi da zero, diventa un imprenditore di successo grazie all’edilizia e alla grande distribuzione. Nel 1975 ha fondato la società finanziaria Fininvest. Ha creato la società di produzione multimediale Mediaset, e inventa le tv commerciali.
Tra i programmi più seguiti “Dallas” e “Drive In”, una delle trasmissioni, però, che una larga fetta di cittadini trova diseducativi. Trova posto anche nella grande editoria italiana con l’acquisizione della Arnoldo Mondadori Editore.
Ma proprio per questi motivi, piace all’italiano medio, convinto che “Il Berlusca” lo avrebbe reso ricco, come aveva fatto per le sue aziende. Piaceva per la sua simpatia, si rivolgeva alla casalinga che guardava i programmi di Mediaset mentre faceva le pulizie domestiche. Gli piaceva raccontare barzellette.
“Forza Italia” e la svolta a destra del Paese
Mette così le basi di quello che sarà l’uomo politico. A novembre del 1993 non a caso, all’inaugurazione di un centro commerciale dice che alle elezioni a Roma voterà Gianfranco Fini: è lo sdoganamento della destra.
L’imprenditore, quindi, fonda un partito personale, “Forza Italia”. Un partito politico a propria immagine e somiglianza, scrive l’Internazionale. A marzo 1994 si tennero le elezioni politiche. Si presenta con “Forza Italia” e vince. Per chi segue le sorti del nostro Paese e i politici, è la nascita della seconda Repubblica.
Ai suoi comizi il (suo) popolo cantava e canterà “meno male che Silvio c’è”. Promette un milione di posti di lavoro, promessa mai mantenuta. Il suo primo governo dura solo pochi mesi. Ma è un combattente, come dicono i suoi fedelissimi, cade e si rialza tutte le volte.
A maggio 2002, Silvio Berlusconi, a capo del governo italiano, ospitò nella base dell’Aeronautica Militare di Pratica di Mare, vicino a Roma, George W. Bush e Vladimir Putin. La NATO e la Russia firmarono, come scrisse il Corriere della Sera, un «accordo storico» di collaborazione. L’ex premier ha ripetuto spesso in questi anni che la “Guerra fredda” finì a Pratica di Mare.
Silvio Berlusconi nel nostro Paese è stato leader di partito e di coalizione, quattro volte presidente del Consiglio, capo dell’opposizione. È stato un idolo per i sostenitori e “Il Caimano” per gli avversari.
Nel 2019 diventa anche europarlamentare. Però il suo rapporto con l’Unione Europea non è idilliaco come in Italia. Gli avversari lo accusano per il suo conflitto d’interessi e i processi a suo carico.
I guai giudiziari del Cavaliere
Quello sulla giustizia è tra i capitoli più bui della storia di Silvio Berlusconi. Infatti, è imputato in trentasei processi, tra accuse di corruzione, concussione, prostituzione minorile, frode fiscale, corruzione in atti giudiziari, concorso in strage. Una sola condanna, nel 2013, a quattro anni per frode fiscale legata alla compravendita di diritti televisivi.
In quasi tutti gli altri è stato prosciolto grazie alle cosiddette leggi ad personam. Il Cavaliere, infatti, come capo del governo e della maggioranza politica, ha fatto votare le norme che lo avrebbero scagionato, in parlamento. 2600 udienze in quattordici anni, più di novecento magistrati che si sono occupati del tycoon e del suo gruppo, più di 400milioni di euro per le parcelle di avvocati e consulenti.
Passeranno alla storia il cosiddetto “bunga bunga”; “cene eleganti” a detta del padrone di Villa San Martino ad Arcore. Nella discoteca della villa decine di ragazze hanno “ballato” per il Cavaliere. Tra queste Karima el Mahroug, nota come “Ruby rubacuori”, che all’epoca aveva soltanto 17 anni. Berlusconi tentò inutilmente di farla passare per la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Il processo Ruby ter si è concluso, il 15 febbraio scorso. Karima el Mahroug, le venti giovani ex ospiti delle serate di Arcore e gli altri imputati sono stati tutti assolti “perché il fatto non sussiste”.
«Sottoposto a lunghi processi ci si rammarica – dice l’avvocato Ezio Bonanni – per il fatto che in molti casi queste energie giuridiche potevano essere utilizzate nella lotta anche al crimine ambientale. Lunghi processi, anche per il caso Ruby: contestazioni fondate sulla morale interpersonale in senso unilaterale, come se il processo penale potesse indagare la vita privata e sentimentale. In questo triste momento che riguarda l’intera nazione, esprimo a titolo personale e come presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto la vicinanza alla famiglia e alla fondazione politica di “Forza Italia”, che ha condotto fino alla fine dei suoi giorni».