IL SUPPORTO DELLA PSICOLOGIA PUÒ ALLEVIARE LA SOFFERENZA DELL’ANIMA E DELLA PSICHE DI CHI È AFFETTO DA MESOTELIOMA PLEURICO MALIGNO (MPM)
Quando la psicologia scende in campo
Psicologia. L’amianto è un pericoloso cancerogeno che causa diverse patologie quali: la pneumoconiosi, l’asbestosi, la silicosi, le placche pleuriche e il tumore polmonare.
Alcune di esse sono purtroppo letali, basti pensare all’infausto mesotelioma, una forma rara di cancro che si scatena a seguito dell’inalazione di fibre di amianto.
La malattia porta alla formazione di corpi ferrosi ossidati nei polmoni, che, sebbene riconosciuti dai macrofagi, non vengono inglobati. Ciò provoca un’iperplasia reattiva dei macrofagi multinucleati, che a sua volta può portare a mutazioni delle cellule mesoteliali e allo sviluppo di cellule cancerose.
Nonostante i progressi della medicina, ancora oggi nessuna cura è riuscita a sconfiggere questo tipo di cancro.
I tassi medi di sopravvivenza globale variano tra 4 e 18 mesi, con solo circa il 7% dei pazienti ancora in vita a cinque anni dalla diagnosi. Neanche a dirlo, gli effetti sulla psiche dei pazienti e dei loro familiari è devastante. Spesso, si sperimenta una fase di negazione iniziale e l’intero percorso appare insostenibile.
Da qui la necessità di intervenire prontamente attraverso un supporto psicologico mirato.
Impatto psicologico: studi a confronto
La correlazione tra il cancro e la salute mentale è stata oggetto di numerose ricerche.
Uno studio condotto dalla British Lung Foundation (BLF) ha evidenziato che i pazienti con MPM sperimentano una serie di disturbi di natura psicologica, definiti “comportamento di malattia”.
Tra i principali: febbre, perdita di appetito, depressione (nel 52% dei pazienti), ansia (nel 67% dei pazienti), difficoltà decisionali, scarsa concentrazione e aumentata sensibilità al dolore.
Altri sintomi comuni includono paura (51%) e alienazione (41%).
Altri studi effettuati a Casale Monferrato hanno rilevato ulteriori impatti psicologici.
Tra questi, il disinvestimento nella vita sociale e affettiva, somatizzazioni, profonda sensazione di scoraggiamento e demoralizzazione, sensazioni di colpa, fallimento, isolamento, impotenza, vergogna e rabbia. In particolare, la rabbia è associata al dilemma “morire di fame o morire di lavoro?”. Del resto, molto spesso i lavoratori si sono trovati e si trovano tuttora davanti all’amletico dubbio, senza per altro avere alternative effettive.
Altri studi interessanti sulla psicologia
Una ricerca condotta da Arber e Spencer (2012) ha evidenziato che l’incertezza del futuro e la perdita di controllo nella gestione della malattia sono reazioni comuni alla comunicazione della diagnosi di MPM.
Una meta-analisi di Barak et al. (1998) ha valutato dodici lavoratori con patologie asbesto-correlate dopo la perdita di quattro colleghi a causa del mesotelioma. Il 50% di loro ha mostrato sintomi di Disturbo Traumatico da Stress (PTSD), caratterizzati da ritiro sociale, re-experiencing (rivivere continuamente l’evento traumatico) e ipervigilanza.
Il programma APEXS in Francia (2003-2005) ha valutato l’esposizione lavorativa all’amianto. I partecipanti con effettiva esposizione hanno manifestato elevati livelli di distress (stato avversivo in cui una persona non è in grado di adattarsi completamente ai fattori stressogeni), indipendentemente dalla loro consapevolezza dell’esposizione.
Dooley et al. (2010) hanno esaminato le ricadute psicologiche del MPM, riscontrando elevati livelli di PTSD, depressione, ansia e tendenza al ritiro sociale. Sono emerse anche in questo caso manifestazioni di re-experiencing e ipervigilanza.
Weinert et al. (2011) hanno studiato pazienti esposti all’amianto in una comunità rurale negli Stati Uniti. Si sono riscontrati alti livelli di depressione e distress psicologico, con una maggiore accettazione della malattia nelle donne, sebbene rimanga difficile accettarne la cronicità.
Una spada di Damocle che pende su caregiver e familiari
Come accennato, la diagnosi di MPM ha un impatto emotivo non solo sui diretti interessati, ma anche sui familiari e caregiver (assistente familiare o assistente alla persona). Queste due ultime categorie devono letteralmente stravolgere ogni abitudine, sia lavorativa sia domestica, sia sociale, per concentrarsi sulle sopraggiunte esigenze.
Di conseguenza, è necessario che anch’esse dispongano di un adeguato supporto psicologico da parte dell’équipe curante.
Quanto alla scelta della terapia, essa viene definita in base alle esigenze specifiche del paziente e può coinvolgere diverse modalità terapeutiche.
Psicologia e terapie mirate: CBT e DBT
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS, è necessario focalizzarsi su interventi mirati, come la terapia cognitivo-comportamentale e il supporto psico-oncologico, al fine di migliorare la qualità della vita dei pazienti.
In particolare, la psicoterapia di gruppo può offrire ai pazienti un contesto dove elaborare le complesse sfaccettature del dolore e della rabbia, connesse alla diagnosi infausta.
I pazienti affetti da mesotelioma possono beneficiare di Terapie Cognitive Comportamentali (CBT) e Terapie Comportamentali Dialettiche (DBT) per affrontare le sfide della salute mentale. La CBT mira a identificare e modificare schemi di pensiero disfunzionali, mentre la DBT promuove la consapevolezza attraverso tecniche come l’esercizio di respirazione.
Psicologia: l’approccio terapeutico multifamiliare
Per fornire un supporto concreto e mirato, è stato altresì sviluppato un programma pilota (basato sul modello di psicoanalisi multifamiliare proposto da Jorge Garcìa Badaracco), adattato al contesto oncologico.
Questo intervento, rivolto ai pazienti affetti da MPM, ai caregiver, agli operatori sanitari e ai familiari, consiste nella condivisione delle emozioni legate alla malattia, al fine di elaborarle in modo costruttivo.
Tutte le sensazioni che affiorano vengono dunque affrontate di petto, con consapevolezza e in assenza di giudizio. Poi si lavora sulla “narrazione”, elemento fondamentale per trasformare e annullare ogni visione “vittimista”.
Mantenere uno stile di vita sano aiuta
Oltre alla psicoterapia, gli esperti sottolineano come sia vitale prepararsi mentalmente ad affrontare la sfida.
A seguire qualche piccolo suggerimento.
Non perdere di vista i piaceri della vita
Anche se alcuni trattamenti farmacologici possono causare inappetenza, tra una terapia e l’altra è importante concedersi piccoli piaceri, come gustare cibi che si amano particolarmente.
Comunicazione empatica
Le persone che gravitano attorno ai malati, nel tentativo di offrire un certo supporto morale, spesso non riescono a trovare le parole giuste e magari fanno più danni che altro.
Fattore che può destabilizzare o imbarazzare in primis proprio chi sta soffrendo. Gli psicologi consigliano ai pazienti di essere onesti riguardo ai propri sentimenti e di comunicare apertamente ciò che li fa sentire disagio durante le conversazioni.
Ascoltare il proprio organismo
Tenere la mente occupata è sicuramente un buon modo per non lasciarsi travolgere dai pensieri ossessivi legati alla malattia. È altrettanto importante, tuttavia, concedersi delle pause di silenzio o di riposo. Ascoltare i segnali dell’organismo è fondamentale per restare in equilibrio e centrati.
Alimentazione e attività fisica
Una sana alimentazione, priva di grassi saturi e alimenti dannosi come zuccheri raffinati ecc. disintossica l’organismo dalle tossine aiuta a stare meglio. Sì, dunque, a una dieta equilibrata, ricca di alimenti integrali.
In aggiunta, dedicarsi regolarmente all’attività fisica (senza strafare) può contribuire in modo significativo a ridurre i sintomi depressivi.
L’esercizio fisico, attraverso il rilascio di endorfine, dimostra di essere infatti efficace nel migliorare l’umore.
Psicologia e approccio olistico alla guarigione
Metodi alternativi come massaggi, riflessologia, agopuntura e journaling (ossia scrivere un diario personale) hanno dimostrato di ridurre i sintomi della depressione. Queste opzioni olistiche, già utilizzate per alleviare il dolore nei pazienti affetti da mesotelioma, possono essere sfruttate per ridurre lo stress e migliorare l’umore, contribuendo a una visione globale della salute del paziente.
Approccio farmacologico
L’uso di farmaci può essere essenziale nel controllo dei sintomi psicologici associati al mesotelioma pleurico maligno. Gli antidepressivi, sono spesso prescritti. Alcuni farmaci possono anche alleviare gli effetti collaterali della chemioterapia, contribuendo così a migliorare la qualità della vita.
Questi farmaci agiscono modificando i livelli di sostanze chimiche nel cervello, spesso migliorando l’umore e riducendo l’ansia. Il dosaggio e il tipo di farmaco saranno attentamente monitorati dal medico curante per garantire una risposta ottimale.
Gestione del dolore e processo di elaborazione del lutto
La prognosi spesso sfavorevole del mesotelioma può portare a dolore e lutto. È importante riconoscere e affrontare questo processo emotivo, che può passare attraverso diverse fasi, compresa l’accettazione. L’accesso a risorse come forum online, gruppi di supporto e consulenza può facilitare il processo di elaborazione del lutto.
Sostegno finanziario e supporto legale per la salute mentale
Il carico finanziario associato alle spese mediche può contribuire allo stress emotivo dei pazienti. Il risarcimento da parte delle aziende responsabili dell’esposizione all’amianto può alleviare tale pressione finanziaria, contribuendo così a migliorare l’umore e la qualità della vita.
ONA a fianco dei malati
L’Osservatorio Nazionale Amianto, fornisce una consulenza legale ai malati di patologie asbesto-correlate e ai loro familiari.