martedì, Aprile 22, 2025

Serra Scirieddus: la collina dei rifiuti pericolosi

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Serra Scirieddus: il lato oscuro della Sardegna

Non il mare cristallino e le spiagge dorate dell’isola al centro del Mediterraneo. Serra Scirieddus, invece, è una miniera dismessa, al centro di una querelle giudiziaria. Una collina che cresce verso l’alto per la sovrapposizione di rifiuti pericolosi provenienti da ogni angolo d’Italia.

Per tre lunghi anni, dal 2017 al 2020, lunghe file di camion – 11mila fino a oggi – arrivano da ogni angolo della Penisola e sversano sui terreni della ex miniera tonnellate di materie inquinanti.

Amianto, creosoto e altri veleni

Serra Scirieddus - sacchi di amianto nella discarica Reverso
Serra Scirieddus – sacchi di amianto nella discarica Reverso

Dall’amianto agli olii esauriti, alle traverse di legno dei binari, impregnate di creosoto. Al contenuto di fumi derivati da processi di combustione. Da fanghi prodotti dalla depurazione di acque reflue, di cui gli inquirenti pugliesi hanno impedito lo smaltimento nel “Tacco d’Italia”.

Fino a quando, a fine 2020, la Giunta della Regione Sardegna, su proposta del servizio di VIA, la Valutazione Impatto Ambientale, emana la delibera numero 59/17. Questa, infatti, decide che «la volumetria netta autorizzata è pari a 233.800 metri cubi, costituita da rifiuti provenienti esclusivamente dal territorio regionale».

Il TAR dell’isola conferma quanto deliberato dalla Giunta e vieta di sotterrare veleni che arrivano da altre regioni.

La discarica di Serra Scirieddus

La discarica di Serra Scirieddus è di proprietà della Riverso. Una Spa che appartiene alla famiglia napoletana dei Colucci, che da sempre fa affari milionari con i rifiuti. E non accetta che il flusso di denaro, accumulato con lo stoccaggio di rifiuti pericolosi, sia così interrotto. La famiglia Colucci fa, quindi, ricorso – respinto – al Tribunale amministrativo. Non senza lanciare anatemi. Come, per esempio, la minaccia di un’altra crisi occupazionale, se l’amministrazione sarda impedisce di far arrivare i rifiuti dal resto del Paese.

Un intrigo, che si infittisce a causa di documenti tenuti nascosti. Inaccessibili anche alle stesse autorità preposte.

«In particolare – afferma il Servizio di tutela dell’atmosfera e del territorio della Regione – la documentazione esaminata non consente di individuare la provenienza e la natura dei rifiuti extraregionali».

La lobby dei rifiuti pericolosi

Serra Scirieddus - mezzi movimentazione
Serra Scirieddus – mezzi movimentazione

Da alcune lettere sottoscritte con la Riverso, si desume solo la presenza di una lobby dei rifiuti pericolosi che aveva deciso di trasformare la Sardegna nella discarica d’Italia. Grazie alle condizioni economiche vantaggiose che offre l’impianto del Sulcis, dei Colucci.

Sono otto le imprese italiane che scaricano tonnellate di veleni sulla collina di Serra Scirieddus.

Gli anatemi di Idea srl e Sirchi

Dall’Idea srl del Brenta, alla Sirchi, società di Como, per esempio.

La prima si occupa di intermediazione tra imprese che si occupano di rifiuti conferiti da cantieri e impianti di stoccaggio del centro nord Italia. La quale diffida la Regione dal negare l’uso della discarica di Riverso. In caso contrario «favorirebbe inesorabilmente il traffico illecito dei rifiuti con gli ormai ben noti effetti catastrofici per l’ambiente».

Non meno dura la reazione della Sirchi, che gestisce lo smaltimento di materiali pericolosi per conto di Reti Ferroviarie Italiane. Impegnate, queste, nell’ammodernamento delle strade ferrate. «Se non vi fosse questa possibilità della discarica della Riverso – dicono alla Sirchi – ci sarebbe la paralisi totale per lo sviluppo delle più importanti infrastrutture del Paese».

Le altre imprese dei rifiuti pericolosi

Da documenti riservati dell’Ecoserdiana, che gestisce la discarica a sud della Sardegna, vengono fuori i nomi  di Biochen di Rovereto, LCA di Sessano Del Molise, Galatina di Lecce, “il Recupero srl” in Lombardia.

Il record di conferimenti, però nella discarica di Monte Onixeddu, appartiene alla Navarra Spa con 186.226 tonnellate di rifiuti pericolosi trasportati da 7.449 camion.

Un’attività onerosa, se si tiene conto anche dei costi dei traghetti ma che, comunque, grazie alle condizioni economiche vantaggiose offerte dalla Riverso, ha portato nelle casse dei “mondezzai” enormi ricavi.

Le inchieste dell’Antimafia

Il “trucco” è stato scoperto da inchieste dell’Antimafia, secondo cui «l’illecito spesso è nella trasformazione dei “rifiuti pericolosi” in “non pericolosi”, per evidenti motivi di risparmio».

A provvedere alla trasformazione dei “rifiuti pericolosi” in “non pericolosi” – secondo gli inquirenti -, sono laboratori compiacenti tra Roma, Latina e Frosinone.

(fonte unionesarda.it)

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