martedì, Dicembre 10, 2024

Samara Karoo Reserve, un miracolo africano

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LA SAMARA KAROO RESERVE È UNA DELLE AREE DI MAGGIORE CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ NATA DAL DESERTO NELLA REGIONE DEL GREAT KAROO IN SUDAFRICA. UN TEMPO ZONA SEMI-ARIDA, GRAZIE A SARAH E MARK TOMPKINS OGGI VI PROSPERANO PICCOLI E GRANDI ANIMALI, IN PASSATO SCOMPARSI

La Samara Karoo Reserve è una delle aree di conservazione della biodiversità nata dal deserto nella regione del Grande Karoo in Sudafrica. Nata nel 1997, la riserva di Samara ha aperto la strada al rewilding, il ritorno alla natura selvaggia.

La visione, ambiziosa, di Samara è di espandere la tenuta dai 67mila acri di deserto iniziali a 3milioni di acri di hotspot globale di biodiversità.

Un tempo nella zona semi-arida del Great Karoo, vivevano leoni e ghepardi in gran numero. Poi è venuto l’uomo, con i recinti, i campi coltivati, le tenute, i pascoli per bovini. Dopo una caccia spietata, le cronache del posto indicano che l’ultimo leone qui morì nel 1840, l’ultimo ghepardo nel 1870.

La fortuna del Great Karoo cambia quando Sarah e Mark Tompkins decidono di acquistare la tenuta, ormai arida, con la volontà di riportarla allo stato selvaggio iniziale.

Hanno iniziato con poco. Hanno tolto le inferriate che separavano i lotti e per i primi anni non hanno fatto niente altro se non lasciare che la terra si rigenerasse da sola secondo i suoi ritmi.

La savana era erosa dal tempo e dagli allevamenti intensivi. ma, anche se non appariva, c’era biodiversità nella savana. Occorreva, quindi, lasciare che si rigenerasse da sola.

Ma chi erano Sarah e Mark Tompkins, e perché?

Beh, lei è nata in Sudafrica e lui si occupava di finanza a Londra. Un viaggio insieme nel Paese li ha convinti che la loro vita futura sarebbe stata in quello che hanno chiamato Samara, che significa “terra della serenità”. Avevano due figlie, Sienna e Isabelle.

Pian piano la flora ritornò allo stato naturale; le prime piccole foreste fecero la loro comparsa; e i vari corsi d’acqua aiutarono la rigenerazione dell’area. Tutto questo fece sì che a Samara tornassero specie animali erbivore importanti, come gli elefanti e le antilopi. L‘habitat era ad essi favorevole.

Nel 2003 i Tompkins reintroducono nei loro terreni anche i ghepardi. Che, invece, sono carnivori ma che potevano contare sulle specie erbivore più piccole per sfamarsi. Erano tre. Oggi sono almeno cinquanta.

La capostipite dei ghepardi si chiamava Sibella, e la sua è una storia triste. Era stata attaccata da uomini e cani che la lasciarono, incatenata, ferita e mutilata, morente. La fortuna di Sibella fu che un programma governativo dava premi economici a chi portava ghepardi selvaggi per la riabilitazione. E cosi qualcuno la consegnò alle autorità che, a loro volta, la diedero in “affido” ai Tompkins. Anche se senza troppe speranze.

A Samara Sibella fu operata e curata. Pian piano riprese vigore e vita e tornò pure a correre, sebbene un po’ zoppa. Nei dodici anni successivi Sibella ebbe venti cuccioli. Morì per cause naturali.

Alcuni di quei cuccioli sono stati affidati ad altri parchi e riserve dedicate alla preservazione dei ghepardi, riuniti sotto l’Endangered Wildlife Trust’s Cheetah Metapopulation Project. Altri ghepardi, invece, sono stati introdotti a Samara da altrove per far sì che ci sia diversità genetica.

E se aggiungessimo i leoni?

Sulla scia del successo ottenuto con i ghepardi, nel 2019 la coppia decise che anche i leoni potevano essere reintrodotti allo stato selvaggio, perché l’ecosistema avrebbe potuto re-inglobarli senza stravolgimenti catastrofici.

Titus e Sikelele, maschio e femmina arrivano in coppia seguiti da un’altra femmina, Sheba. Nel 2021 arrivano i primi tre cuccioli, in buona salute ed ora quasi indipendenti.

I leoni hanno cambiato Samara. Data la loro natura di predatori, ci sono qui più carcasse per gli sciacalli, che cosi mangiano meno antilopi. Nascono anche più gnu, aumentando la varietà e la biodiversità secondo ritmi che solo la natura conosce.

Magia delle magie: compaiono anche giraffe, zebre, rinoceronti ed ora anche un’altra specie: il leopardo. I leopardi saltano le siepi e i recinti e cosi nel 2021, inaspettatamente, ne hanno visto uno dentro Samara. Non si sa se farà di Samara la sua casa.

Ora, dopo 25 anni di rewilding accuratamente gestito, sia i ghepardi sia i leoni non solo sono tornati in questa parte del Sudafrica, ma prosperano.

Samara
Un giovane cucciolo di leone accanto a un maschio di due anni, il primo nato alla Samara Private Game Reserve dopo circa 200 anni, nel 2019

Creare zone di transito per i grandi migratori

Mark e Sarah hanno dato vita anche una forma di turismo sostenibile. I visitatori possono sistemarsi in bungalow un po’ sparsi per Samara e partecipare a safari fotografici e altre iniziative.

Ma l’idea più apprezzabile dei coniugi è di creare un corridoio per gli animali che possa collegare Samara al Karoo’s Camdeboo National Park e al Mountain Zebra National Park, zone di transito un tempo normali per i grandi migratori. Se questo dovesse realizzarsi, a questi grandi animali saranno regalati oltre 500mila ettari di terreno per il loro movimento e per la loro riproduzione.

Ora, io lo so che questo non è qualcosa che possono fare tutti. Ci vogliono soldi, tempo, un po’ di follia. Ma è una storia bella e di speranza.

È anche una storia importante perché la crescita senza sosta della popolazione a livello mondiale ha significato che sono sempre più necessari ampi spazi per la gente, per l’agricoltura intensiva, per gli impianti energetici a larga scala.

Una chance per sopravvivere fuori dagli zoo o dai cartoni animati

Non ci sono vie di scampo, quelli hanno bisogno di ampi spazi, che noi ogni giorno che passa ci prendiamo per noi stessi.

E dunque occorre con urgenza creare queste enormi riserve protette, per far sì che specie cosi uniche, dai rinoceronti alle tigri, dagli elefanti ai leoni, abbiano una chance per sopravvivere fuori dagli zoo o dai cartoni animati.

Non è una questione di élite. La natura e la biodiversità vanno protette ed aiutate perché preservarle porta a vantaggi economici, di salute del pianeta.

Pure l’elefante ha diritto a una casa perché fa parte dell’ecosistema e saremmo tutti più poveri senza. Ma conservare la natura e la biodiversità ci danno pure qualcos’altro che non si può quantificare: bellezza, ispirazione, calma, serenità. A tutti. Anche solo leggere queste storie, no?

Non se parla molto ma siamo nel bel mezzo di una grande crisi di estinzione di massa di troppe specie.

E anche se non possiamo tutti lasciare il nostro comodo mondo londinese – come ha fatto Mark – e andare in Suda Africa, tutti possono fare qualcosa, sempre. Tutti abbiamo un balcone, un lastricato, o un qualche spazio vicino le nostre case da dove ritagliare un angolo di verde e piantare qualcosa. Fa bene al pianeta, fa bene all’anima.

Numero verde ONA

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