È l’unico pulcino di avvoltoio reale indiano, al mondo, nato in una struttura zoologica.
Chi è l’avvoltoio reale indiano nato in uno zoo?
Si chiama Kanha, il nome è un omaggio a un’area protetta indiana. È l’unico pulcino di avvoltoio reale indiano, al mondo, nato in una struttura zoologica.
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Kanha è nato il primo aprile in un nido del Parco Natura Viva, di Bussolengo, in provincia di Verona.
Il prezioso uovo è stato lasciato alle cure totali dei due genitori che ora stanno allevando il pulcino in maniera autonoma.
L’avvoltoio reale indiano è una specie che ha subito un tracollo del 90% degli esemplari negli ultimi dieci anni proprio a causa dell’uomo.
A soli 22 giorni di vita, è già sotto l’occhio vigile dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
Covid-19, parco chiuso, incubatrice spenta
A causa della pandemia da Covid-19, il Parco Natura Viva ha dovuto contenere i costi e ridurre il personale al lavoro. Pertanto, l’incubatrice è rimasta chiusa negli armadi dell’ambulatorio veterinario dello zoo.
Nonostante le avversità, il Parco Natura Viva di Bussolengo è ancora l’unica struttura al mondo a riprodurre una specie “criticamente minacciata” di estinzione.
Il parco faunistico situato non lontano dal lago di Garda, ospita molte specie a rischio. Dopo le cure necessarie i veterinari rimettono in libertà gli animali nei loro habitat naturali.
Gli animali tornano nei loro habitat naturali
Kanha, come altri esemplari in passato, è candidato a tornare a popolare nel suo caso i cieli dell’Asia. Ricordiamo un cucciolo di panda rosso nato a giugno 2014. Dal 2012 il Parco Natura Viva ospita due coppie riproduttive di questa specie. Un caso unico in Italia e piuttosto raro anche a livello internazionale.
A febbraio del 2015 è nato piccolo Kaziranga, era l’unico pulcino di avvoltoio reale indiano presente in Europa.
Ad aprile del 2019 nello zoo è nato gipeto di nome Stelvio. Questo, a luglio dello stesso anno, è stato poi accompagnato in Sierra di Cazorla, in Spagna, dove è stato reintrodotto in natura.
Progetto di mappatura genetica degli animali ospiti
«Per tutti i nostri avvoltoi reali indiani – spiega Camillo Sandri, veterinario e direttore tecnico del Parco Natura Viva – è in corso un progetto di mappatura genetica che stiamo svolgendo in collaborazione con il team del prof. Mauro Delogu dell’Università di Bologna e l’ISPRA. L’obiettivo è verificare la diversità genetica e decidere quali, tra i tredici esemplari che ormai ospitiamo, siano gli individui da poter riportare in natura».
L’antinfiammatorio diclofenac mortale per l’avvoltoio reale indiano
Dall’India al Vietnam passando per la Tailandia questa specie è necessaria per ripulire gli ecosistemi da carcasse e potenziali malattie. Purtroppo a causa dell’uomo, l’avvoltoio reale indiano ha subito un crollo repentino senza precedenti.
E tra gli imputati principali c’è il diclofenac, un banale antinfiammatorio con il quale era trattato il bestiame d’allevamento. Questo è stato letale per gli avvoltoi che si nutrivano di quella carne. Intere popolazioni di questa specie sono scomparse a causa di quel medicinale.
Da essere centinaia di migliaia pochi decenni fa, gli esemplari a volare liberi oggi in Asia sono meno di novemila.
E non meno minacciose per la sopravvivenza di questi sono la scarsità di ungulati, la sottrazione dell’habitat da parte dell’agricoltura intensiva e la persecuzione diretta.
Garantire la sopravvivenza della specie
«Kanha – spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico e CEO del Parco Natura Viva – viene accudito da mamma e papà intenti a portargli il cibo, tenere il nido pulito e a scaldarlo molto, poiché non è ancora in grado di termoregolarsi».
Per Chris Bowden, membro dello IUCN Vulture Specialist Group, «riprodurre una popolazione in ambiente controllato è fondamentale per garantire la sopravvivenza della specie. Questo inoltre, è l’unico programma al mondo di riproduzione per questa specie criticamente minacciata in natura, che conta la presenza di pochissimi individui nel proprio habitat e ancora meno nei giardini zoologici o centri di recupero nel mondo». Si tratta dunque di un successo mondiale tutto italiano.