L’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO HA TRACCIATO LA MAPPA DEL RISCHIO NELLA CITTÀ ETERNA, NEL CORSO DEL CONVEGNO “AMIANTO, AMBIENTE, SALUTE: PER ROMA CAPITALE”
«I cittadini devono avere a disposizione un servizio di segnalazioni efficiente e in ogni quartiere della città deve essere avviato un servizio di monitoraggio che porti a cancellare rapidamente questo tipo di inquinamento, che ancora troppo spesso è segnalato nella Capitale». Cosi il consigliere Fabrizio Santori, membro della Commissione ambiente capitolina, al convegno organizzato dall’ONA.
Il quadro del rischio amianto in Italia è alquanto avvilente, come ha descritto il presidente dell’Osservatorio Ezio Bonanni in “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia”.
Secondo i dati acquisiti dall’ONA negli ultimi venti anni, a Roma sono stati registrati: circa 2.500 casi di tumore del polmone (125 casi su base annua – indice di mortalità dell’88%), una incidenza ulteriore di circa 1.200 casi di asbestosi (60 casi annui – indice di mortalità del 30% entro i 5 anni, con degenerazione in tumore del polmone, ossia mesotelioma nel 33% dei casi), tumori delle altre vie aeree e gastrointestinali (circa 1.000 casi, compresi quelli di colangiocarcinoma).
«Roma, come tante città d’Italia, paga caro il prezzo del fenomeno amianto», ha affermato Ezio Bonanni nel corso dell’incontro, tenuto nella sala Laudato Sì del Campidoglio. Il quale aggiunge che questi dati sono solo la punta dell’iceberg.
Troppe le vittime dell’amianto ma c’è ancora molto da fare
Al convegno per i saluti istituzionali è intervenuta la presidente dell’Assemblea Capitolina, Svetlana Celli, la quale ha auspicato che sui temi della salute e dell’ambiente «non ci siano schieramenti politici, ma sia necessario fare rete e sistema tra le istituzioni e le associazioni». E ha aggiunto che «sono troppe le vittime di amianto, con dati ancora drammatici. Vanno rafforzate le misure di prevenzione e sicurezza, con un’azione capillare e incisiva sia per gli edifici e le strutture private sia per ciò che rientra nel patrimonio pubblico».
Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha messo l’accento sulle tubazioni di acqua che su tutto il territorio nazionale sono ancora in gran parte di cemento-amianto. «Molte necessitano di manutenzione e quindi si pone anche il problema per gli operai di entrare in contatto con l’amianto per le opere di riparazione e conservazione», ha affermato il sottosegretario.
Secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Amianto, la nostra rete idrica è composta da 300mila Km di tubature di cemento-amianto, inclusi gli allacciamenti, rispetto ai 500mila Km totali. Va tenuto conto che la maggior parte dei tubi sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive.
Le verifiche dell’Osservatorio Nazionale Amianto
Nel corso degli anni, anche in seguito a numerose iniziative di associazioni e singoli cittadini, molti dei siti contaminati sono stati bonificati. Come le coperture in Eternit di siti industriali di Tiburtino, Magliana e Casilino. Così come le scuole di ogni ordine e grado degli stessi quartieri.
A Roma, rileva l’ONA, su 2.338 istituti scolastici ne sono stati verificati 1.148: nell’8%, cioè in 95 scuole, l’amianto è ancora presente.
Invece nelle scuole della provincia su 3.812 istituti scolastici, 263 sono risultati contaminati dall’amianto (pari al 6,8%). Mentre in tutta la regione laziale, su 5.896 edifici scolastici verificati, 291 scuole, pari al 4,9% sono ancora a rischio asbesto.
Rischio al quale sono tutt’ora esposti più di 352mila discenti e 50mila dipendenti tra personale docente e non docente. E sempre secondo una stima dell’ONA, non ancora definitiva, sono un migliaio le biblioteche e gli edifici culturali a rischio amianto.
I siti a maggior rischio amianto nell’area di Roma Capitale
Tra i siti a maggior rischio anche quelli della Fonte Appia e gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, a causa dell’elevato utilizzo di amianto a bordo degli aeromobili.
Ruggero Alcanterini, presidente del Comitato Nazionale Italiano Fair Play, ha ricordato che anche «tutte le strutture sportive realizzate entro il 1990, compresi lo stesso Stadio Olimpico, piuttosto che il Palasport, il Palazzetto e lo Stadio Flaminio, l’Ippodromo di Tor di Valle, tutti in completo degrado», sono tra le strutture che contengono questo materiale pericoloso.
I risultati dell’azione giudiziaria
Bonanni, ha ricordato, inoltre, i risultati dell’azione giudiziaria presso il Tribunale e la Corte di Appello di Roma.
Nel Lazio, ha specificato l’avvocato, a partire dal gennaio 2000, sono state assistite circa 20mila persone, di cui almeno 7mila solo nella città di Roma e più di 10mila nella provincia.
Nel corso degli anni, ha ribadito il presidente ONA, sono state emesse migliaia di sentenze di riconoscimento ai diritti dei benefici contributivi per esposizione all’amianto e di riconoscimento di malattia professionale asbesto-correlata.
I partecipanti al convegno
Hanno partecipato all’incontro anche il Consigliere di Corte di Cassazione Nicola De Marinis, il Direttore Centrale di Sanità della Polizia di Stato Fabrizio Ciprani, il Generale Medico e docente universitario, Marcello Migliore, ordinario di chirurgia toracica della Facoltà di Medicina dell’Università di Catania, il Generale dei Carabinieri nella riserva Giampiero Cardillo e il fiscalista Nicola Forte.
Ha moderato gli interventi Massimo Lucidi, direttore editoriale di “The Map Report”.
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