IL WWF LITORALE LAZIALE E ISDE MEDICI PER L’AMBIENTE PROVINCIA DI LATINA HANNO CHIESTO STUDI DI APPROFONDIMENTO PER GLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO RIFIUTI E DI PRODUZIONE ENERGETICA NELLA PROVINCIA DI LATINA
Regolamentare le attività degli impianti per il trattamento rifiuti e per la produzione energetica è quanto chiesto da WWF Litorale Laziale e ISDE.
Le due associazioni sono da sempre attente alle attività degli impianti di trattamento rifiuti e di produzione energetica dai rifiuti.
È ormai risaputo che la presenza di questi impianti genera problemi alla salute delle persone e all’ambiente.
La mancata regolamentazione delle aree idonee o non idonee al FER (Fonti Energetiche Rinnovabili) espone i territori a un notevole e immotivato numero di impianti.
Non risultano necessari per il territorio e sarebbe auspicabile, come si è espresso Arpa Lazio, respingerli. Anche la Regione Lazio ha annullato procedure di impianti non previsti dal Piano Regionale dei Rifiuti e dal Piano Regionale Energetico.
Le associazioni, tuttavia, esprimono la loro preoccupazione per l’alto numero di pronunce di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Numerose sono pure le pronunce di non assoggettabilità alla compatibilità ambientale, della Regione Lazio, nei confronti di richieste di ampliamento di impianti di trattamento dei rifiuti.
Impianti trattamento rifiuti: il caso Latina e provincia
La provincia di Latina sopporta il peso di un “progresso” che procura grossi danni all’ambiente e alle persone per la presenza di:
- due centrali nucleari a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra, dismesse, ma attualmente utilizzate come siti di stoccaggio delle scorie;
- impianti di trattamento dei rifiuti di vario genere, tal quali o differenziati;
- discariche, turbogas, TMB, impianti a biogas, biomasse e biometano.
Tutti questi impianti sono in mano a privati, molti con produzione di energia alla fine del processo, con quantitativi che superano di tanto il fabbisogno provinciale e regionale di energia. Essi rilasciano nell’ambiente inquinanti di vario genere, tra cui:
- sostanze chimiche del percolato che raggiungono le falde idriche e i corsi d’acqua;
- emissioni in atmosfera di gas climalteranti;
- sostanze tossiche e pericolosissime come le diossine quando “inspiegabilmente” questi impianti vengono distrutti da incendi.
Negli ultimi anni, inoltre la provincia di Latina subisce la servitù dalla provincia e della città di Roma, che stringe accordi con i privati.
In questo modo, Roma e provincia conferiscono enormi quantità di rifiuti negli impianti di Latina. Ciò è possibile a causa della mancata osservanza e attuazione del Piano dei Rifiuti della Regione Lazio, datato agosto 2020.
Il Piano fornisce indicazioni per l’identificazione degli ATO, Ambiti Territoriali Ottimali, in genere coincidenti con i territori delle province, entro i quali chiudere il ciclo dei rifiuti. L’adozione del Piano escluderebbe all’arrivo i rifiuti delle altre province, soprattutto quella romana.
Altra direttiva completamente disattesa, che dovrebbe portare a varianti urbanistiche ad hoc, è la Direttiva Seveso. Questa dovrebbe essere seguita tutte le volte che l’impianto presenta un’elevata incidenza di pericolo per la salute.
Grande attenzione andrebbe riservata anche al Piano di risanamento della qualità dell’aria del 2010. Gli impianti, infatti, incidono negativamente sulla qualità dell’aria, come rilevato dalle centraline ARPA Lazio.
Le richieste delle associazioni alle amministrazioni locali, alla provincia e alla conferenza dei sindaci
WWF Litorale Laziale e ISDE hanno chiesto specificatamente:
- la legge sulla definizione degli ATO;
- studi di approfondimento sul territorio inerenti gli impianti di trattamento rifiuti, le discariche e le Fonti Energetiche Rinnovabili (FER);
- l’applicazione del Piano dei rifiuti con azioni strategiche a livello locale, anche in relazione all’alto numero di impianti energetici da FORSU, esistenti e di progetto, non computati nel piano regionale dei rifiuti, motivo per il quale il fabbisogno si è notevolmente abbassato;
- il rispetto del Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria;
- l’applicazione della Direttiva Seveso quando necessario;
- di informare i cittadini su tutte le procedure di installazione e ampliamento degli impianti.