Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation, economia circolare «è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera e quelli tecnici, destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».
Si riducono, così, gli sprechi e si fa fronte alla riduzione progressiva degli stock.
L’economia circolare è, dunque, un sistema economico che prevede sin dalla progettazione del prodotto il suo riutilizzo a fine vita, in più cicli produttivi; il recupero, quindi, del materiale impiegato; che questo conservi, nei cicli successivi, la propria qualità; che nella vita successiva si possa adattare al cambiamento delle condizioni esterne.
Una buona notizia sul fronte dell’economia circolare ci è data dall’ISPRA: l’Italia è tra i primi Paesi europei per il riciclaggio dei rifiuti speciali, che nel 2016 raggiunge il 65%.
Tuttavia, anche se l’Italia è del riciclo è molto attiva, nel Paese, dopo gli anni della crisi economica, continua ad aumentare la produzione di rifiuti speciali. Nel 2016, infatti, c’è stato un aumento del 2% rispetto al 2015, con 135milioni di tonnellate: rispetto al 2014 l’aumento è stato del 4,5%.
Se il Rapporto 2018 dell’ISPRA mostra un Paese attivo sul fronte del riciclo, non altrettanto può riferire su quello della produzione dei rifiuti speciali, ancora elevata, tanto cha siamo ancora lontani dall’obiettivo fissato dal Programma Nazionale di Prevenzione del 2013, che prevede, al 2020, una riduzione del 5% nella produzione dei “non pericolosi” e del 10% per i “pericolosi”, calcolati per unità di Pil al 2010.
Secondo la ricerca dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, l’attività prevalente nella gestione dei rifiuti non pericolosi è il recupero di materiale, con 89,4milioni di tonnellate, di cui 52,2milioni di tonnellate di sostanze inorganiche. Performance che, può essere migliorata – spiegano gli analisti – migliorando qualità e quantità del riciclaggio, “anche attraverso la definizione di criteri end-of-waste, per esempio per i rifiuti da costruzione e demolizione, in linea con i principi dell’economia circolare”.
Infatti, riammettere i materiali di buona qualità nei cicli produttivi, riduce il ricorso allo smaltimento, soprattutto in discarica. Rispetto al 2015 l’ISPRA ha rilevato un aumento del 7,9%, pari a 887mila tonnellate, rispetto a una progressiva diminuzione del numero totale delle discariche operative, che passano da 392 nel 2014 a 350 nel 2016.
Il Rapporto 2018 dell’ISPRA tiene conto anche dei rifiuti speciali recuperati da impianti di trattamento ed esportati all’estero, soprattutto in Germania: nel 2016 sono stati di 3,1milioni di tonnellate, di cui 2,1milioni di tonnellate sono non pericolosi e 1 milione di tonnellate sono pericolosi.
In aumento i rifiuti speciali importati da altri Paesi
E sono in aumento anche i rifiuti speciali importati da altri Paesi, soprattutto da Germania, Austria e Ungheria, per la maggior parte metallici, con un indice dello 0,9%.
Tra i rifiuti pericolosi, risaltano quelli contenenti amianto. In Italia nel 2016 sono state prodotte 352mila tonnellate recuperate per il 93,5% da materiali da costruzione, smaltite, poi, in prevalenza in discarica, per l’85,5% del totale gestito; una quantità rilevante, pari a circa 118 mila tonnellate, è esportata in Germania.