I RICCI, ADORABILI CREATURE NOTTURNE, RAPPRESENTANO UNA SPECIE PROTETTA DI GRANDE IMPORTANZA ECOLOGICA. APPARTENENTI ALLA FAMIGLIA DEGLI ERINACEIDAE, SONO ANIMALI TERRICOLI E INSETTIVORI, NOTI PER ESSERE DEI VERI E PROPRI CUSTODI DELL’ECOSISTEMA
I ricci: gli “amici del giardiniere”
La dieta insettivora dei ricci, aiuta a controllare le popolazioni di insetti dannosi, contribuendo al controllo delle infestazioni e alla salute delle piante. Da qui il soprannome di amici del giardiniere.
Il rapido declino della loro popolazione è un campanello d’allarme sullo stato di salute del nostro pianeta. Queste simpatiche creature, presenti in varie forme da circa quindici milioni di anni, stanno subendo una grave minaccia a causa delle attività umane. In Europa, il loro numero è diminuito del 70% in soli venti anni, mentre in Inghilterra, secondo stime dal 1970, si è assistito a una drastica riduzione della popolazione: da 30milioni sono passati a meno di ottocentomila individui.
In quanto “specie protetta che fa parte della fauna selvatica del territorio, che non si può, quindi, né cacciare né detenere in cattività”, sono tutelati dalla legge 11/02/1992, n.157 – Convenzione di Berna e dalla legge 5/8/1981, n.503, in vigore per l’Italia dall’1/6/1982.
A tal proposito, Massimo Vacchetta, veterinario del Centro Ricci “La Ninna”, ha dichiarato che «se non faremo nulla per fermare il declino di questa specie, i ricci si estingueranno in 10-20 anni. Se sono a un passo dall’estinzione animali così comuni, i prossimi saremo noi, perché siamo – a tutti gli effetti – a un passo dalla sesta estinzione di massa. Il nostro dovere è proteggerli, perché dalla salute dei ricci dipende anche la nostra sopravvivenza».
Il ruolo del riscaldamento globale e il drammatico calo della specie
Secondo i dati dell’organizzazione meteorologica mondiale (WMO), il 2021 è stato uno dei sette anni più caldi mai registrati. Il cambiamento climatico potrebbe portare a un aumento delle temperature di 4-6 gradi nel corso di questo secolo, causando una devastazione dell’ambiente in cui viviamo. Questo aumento è già visibile nei cambiamenti stagionali e nell’assottigliamento delle nevicate invernali. Essendo animali che durante l’inverno vanno in letargo, i ricci sono particolarmente vulnerabili ai repentini cambiamenti di temperatura.
Bruschi cambiamenti, non solo alterano il loro letargo, ma possono anche influenzare i cicli riproduttivi, portando alla nascita di cucciolate fuori tempo Cosa che contribuisce al declino delle popolazioni di ricci in molte regioni.
Un’emergenza documentata
Per affrontare il drastico declino della popolazione di ricci, il Centro Ricci di Novello (Cuneo) ha avviato una preziosa collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino (DSV). La partnership mira a investigare le cause dei ricoveri e delle morti dei ricci al fine di documentare l’entità dell’emergenza.
La ricerca, coordinata dalla professoressa Maria Teresa Capucchio, coinvolgerà non solo il DSV, ma anche altre università italiane, tra cui Teramo, Bari e Milano e istituzioni europee. Il progetto si propone di definire i parametri del profilo metabolico ematico di questi piccoli mammiferi e di studiare gli agenti infettivi e parassitari che potrebbero minacciare la salute dei ricci e dell’ambiente circostante.
Un aspetto fondamentale della ricerca sarà l’analisi del possibile sviluppo di resistenza agli antibiotici nei ricci dopo un periodo di ospedalizzazione di almeno 10-15 giorni, nonché la valutazione di eventuali modifiche nel loro microbiota intestinale. I ricci ricoverati e quelli deceduti presso il Centro Animali Non Convenzionali (C.A.N.C.) del DSV e il Centro Recupero Ricci “La Ninna” saranno inclusi nello studio.
Dati allarmanti sulla salute dei ricci
I dati finora disponibili sono stati ottenuti attraverso un’analisi dettagliata degli animali deceduti presso il C.A.N.C. nel periodo da gennaio 2018 a luglio 2022, nonché dei ricci deceduti presso il Centro “La Ninna” nel corso del 2022. Complessivamente, sono stati inclusi nello studio centosessanta esemplari.
I risultati emersi, sono in linea con le evidenze della letteratura scientifica. Traumi, debilitazione e malattie infettive, che colpiscono soprattutto i polmoni o il tratto gastrointestinale, emergono come principali cause di ricovero e decesso nei piccoli mammiferi.
È importante sottolineare che l’incremento delle malattie parassitarie potrebbe essere correlato ai cambiamenti climatici e alla perdita dell’habitat naturale dei ricci, causata dall’attività umana. La mancanza di prede tradizionali potrebbe spingerli infatti a cibarsi di animali ospiti di parassiti potenzialmente letali.
Tra le patologie parassitarie, sono state frequentemente riscontrate infezioni da vermi polmonari. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per comprendere appieno l’ecologia di questi parassiti e la patogenesi delle lesioni che provocano. Al momento, sono in corso approfondite indagini istologiche e microbiologiche per valutare il ruolo degli agenti infettivi nella mortalità dei ricci e nel contribuire al declino della loro popolazione. Questi sforzi sono fondamentali per comprendere meglio le sfide che minacciano questa specie e per sviluppare strategie di conservazione mirate a garantire la sua sopravvivenza nell’ambiente sempre più incerto e minaccioso in cui vive.
Un’importante partnership
«Credo che la collaborazione tra i due centri permetterà di conoscere le cause di morte e malattia dei ricci del Piemonte al fine di poter attuare misure di profilassi adeguate – aggiunge la professoressa Capucchio -. È importante lavorare ora per evitare che questi piccoli mammiferi essenziali nell’ecosistema, possano arrivare all’estinzione con conseguenze molto gravi per l’ambiente che ci circonda. Conoscere meglio gli agenti infettivi e/o infestivi eventualmente veicolati è altrettanto essenziale per monitorare la circolazione degli agenti biologici nell’ambiente ed i potenziali rischi per le altre specie viventi in un’ottica One Health! È inoltre molto importante valutare l’impatto dell’ospedalizzazione sul microbiota intestinale e sullo sviluppo di antibiotico resistenze per capire quanto l’antropizzazione possa determinarne modifiche/insorgenze potenzialmente dannose per la salute animale e l’equilibrio dell’ecosistema».
Next step
Il prossimo passo sarà la trasformazione del Centro Ricci “La Ninna” nel primo ospedale e Centro di Ricerca totalmente dedicato ai ricci, sotto la guida del Medico Veterinario Massimo Vacchetta.
Utile precisare che il Centro Ricci “La Ninna” accoglie ogni anno un numero sempre crescente di questi adorabili mammiferi. Tra di essi ci sono quelli resi disabili a causa delle attività umane, come incidenti stradali o ferite provocate da decespugliatori e tosaerba robotizzati. Altri ricci vengono recuperati in condizioni critiche, spesso a causa delle conseguenze del cambiamento climatico, come l’impossibilità di andare in letargo o la mancanza di cibo a causa dell’uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura.
Come riconoscere un riccio in difficoltà
Un riccio che pesa indicativamente sotto i 300 grammi a ottobre, 400 grammi a novembre e 500 grammi a dicembre deve essere raccolto e portato a un centro di recupero.
Un riccio trovato a vagare di giorno è sempre da recuperare e soccorrere, poiché è un animale notturno e la sua presenza diurna potrebbe indicare un problema di salute.
I ricci trovati lungo le strade, se feriti, devono essere portati immediatamente a un centro di recupero, poiché necessitano di soccorso urgente.
Massimo Vaccheta veterinario e scrittore
Massimo Vacchetta ha condiviso la sua straordinaria esperienza nel libro best-seller internazionale “25 grammi di felicità”, tradotto in 14 lingue, e in altri tre libri: “Cuore di riccio” (Sperling & Kupfer, 2019), “Ninna, il piccolo riccio con un grande cuore” (Piemme, 2019), “Raccontami qualcosa di bello” (Sperling & Kupfer, 2021). La straordinaria storia narrata nel primo volume ha già suscitato l’interesse per una sua trasposizione in film d’animazione.
Monge sostiene il Centro Ricci “La Ninna”
Per il secondo anno consecutivo, Monge, azienda leader nel settore del pet-food in Italia ha donato al Centro Ricci “La Ninna” di Novello (Cuneo) un notevole quantitativo di crocchette, che saranno utilizzate per coprire l’intero fabbisogno annuale dei piccoli pazienti. L’azienda piemontese è stimata anche per l’impegno profuso nella ricerca cruelty-free e nella salvaguardia ambientale e della biodiversità. Spicca ad esempio per il sostegno fornito alle U.C.I.S. (Unità Cinofile Italiane da Soccorso), impegnate nell’addestramento di cani per le operazioni di soccorso in caso di calamità o emergenze. Inoltre supporta la Fondazione Meyer di Firenze, una struttura ospedaliera pediatrica che ha implementato con successo la Pet Therapy. Terapia volta a migliorare il benessere dei bambini ricoverati, attraverso l’interazione con gli animali.
«La donazione di Monge ci permette di risparmiare risorse economiche che verranno destinate al progetto del “pronto soccorso dei ricci”, che sarà parte integrante del progetto più grande che è stato appena avviato: la costruzione del primo ospedale d’Europa dedicato solo a questa specie», conclude Vacchetta.
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