Un regime alimentare a elevato tenore di sodio può aggravare il quadro proinfiammatorio tipico del SARS-CoV2-19.
SARS-CoV2-19 e sodio: i risultati della ricerca
Da una recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica internazionale “Journal of Clinical and Laboratory Medicine” emerge una possibile correlazione tra il consumo eccessivo di sale e le complicazioni da SARS-CoV2-19.
Lo studio è stato compiuto dal biologo nutrizionista cosentino Daniele Basta, in collaborazione con la dottoressa Olga Latinovic dell’Institute of Human Virology, University of Maryland, USA.
Campo di ricerca l’Immunologia molecolare e della Virologia, con particolare riferimento alle cellule T-helper 17.
Le cellule T-helper 17 aggravano il quadro infiammatorio da COVID
«Importanti componenti della risposta immunitaria adattativa – spiega il dott. Basta – da una parte difendono l’organismo da potenziali patogeni. Proprio come i virus. Ma, dall’altra possono contribuire allo sviluppo di processi infiammatori e danni tissutali. A tal proposito, sono vari gli studi che evidenziano come le cellule T-helper 17 siano coinvolte nel danno tissutale di condizioni autoimmuni, tra cui sclerosi multipla, artrite reumatoide, psoriasi e morbo di Crohn. La presenza eccessiva di sodio nell’organismo è in grado di iperattivare queste cellule T-helper 17, contribuendo ad aggravare il quadro infiammatorio tipico delle complicazioni da COVID-19».
Gli italiani consumano il doppio della quantità di sodio rispetto a quella raccomandata
L’introito eccessivo di sodio è una delle caratteristiche negative dell’alimentazione scorretta di oggi.
Infatti, dati statistici evidenziano che un italiano consuma mediamente il doppio delle quantità di sodio rispetto a quelle raccomandate.
E le conseguenze «si riflettono purtroppo su un maggiore rischio di ipertensione», continua Basta. E un maggiore rischio cardiovascolare. Il sodio introdotto in eccesso proviene da salumi, formaggi, cibi processati, prodotti da forno e cibi conservati. Oggi, un motivo in più per limitare drasticamente il consumo di alimenti ricchi di sodio proviene dal fatto che esso potrebbe rivelarsi dannoso anche nell’aumentare il rischio di complicazioni in COVID-19».
L’eccesso di sale nell’alimentazione può influire negativamente sul sistema immunitario
Non solo un importante fattore di rischio cardiovascolare. Ma, come dimostrato dalle emergenti evidenze scientifiche degli ultimi anni, l’eccesso di sale nell’alimentazione può influire negativamente sul sistema immunitario. «Alterando – chiarisce il nutrizionista cosentino – anche l’equilibrio omeostatico a livello intestinale, inducendo la produzione e l’iperattivazione di cellule T-helper 17 e aumentando i livelli d’infiammazione in circolo, mediante una produzione elevata della proteina pro-infiammatoria interleuchina-17. Infatti, la patogenesi delle complicazioni da SARS-CoV2-19 è tipicamente caratterizzata dalla Sindrome da Distress Respiratorio Acuto (ARDS) con conseguente edema e insufficienza polmonare.
La “tempesta citochinica”
«Lo sviluppo di tali processi di natura infiammatoria, è caratterizzato da una “tempesta citochinica”, la cosiddetta “cytokine storm”. Durante la quale il sistema immunitario perde il controllo rivelandosi persino più dannoso del virus stesso. Tale tempesta coinvolge varie cellule del sistema immunitario, tra cui le cellule T-helper 17. Queste, a loro volta, possono essere iperattivate e rese più aggressive dalla presenza eccessiva di sodio».
Fondamentale correggere le proprie abitudini alimentari
Nonostante siano necessari ulteriori studi clinici e sperimentali, le evidenze scientifiche lasciano ipotizzare che un «regime alimentare ad elevato tenore di sodio – conclude Daniele Basta – possa aggravare il quadro proinfiammatorio tipico del COVID-19. Considerato che un italiano introduce mediamente circa il doppio delle quantità di sodio raccomandate, risulta quindi fondamentale correggere le proprie abitudini alimentar. Limitandone l’introito mediante una riduzione del consumo di cibi processati, salumi, formaggi e prodotti in scatola. Tutto ciò potrebbe rivelarsi importante nel modulare positivamente la risposta immuno-infiammatoria aggressiva delle cellule T-helper 17, tipica delle complicazioni polmonari nei soggetti affetti da SARS-CoV2-19.».
Di questa idea è anche l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.