Gianni Silvestrini illustra il panorama energetico attuale
La crisi energetica causata dallo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia ha messo in evidenza l’importanza di compiere al più presto una transizione energetica, in cui le principali protagoniste saranno le energie rinnovabili.
Illustra come queste possano dare un grande contributo alla decarbonizzazione dell’economia e alla crescita dell’occupazione il nuovo libro di Gianni Silvestrini: “Che cos’è l’energia rinnovabile oggi”. Questo pone l’accento sulle sfide ma anche sulle contraddizioni dell’applicazione di energia rinnovabile in diversi Paesi del mondo.
Il testo, pubblicato da Edizioni Ambiente, è stato presentato durante la conferenza stampa del 26 maggio, “La crisi climatica non aspetta”. È stata organizzata alla Rappresentanza in Italia della Commissione Europea da Kyoto Club. Questa è un’organizzazione no profit costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali. È impegnata nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, assunti con il Protocollo di Kyoto.
Sono intervenuti durante la presentazione, oltre all’autore, la presidente di Kyoto Club e CEO di Novamont, Catia Bastioli, e il presidente di Angelantoni Industrie e vicepresidente di Kyoto Club, Gianluigi Angelantoni.
La presentazione del nuovo libro di Silvestrini
Durante l’incontro si è delineato un quadro completo e aggiornato sulle tecnologie usate per produrre e accumulare energia senza emettere anidride carbonica. Si è parlato di quelle più conosciute e consolidate, come il fotovoltaico e le biomasse, ma anche di quelle più innovative, come l’eolico offshore e i sistemi di accumulo di lunga durata.
«Il ruolo delle rinnovabili sarà centrale nella lotta all’emergenza climatica – scrive Silvestrini nel suo libro-. Non sarà però una gloriosa e inarrestabile cavalcata, ma una corsa a ostacoli con la necessità di confrontarsi in maniera intelligente con il paesaggio, con gli aspetti normativi e autorizzativi, con le criticità dell’approvvigionamento dei materiali. Ma potrà anche trasformarsi nella capacità di coinvolgere le realtà locali, di suscitare emozioni, di fare intravedere futuri diversi e di spingere per la ricerca di soluzioni nuove».
È emerso, infatti, come sia diventata una priorità del panorama attuale accelerare con le rinnovabili. Inoltre bisogna puntare all’efficienza energetica, alla mobilità sostenibile e alla bioeconomia circolare.
Attualmente si sta verificando una vera e propria “valanga” per quanto riguarda l’uso delle rinnovabili. L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), nel suo ultimo rapporto, ha illustrato come dal 2021 al 2026 il 95% della potenza elettrica mondiale verrà da fonti rinnovabili. Mentre solo il restante 5% sarà prodotto da gas, carbone e altre fonti.
Le diverse fonti di energie rinnovabili
Silvestrini analizza quindi l’applicazione, nel panorama mondiale, di varie fonti di energie rinnovabili: eolico, solare, geotermia, biomasse e idrogeno. Pone così l’accento sull’efficienza energetica, sul problema dell’accumulo e sulla costituzione di reti e connessioni.
In particolare, durante la conferenza, si è discusso molto dell’idrogeno come fonte di energia rinnovabile e delle difficoltà che l’uso di esso prevede rispetto al fotovoltaico. «L’idrogeno ha la sua fascinazione ma va scelto con intelligenza – dichiara Silvestrini – . È un vettore energetico estremamente prezioso. Può essere usato nelle acciaierie, industrie chimiche e negli aerei. Ma bisogna evitare soluzioni che sono dei vicoli ciechi, come l’auto a idrogeno o l’idrogeno nell’edilizia. In questi campi ci sono soluzioni migliori e più economiche».
Il vero problema dell’idrogeno è l’utilizzo nel breve periodo una volta prodotto. Occorre creare dei sistemi di stoccaggio efficaci. Un esempio interessante è quello realizzato nello Utah (USA). Qui l’idrogeno verde prodotto è accumulato in due caverne di sale inutilizzate, alte come l’Empire State Building. Verrà poi estratto, di volta in volta, per fornire energia alla città di Los Angeles, che ha l’ambizioso obiettivo di diventare “carbon free” entro il 2035.
Il problema dell’accumulo non è solo rilevante per l’idrogeno verde ma anche per l’energia prodotta dalle altre fonti rinnovabili. «Il tema dell’accumulo è tanto centrale quanto più gli obiettivi diventano ambiziosi – spiega l’autore -. Bisogna chiedersi come affrontare l’ultimo miglio, cioè garantire la fornitura elettrica anche con fonti intermittenti». Per questo, al momento, il campo della ricerca internazionale è concentrato sullo sviluppo di sistemi di accumulo a lunga durata, detti Long Time Storage.
Le criticità dietro le energie rinnovabili
Il passaggio a energie provenienti da fonti rinnovabili presuppone, però, altri tipi di problematiche, su cui Silvestrini riflette nel suo libro. Mette in evidenza come passeremo da una fase in cui siamo dipendenti da gas, petrolio, carbone a una in cui la dipendenza sarà verso altri minerali, altri materiali. Perciò è fondamentale che l’Europa cerchi soluzioni per ricavare dalla propria terra le risorse e le tecnologie necessarie, attraverso l’innovazione.
Inoltre, divenendo il fotovoltaico il leader delle rinnovabili in molti Stati, è necessario che anche l’attività manifatturiera nel campo torni in Europa. Porre dei limiti alla globalizzazione è l’unico modo per evitare che il vecchio continente continui a essere dipendente da potenze straniere (oggi dalla Russia per il gas, domani dalla Cina per i pannelli solari) e che quindi rischi in futuro altre crisi energetiche.
Il ruolo strategico dell’economia circolare
Un altro tema emerso durante il dibattito è l’importanza strategica dell’economia circolare. Come ha delineato Catia Bastioli, colei che ha brevettato Mater-Bi, il materiale di origine vegetale usato nei sacchetti biodegradabili per la raccolta rifiuti, la bioeconomia circolare può essere uno strumento potente per rispondere alle diverse sfide che il pianeta sta affrontando. Tra queste ci sono la carenza di risorse idriche, la crisi delle materie prime, la sicurezza alimentare e la perdita di biodiversità.
«Se vediamo l’economia circolare come un’interconnessione tra sistemi diversi, con al centro la salute del suolo – ha sottolineato Bastioli – questa può essere uno strumento potentissimo nella strategia europea».
Perciò è verso l’economia circolare, l’efficienza energetica e l’uso di rinnovabili che le imprese dovranno investire. «Per rallentare gli effetti del riscaldamento globale – dichiara Angelantoni- servono gli sforzi di tutti: decisori politici, cittadini e mondo imprenditoriale, nell’ottica della transizione energetica a cui auspichiamo».
Come arrivare alla decarbonizzazione del settore energetico?
Per giungere al compimento della transizione energetica e quindi alla completa decarbonizzazione del sistema energetico italiano non bisogna dimenticare la necessità di una rottamazione dei dispositivi di riscaldamento da fonti fossili. A tale proposito Kyoto Club e Legambiente sono partner nelle campagne: “Per la decarbonizzazione: efficienza energetica e riscaldamento negli edifici in Italia” ed “Emissioni di carbonio incorporate nel settore delle costruzioni”.
Infatti, in Europa, gli edifici sono la principale fonte di consumo energetico, pari al 40% di tutta l’energia consumata. Ben tre quarti di questa energia provengono dall’uso diretto di combustibili fossili, causando il 36% delle emissioni di gas serra dell’intero comparto. Perciò, se si vogliono davvero raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici ambiti è essenziale affrontare le carenze strutturali del settore edile.
I nuovi obiettivi per incentivare le energie rinnovabili
Molti sono i Paesi che si stanno impegnando alla realizzazione di obiettivi energetici ambiziosi. La Germania ha alzato il suo traguardo da 80% di energia rinnovabile elettrica entro il 2030 al 100% entro il 2035.
L’Italia, invece, non condivide lo stesso entusiasmo. Nonostante è stabilito di raggiungere il 72% di uso di rinnovabili entro il 2030, ancora siamo fermi al 28% dal 2014.
Al contrario, l’Unione Europea, attraverso il RePowerEU, cerca di ridurre sempre più la sua dipendenza dalla Russia. Ha deciso perciò di alzare la percentuale al 45% di uso di rinnovabili entro il 2030, di cui l’80% sarà rappresentato da rinnovabili elettriche.
Transizione energetica come transizione culturale
Tuttavia «queste misure presuppongono anche un cambiamento dello stile di vita – chiarisce il direttore scientifico Silvestrini durante l’incontro -. Con obiettivi così ambiziosi è chiaro che deve cambiare tutto: trasporti, industria, edilizia. Ciò significa anche innovazione e investimento».
Quindi la transizione energetica deve essere una transizione prima di tutto culturale. Il nuovo modello sistemico di economia deve vedere come elementi centrali l’efficienza nell’uso delle risorse e le comunità.
«Se rimaniamo nella logica dell’estremo individualismo, della competizione, della disconnessione con i sistemi sociali e naturali, in un sistema basato sullo sfruttamento e sull’accumulo di capitali, il passaggio da fossile a rinnovabile non farà la differenza –sostiene Catia Bastioli-. È necessario un cambiamento culturale, cioè un passaggio da “ego” a “eco”, senza il quale sarà difficile passare da un modello di sfruttamento delle risorse alla rigenerazione territoriale».
Basti pensare, infatti, solamente all’impatto dell’Antropocene in questi anni. Se nel 1900 era al 3% la massa creata dall’uomo, nel 2020 questa aveva eguagliato tutta la biomassa vivente e nel 2021 l’ha persino superata. E tutto questo è prodotto solo dagli esseri umani. Rappresentano lo 0,01% della totalità della biomassa vivente. «Questo è il poco spazio che l’uomo lascia alla natura», continua Bastioli.
Perciò in questa trasformazione epocale il catalizzatore del cambiamento deve diventare ciò che il nostro Paese ha di innovativo. Ma è anche importante creare competenze e informazione, come fa, appunto, il libro di Gianni Silvestrini.