IL PROGETTO PULVIRUS, VOLUTO DA ENEA, ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ (ISS) E SISTEMA NAZIONALE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE (SNPA) HA ESAMINATO LE INTERAZIONI FISICO-CHIMICHE-BIOLOGICHE FRA POLVERI ATMOSFERICHE E VIRUS SARS-COV-2
Molto spesso ci siamo chiesti se durante il lockdown sono cambiate le emissioni, le concentrazioni di inquinanti atmosferici e di gas a effetto serra. E anche se c’è stata una associazione tra particolato atmosferico e bioaerosol attraverso il quale si è diffuso il virus SARS-CoV-2.
A questi interrogativi ha cercato di dare risposte il “Project Pulvirus”, nato nella primavera del 2020, in piena crisi pandemica. Pulvirus, generato dall’alleanza fra ENEA, Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), si è articolato in sei obiettivi.
La finalità è stata quella di approfondire il discusso legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia.
Le interazioni fra polveri atmosferiche e virus
Fin dagli inizi della pandemia, una questione molto controversa ha suscitato un acceso dibattito nella comunità scientifica. È stata, infatti, seriamente considerata la possibilità che il particolato atmosferico potesse agire da carrier in fase aereodispersa, ossia trasportare il virus SARS-CoV-2 in atmosfera.
I ricercatori ENEA hanno provato a dare alcune risposte, sfruttando il supercalcolatore CRESCO 6 per disegnare modelli molecolari e testare le loro interazioni. La strategia adottata in Pulvirus è consistita nella realizzazione di una possibile interfaccia PM-virus, a partire da modelli semplificati di PM2.5 e SARS-CoV-2.
Ciò non ha escluso il ruolo del PM (acronimo del termine inglese “Particulate Matter”, cioè materiale particolato) come carrier. Questo esperimento numerico non conferma, tuttavia, l’esistenza di un legame stabile per tutta la durata dei processi di dispersione e trasformazione del PM in atmosfera. Non conferma nemmeno se lo stesso virus rimane vivo e attivo.
Emissioni inquinanti, i dati dell’Osservatorio climatico di Lampedusa
Per ottenere un quadro il più approfondito possibile, ENEA ha messo a disposizione i dati del suo Osservatorio climatico di Lampedusa. Questo, per caratteristiche geografiche, è un sito rappresentativo delle condizioni del Mediterraneo centrale. È emerso che l’aumento delle emissioni di inquinanti atmosferici annuali non ha subito variazioni evidenti rispetto al periodo precedente al lockdown.