LE OPERE DELL’ARTISTA GEORGE CAMILLE CI TRASMETTONO UNO SGUARDO DIVERSO DELLA BELLEZZA INCONTAMINATA DELL’ARCIPELAGO DELLE SEYCHELLES
La bellezza dell’arcipelago delle Seychelles nell’Oceano Indiano è vista da un punto di vista nuovo e originale dall’artista George Camille. Originario proprio di queste isole, attraverso la sua arte vuole raccontare il senso profondo della sua terra. Questa è fatta non solo di bellezze naturali ma anche della quotidianità degli abitanti, uomini e donne colti di sorpresa nei loro gesti abituali.
“Seychelles my soul” è la prima mostra personale del pittore, i cui quadri sono già stati esposti in Italia solo durante la Biennale di Venezia, nel 2015, 2017 e 2019. Fino al 30 giugno alla 28 Piazza di Pietra Fine Art Gallery, a Palazzo Ferrini-Cini di Roma, si potrà ammirare una selezione di opere, sia le nuove sia le più note del passato e scoprire le radici di questo versatile artista e il suo profondo legame con la terra.
«Credo che un artista abbia la responsabilità di mostrare resoconti veritieri delle sue esperienze nel viaggio della vita – dichiara il pittore Camille -. Spero che i miei lavori siano interessanti oltre che autentici, accessibili oltre che informativi, e che, attraverso di essi, si possano vedere non solo le Seychelles in tutta la loro sorprendente bellezza, ma anche le tracce di tutti noi che attraversiamo la loro storia».
“Seychelles my soul”, l’equilibrio tra uomo e natura
Il suggestivo viaggio alla scoperta dell’universo emotivo di George Camille pone al centro la Natura e il complesso rapporto con l’uomo. Riflette sull’equilibrio tra il desiderio di sviluppo turistico e la necessità di preservare un patrimonio ambientale unico al mondo, una terra paradisiaca da conoscere, rispettare e proteggere: le Seychelles.
Tutto ciò l’artista lo trasmette grazie a un personale universo iconografico, fatto di uomini, pesci, foglie, acqua, gechi e tartarughe. Tuttavia la sua non è semplicemente arte decorativa, ma una vera e propria narrazione del suo Paese e delle sue tradizioni.
Accanto alla potenza del simbolo, emerge anche la potenza e pienezza del colore. C’è il blu intenso delle acque profonde dell’oceano e il verde sgargiante della fitta vegetazione della foresta, i quali fanno da cornice ai momenti del quotidiano.
«Vivo vicino all’oceano. I suoi suoni, gli odori e la bellezza sono rappresentati attraverso la forma e il movimento nel mio lavoro – racconta l’artista -. Qui le forme naturali si intrecciano e si sovrappongono. Creano un senso del luogo riconoscibile, un panorama composto da più strati di luce e consistenze che vedo quando guardo il mare e il cielo ogni mattina».
Ma a simboleggiare Acqua e Terra non sono solo il blu e il verde ma anche il lavoro, le tradizioni e la cultura che traspare dalle tele. «Indago, esploro e rispondo ai cicli e ai processi della vita attraverso la mia arte, interrogando il mio posto all’interno dello schema delle cose. Così mi sforzo di approfondire la mia connessione personale con le forze prevalenti nel mio ambiente – spiega Camille-. Di conseguenza gran parte del mio lavoro è dominato dalla forma e dal ritmo naturale».
L’arte di George Camille tra tradizione e sperimentazione
Le sue opere, però, non sono solo la testimonianza delle tradizioni delle isole ma anche frutto di sperimentazione. Camille si muove attraverso differenti formati e prova varie tecniche artistiche. Passa dalla pittura su tela al collage, dalla grafica all’incisione su carta e rame, dall’acquerello alla scultura, fino all’uso di materiali inconsueti, come tessuto, fili metallici e resina. Inoltre incorpora anche “oggetti trovati” e oggetti in disuso in lavori di tecnica mista.
«Mi piace che il mio lavoro possieda energia e ispiri il dialogo – conclude l’artista -. Spero che le persone siano attratte dall’empatia e dall’intuizione delle opere. Spero che proveranno un senso di celebrazione e integrità, nonché rispetto per le forze naturali. Queste guidano non solo il mio lavoro ma la vita di tutti noi, attraverso la nascita, la procreazione, il declino e la mortalità. Dopotutto, condividiamo tutti lo stesso viaggio, anche se costituito da infinite variabili. I miei simboli e le mie forme forniscono spunti attraverso cui le persone possono connettersi, portando la propria visione e la propria esperienza a queste “porte aperte”».