La ricerca sul rischio sismico curata da Antonello Fiore e Vincent Ottaviani della Società italiana di geologia ambientale (Sigea) è un supplemento digitale al trimestrale della Società “Geologia dell’ambiente”, visionabile sul sito di Sigea. Clicca qui per scaricare il pdf del testo
La versione cartacea dell’elaborato sarà mostrata in conferenza il 2 ottobre a Palazzo Madama a Roma, sede del Senato della Repubblica, al ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa e ai presidenti di Commissione del Senato Mauro Coltorti (Lavori pubblici, Comunicazioni) e Vilma Moronese (Territorio, Ambiente, Beni ambientali). Il 26 e 27 novembre saranno ricevuti anche gli autori dei quarantuno articoli di cui è composto il lavoro.
La Sigea presenta il volume “Rischio sismico in Italia
L’Italia, spiegano i curatori, è un “Paese fragile”, la cui fragilità è evidenziata da ogni evento sismico che lo colpisce, dal nord al sud.
Dall’Unità d’Italia (1861) a oggi, ci sono stati 39 sismi con effetti disastrosi, compresi gli ultimi eventi del 2012 e 2016 e oltre 170 terremoti con danni minori: in media in 157 anni, si è avuto un disastro sismico ogni quattro anni, per un totale di 1560 località gravemente danneggiate e circa 150mila vittime, con ripercussioni a lungo termine sulla ripresa socio economica delle popolazioni colpite.
«In questo volume di 330 pagine, 41 articoli e oltre 150 autori», sottolineano Fiore e Ottaviani, «abbiamo voluto raccogliere i contributi dei massimi esperti in tema di rischio sismico con la consapevolezza che tanto ha fatto la ricerca italiana in questi ultimi 40 anni, affermandosi con i propri studi anche in ambito internazionale. Ma che non tutto quello che è stato compreso è stato recepito dai decisori, dagli investitori e dalla popolazione. Popolazione che di questa ricerca dovrebbe essere la prima a beneficiare. Con questo volume, abbiamo voluto mettere in primo piano la consapevolezza della forza degli studi e delle ricerche, per la prevenzione del rischio sismico, contro ogni forma di rassegnazione e fatalismo».
Gli autori fanno notare come: se da una parte il nostro Paese vanta esperienza e professionalità nella gestione delle emergenze, dall’altra non è ancora in grado di prevenire per tempo gli effetti del terremoto, di tradurre in politiche, in norme e regolamenti, in piani e programmi, in buone pratiche quanto necessario per evitare morti e distruzione, la perdita irreversibile di un patrimonio culturale, storico e architettonico, unico e d’inestimabile valore.
Lo studio, che ha la finalità di fornire lo stato dell’arte sulla ricerca condotta in questi anni in Italia, si rivolge, quindi, alle istituzioni perché perseguano «una politica di intervento, finalizzata al significativo incremento delle condizioni di sicurezza dal punto di vista sismico».
In Italia, come in tutto il resto mondo, non è possibile prevedere quando e con che intensità accadrà il prossimo terremoto: partendo da questa consapevolezza «aiuta a capire come prevenire i suoi effetti e questo», dicono i redattori «attraverso investimenti che devono essere stabiliti sulla base di priorità e non a “pioggia”, priorità che si devono basare sul grado di pericolosità sismica del territorio».
Dall’elaborato l’appello al governo a «formare e “consolidare” comunità consapevoli, in grado di autoproteggersi grazie alla conoscenza dei complessi equilibri che regolano la nostra vita, l’ambiente e i rischi naturali», concludono gli autori, «rafforzando l’insieme dei principi, delle regole condivise e delle procedure che riguardano la gestione e il governo del territorio»
.In occasione della presentazione del volume ci saranno le relazioni di:
Gianluca Valensise, geologo, Dirigente di Ricerca dal 1997, oggi in forza al Dipartimento Terremoti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Le sue ricerche riguardano la sismogenesi, in prospettiva sia geologica sia storica. È coautore della Mappa di Pericolosità Sismica, che è alla base della attuale normativa antisismica italiana.
Massimiliano Barchi, docente di Geologia Strutturale presso l’Università di Perugia, dove dirige il Dipartimento di Fisica e Geologia. Le sue ricerche riguardano principalmente la geologia di sottosuolo e la geologia dei terremoti, con particolare riguardo all’Appennino centro-settentrionale.
Gilberto Pambianchi, docente di Geomorfologia presso l’Università degli studi dì Camerino, presidente dell’Associazione italiana di geografia fisica e geomorfologia (AIGeo). Le sue ricerche riguardano principalmente la Geomorfologia strutturale, la dinamica dei versanti (grandi frane e DGPV) e la cartografia geomorfologica per la riduzione del rischio sismico e idrogeologico.
SIGEA è un’Associazione di protezione ambientale a carattere nazionale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare