IL 10 DICEMBRE, DAL 1950, SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI, ADOTTATA SETTANTATRÉ ANNI FA DALL’ASSEMBLEA GENERALE ONU, PER AFFERMARE IL RISPETTO DELLA PERSONA E DELLE SUE LIBERTÀ FONDAMENTALI
Il 2022 sarà sicuramente ricordato come “Annus horribilis”, per quanto riguarda i diritti umani… non rispettati. L’invasione ingiustificata dell’Ucraina perpetrata da Putin, che ha causato tante vittime civili innocenti, la repressione la pena di morte ordinata dagli Ayatollah come mezzo di repressione politica per mettere fine alle proteste in Iran, e la soppressione di tanti colleghi giornalisti solo perché facevano il proprio lavoro, quello di raccontare la verità, hanno violato il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.
Ma non dimentichiamoci dei conflitti che proseguono in Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Israele/Territori palestinesi occupati, Libia, Myanmar e Yemen. E anche in questi Paesi gli attori hanno violato ogni diritto umanitario.
La Giornata Mondiale dei Diritti Umani, che si celebra il 10 dicembre, ci ricorda che i diritti che spettano alla persona in quanto essere umano, senza distinzioni di razza, colore, religione, sesso, lingua, origine, nascita o opinioni di alcun genere, sono inalienabili.
António Guterres Segretario Generale ONU
“Povertà e fame stanno crescendo per la prima volta da decadi. Milioni di ragazzi stanno perdendo il loro diritto all’educazione. Le ineguaglianze stanno diventando più profonde. Ma noi possiamo scegliere un’altra strada. Settantatré anni fa, oggi, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. I principi sanciti in questa semplice Dichiarazione rimangono la chiave per la realizzazione di ogni diritto umano – civile, economico, culturale, sociale e politico – per tutti, ovunque. La ripresa dalla pandemia deve essere l’opportunità per espandere i diritti e le libertà umane, ricostruendo la fiducia.”
La Giornata Mondiale dei Diritti Umani si celebra ogni anno il 10 dicembre, dal 1950. Infatti, settantatré anni fa l’Assemblea Generale ONU adottò la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR), proclamata due anni prima, e fissò questa data per la ricorrenza.
La Dichiarazione, composta da un preambolo e trenta articoli, fu tradotta in oltre cinquecento lingue. A redigere il documento furono legislatori e rappresentanti di ogni credo religioso. Eleanor Roosevelt (nella foto – moglie del Presidente USA Franklin Delano Roosevelt), che contribuì in modo decisivo alla sua stesura, la definì “la Magna Carta dell’umanità”. Tutti i 192 Paesi che aderiscono all’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno ratificato l’atto, impegnandosi a proteggere, implementare e garantire i diritti di ogni essere umano e che ciascuno ne possa valersi, senza restrizioni e al sicuro da possibili abusi. Ma, in particolare, perché non si ripeta la barbarie commessa dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Per questo, va ricordato che durante il Processo di Norimberga furono avanzati nuovi capi d’accusa: chi si macchiava di delitti contro il genere umano, riconosciuti come tali dal resto del mondo, diveniva responsabile e punibile per le proprie azioni, all’infuori delle leggi del suo Paese.
Gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
I primi due articoli avvalorano i concetti di uguale dignità, libertà e fratellanza tra esseri umani. I successivi diciotto illustrano i diritti civili e politici: non essere torturato, arrestato o detenuto arbitrariamente; il diritto di cittadinanza; asilo politico in altri Paesi; libertà di pensiero, di coscienza e religione.
Gli articoli fino al ventisette approfondiscono i diritti economici, sociali e culturali: diritto al lavoro; rimunerazione equa e soddisfacente; diritto al riposo. Diritto alla maternità e alla protezione sociale durante l’infanzia. Diritto all’istruzione gratuita e di poter partecipare al progresso culturale e scientifico.
Gli ultimi tre articoli decretano il diritto di vivere in un contesto in cui si possa pienamente realizzare quanto espresso in precedenza. Dove sia garantito il rispetto delle libertà altrui e dove la Dichiarazione non sia usata per negare i diritti o le libertà del prossimo.