giovedì, Gennaio 16, 2025

Puglia: fonti fossili VS fonti rinnovabili

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LE FONTI INQUINANTI RESPONSABILI DELL’EFFETTO SERRA E CLIMALTERANTI CONTINUANO A RICEVERE UNA MONTAGNA DI SUSSIDI

Bisogna invertire la rotta e puntare sulle fonti rinnovabili

fonti rinnovabili
Presentazione No Oil Puglia a Taranto

«Nel 2018 i sussidi alle fonti fossili sono stati pari a 18,8miliardi di euro, ma le fonti rinnovabili sono competitive e possono sostituirle in tanti usi». Lo afferma Legambiente, nel dossier presentato a Taranto nei giorni scorsi.

«Fermare le nuove ricerche di petrolio e gas, promuovere l’efficienza e le rinnovabili nella produzione elettrica, nell’industria, nei trasporti e nell’edilizia: questa è la soluzione per liberare la Puglia e il Paese dalla dittatura delle fossili».

In Puglia le fonti fossili coprono l’84,4% dei consumi totali regionali contro il 15,6% da fonti rinnovabili.

Nel mari Ionio e Adriatico le istanze di prospezione coprono un’area pari a 20.235 kmq, di poco inferiore a quella di tutta la regione Emilia Romagna, mentre la concessione di petrolio attiva della piattaforma Aquila, di proprietà di ENI, ha un’estensione di 556 kmq.

Tutto ciò, nonostante gli Accordi sul clima”, di Parigi (COP 21) e i diversi impegni internazionali per contrastare i cambiamenti climatici.

Il governo italiano persevera nell’incentivare l’uso dei combustibili fossili

È vero, pure, che c’è una costante crescita delle fonti rinnovabili ma troppo lenta – afferma Legambiente in un comunicato – per il raggiungimento dell’obiettivo emissioni nette zero entro il 2040. Oggi, infatti, le rinnovabili coprono solo il 18% dei consumi totali nazionali e il 35,1% di quelli elettrici.

«Sono poche e timide le azioni per attivare in maniera concreta il processo di decarbonizzazione e a dimostracelo sono i numeri che mettono chiaramente in evidenza come le fonti fossili, petrolio e gas, siano ancora al centro del sistema energetico»

Il dossier è stato presentato a Taranto nel corso della conferenza stampa “Petrolio, bonifiche e qualità delle acque: lo stato di salute del mare di Taranto”, organizzata nella “Città dei due mari” a bordo di Goletta Verde.

In Puglia le fonti fossili coprono l’84,4% dei consumi totali regionali (fonte SIMERI – Sistema Italiano per il Monitoraggio delle Energie Rinnovabili, di GSE, anno 2016) contro il 15,6% da fonti rinnovabili.

La produzione di petrolio, nel 2018, è stata pari a 87.136 tonnellate, l’1,9% della produzione nazionale, mentre quella di gas è stata di 98,3 milioni di Smc (Standard Metri Cubi), pari a circa l’1,8% della produzione nazionale. Stando agli attuali consumi, questa coprirebbe solamente lo 0,1% del fabbisogno nazionale.

fonti rinnovabili«Numeri certamente poco incidenti ma che nei territori e nei mari interessati dai progetti di trivellazione portano a rischi ambientali importanti», affermano gli ambientalisti. «Un futuro 100% rinnovabile rimarrà complesso e difficile se il nuovo governo non si impegnerà con urgenza a eliminare tutti i vantaggi di cui godono nel nostro Paese le compagnie petrolifere».

Dal 2010 al 2018 – è scritto nella nota – le concessioni produttive di greggio in Puglia hanno estratto in totale circa 1,1milioni di tonnellate di greggio di cui 303mila, pari al 28,1%, sono risultate esenti dal pagamento delle royalties (le soglie di esenzione sul petrolio sono: 50mila tonnellate per le concessioni in mare e 20mila tonnellate per quelle a terra). Sempre per lo stesso periodo, le concessioni produttive di gas hanno estratto in totale 2.205milioni di Smc, di cui 640, pari al 29%, sono risultati esenti dal pagamento delle royalties (le soglie di esenzione sul gas sono: 25milioni per le concessioni a terra e 80milioni per quelle a mare).

In questi anni, la percentuale di esenzione non è mai scesa al di sotto del 20,7% dal 2012, con il massimo raggiunto nel 2017 in cui il 63% del gas estratto è stato esente dal pagamento delle royalties.

«L’assurdo paradosso, però – afferma Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente -, è che queste fonti inquinanti responsabili dell’effetto serra e climalteranti continuano a ricevere una montagna di sussidi, anche oggi che le rinnovabili sono competitive e potrebbero sostituirle in tanti usi».

Inoltre, mancano anche politiche per l’efficienza e le rinnovabili e per la mobilità sostenibile, continua Ciafani.

«Basti pensare agli oltre 18miliardi di euro che l’Italia regala ogni anno al settore Oil&Gas attraverso sussidi diretti e indiretti e al fatto che in molte regioni manchi, ad esempio, un piano per lo sviluppo di queste nuove tecnologie, con obiettivi chiari e ambiziosi nell’interesse dei territori e dell’intero Paese».

Legambiente, quindi, ha lanciato una petizione sull’autoproduzione da rinnovabili, proprio per chiedere al governo di accelerare i passi verso l’approvazione della “Direttiva Europea” che introduce e consente ai cittadini di avere un ruolo da protagonista nel sistema energetico.

Ma intanto, sul mare pugliese continua a gravare la minaccia petrolifera. Nel Golfo di Taranto pende un permesso di prospezione della Spectrum Geo Limited che riguarda un’area complessiva di 4.025 kmq, sospeso dal 13 febbraio 2019 fino all’adozione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) per un periodo non superiore a 24 mesi, come previsto dal “Decreto semplificazioni” approvato lo scorso inverno.

Anche l’Adriatico meridionale è coinvolto da un’istanza di prospezione, in questo caso di 16.210 kmq, presentata dalla Schlumberger Italiana. In questo tratto di mare pugliese è attiva la concessione di estrazione di petrolio dalla piattaforma Aquila di proprietà di ENI con un’estensione di 556 kmq.

«Serve invertire la rotta», spiega il presidente di Legambiente Puglia Francesco Tarantini, «spingendo sullo sviluppo dell’efficienza e delle rinnovabili nella produzione elettrica, nell’efficientamento energetico degli edifici, nelle politiche di mobilità sostenibile che spostino sempre più persone e merci sul trasporto sul ferro, lavorando soprattutto nelle principali città pugliesi, dove si devono approvare e mettere in pratica i Piani urbani sulla mobilità sostenibile».

Numero verde ONA

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