sabato, Dicembre 7, 2024

Sembra il “Diluvio Universale”. Distruzione e morte in Congo

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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO. INTERI VILLAGGI SOMMERSI DALLE ACQUE, FAMIGLIE DECIMATE, CORPI TRASCINATI VIA DALLA FURIA DEI FIUMI TRACIMATI. SEMBRA IL “DILUVIO UNIVERSALE”, MA È “SOLO” L’ENNESIMA CONSEGUENZA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

Interi villaggi sommersi dalle acque, famiglie decimate, corpi trascinati via dalla furia dei fiumi tracimati, tra questi più di 80 bambini. È il triste bilancio delle fortissime piogge che si sono abbattute tra il 4 e il 5 maggio scorso sul territorio di Kalehe, Sud-Kivu, nell’ est della Repubblica Democratica del Congo.

Le piogge torrenziali, accompagnate da venti violentissimi, hanno causato allagamenti estesi e lo straripamento di diversi fiumi. Il terreno infracidito ha, inoltre, provocato anche frane che hanno sepolto i villaggi di Bushushu e Nyamukubi.

Ai piedi delle verdi colline nel territorio di Kalehe, sulla sponda occidentale del lago Kivu, al confine con il Ruanda, è sparito completamente un intero quartiere, fa sapere Africa ExPress. Di due scuole, abitazioni, un centro sanitario resta solo una immensa estensione di fango e pietre, senza vita.

Il fianco della collina di Nyamukubi ha ceduto e sepolto l’area dove giovedì c’era il mercato settimanale.

Fino a oggi si calcolano oltre 400 morti ma questo dato è destinato ad aumentare.

Le testimonianze dei sopravvissuti

Una giovane di 23 anni ha raccontato disperata al notiziario di Massimo Alberizzi che nella terribile alluvione ha perso i suoi due bimbi, i genitori e due sorelle. Il marito è finito in ospedale a causa delle ferite subite mentre veniva trascinato via dalla violenza delle acque. Sono scappati dal vicino Nord-Kivu a gennaio, riferisce la ragazza, dove imperversano i combattimenti tra l’esercito congolese e i ribelli del Movimento 23 marzo (M23). Qui speravano di trovare un po’ di serenità.

Un altro ragazzo ha raccontato di essere andato dai suoi amici in un villaggio vicino. Al ritorno la sua casa non c’era più e con essa sono spariti anche tutti i suoi familiari.

«Ci sono molti corpi, siamo sopraffatti», ha riferito Isaac Habamungu, un operatore locale della Croce Rossa. L’amministratore del territorio, Thomas Bakenga ha stimato in 203 il numero di corpi trovati sabato. Domenica il bilancio è salito a 394, tra questi, 120 sono stati recuperati mentre galleggiavano sul lago Kivu vicino all’isola di Idjwi. Altri, invece sono stati rinvenuti nei villaggi di Nyamukubi e Bushushu, i più colpiti dal nubifragio.

Si scava con le mani e manca materiale medico

La Croce Rossa ha avvertito che nelle aree colpite manca tutto. E che risulta davvero difficile fornire assistenza medica ai feriti, in un contesto sanitario già molto fragile anche prima di questo “Diluvio Universale”. Ma è “solo” l’ennesima conseguenza dei cambiamenti climatici.

Le squadre di soccorso continuano a scavare con le mani e qualche pala, alla ricerca di altri corpi rimasti sotto le macerie. Molti altri, forse, non saranno mai più ritrovati, perché non è escluso che trascinati via dalla pioggia alluvionale siano finiti in fondo al lago Kivu.

I primo soccorsi

MONUSCO, la Missione delle Nazioni Unite in Congo, ha garantito supporto alle autorità del Sud-Kivu.  Questa ha fornito i primi soccorsi alle persone colpite dalla calamità. Inoltre, ha inviato un lotto di medicinali all’ospedale di Bukavu, capoluogo del Sud-Kivu, dove sono stati evacuati i feriti.

Denis Mukwege, direttore dell’ospedale Panzi, a Bukavu, ha inviato un’equipe di medici nella zona del disastro. Mukwege, premio Nobel per la Pace 2018, ha chiesto con insistenza alle autorità di accelerare il processo di trasferimento della popolazione dalle aree pericolose e di mobilitare quanto prima gli aiuti di emergenza.

(fonte Cornelia Toelgyes Africa ExPress)

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