NUOVA VITA AGLI HABITAT DEGRADATI CON IL PROGETTO LIFE DRYLANDS DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA
Il progetto LIFE Drylands è stato ideato e condotto dall’Università di Pavia Dipartimento Scienze della Terra e dell’Ambiente, con la direzione scientifica di Silvia Assini.
Ha l’obiettivo di ripristinare gli habitat delle zone aride a rischio e produrre, inoltre, linee guida per la loro conservazione e futura gestione.
Le zone aride non sono adatte alle attività agricole, spesso sono abbandonate oppure, se tutelate, restano fuori dai canonici percorsi di trekking.
Ora sono quasi conclusi gli interventi di ripristino dell’Habitat 6210, praterie aride, nei Parchi del Po Piemontese, del Ticino (Lombardia) e del Ticino Lago Maggiore (Piemonte). Nelle suddette aree vivono specie importanti per la biodiversità, tra cui una straordinaria fioritura di orchidee.
LIFE Drylands, un progetto per salvare habitat specifici
Il progetto mira a recuperare gli habitat degradati, sia per la perdita e la frammentazione dovute alle attività antropiche, sia per l’incuria e l’inquinamento. Qui, molte delle specie vegetali e animali sono a rischio.
Un habitat impoverito, tuttavia, rappresenta un rischio per il territorio. Difatti, questo diventa più vulnerabile di fronte agli eventi estremi, come bombe d’acqua, ondate di calore, inondazioni, diffusione di patogeni. È quindi fondamentale ripristinarlo, per evitare gravi rischi per la salute di piante, animali e anche dell’uomo.
Oltre al restauro delle brughiere nel Comune di Lenta (VC), sono riprese le attività di “restauro” delle praterie aride in diverse aree di intervento, per esempio:
- nei comuni di Isola S. Antonio (AL),
- nel Parco del Po piemontese,
- nel comune di Trecate (NO),
- nel comune di Greggio-Oldenico (VC),
- nel Parco del Ticino Lago Maggiore,
- nei comuni di Vizzola Ticino (VA) e Pontevecchio di Magenta (MI),
- nel Parco del Ticino Lombardo.
Gli interventi in corso
A Isola S. Antonio l’obiettivo è ricostruire ex-novo la prateria arida (Habitat 6210). Negli altri comuni in cui invece l’Habitat 6210 è già presente, ma degradato, si sono realizzati sfalci della componente erbacea.
Anche taglio delle specie legnose che tendevano a chiudere l’habitat e messa a dimora di specie erbacee tipiche.
Nella Baraggia di Rovasenda, invece, si stanno restaurando due aree di brughiera. Per esse è stato scelto di utilizzare la tecnica di ranghinatura. Questa è necessaria per rimuovere la vegetazione erbacea secca, in questo caso costituita dalla graminacea.