Presentato l’ultimo Rapporto ISPRA sui “Pesticidi nelle Acque”. La relazione presenta i risultati relativi al biennio 2015-2016 redatta sulla base dei dati raccolti dalle Regioni e dalle Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente.
Monitorare tutte le sostanze inquinanti per l’ambiente
Tra gli obiettivi della ricerca c’è anche quello di studiare eventuali effetti negativi che in futuro possono essere esaminati per migliorare l’efficacia delle autorizzazioni.
Al momento sono quasi 400 le sostanze ricercate in Italia ma l’istituto ritiene necessario incrementare il monitoraggio di nuove sostanze, a seconda della regione.
Nel biennio 2015-2016 sono stati analizzati in Italia 35.353 campioni di acque superficiali e sotterranee, per un totale di quasi 2milioni di misure analitiche. In totale sono state rilevate 259 sostanze (erano 224 nel 2014). Consulta la sintesi regionale delle indagini.
I pesticidi comuni
Nel 2016, in particolare, sono stati trovati pesticidi nel 67% dei 1.554 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 33,5% dei 3.129 punti delle acque sotterranee, con valori superiori agli SQA nel 23,9% delle acque superficiali e nel 8,3% delle acque sotterranee.
In particolare, sono gli erbicidi le sostanze osservate con maggiore frequenza, soprattutto per le modalità e il periodo di utilizzo che ne facilita la trasferimento nelle acque; a seguire, in maniera considerevole, fungicidi e insetticidi.
Il diserbante che presenta il maggior numero di superamenti è il glifosate, insieme con l’AMPA, il suo metabolita. Entrambi sono ricercati in cinque regioni (nel biennio precedente erano monitorati solo in Lombardia).
Nel 2016, infatti, entrambe le sostanze risultano superiori agli standard di qualità ambientale per le acque (SQA) previsti dalla norma rispettivamente nel 24,5% e nel 47,8% dei siti monitorati per le acque superficiali.
Il metolaclor e il quinclorac
Da sottolineare anche la presenza di altri erbicidi, come nel caso del metolaclor, che supera i limiti nel 7,7% dei punti di monitoraggio e del suo metabolita metolaclor-esa, che tuttavia è ricercato solo in Friuli Venezia Giulia e che supera i limiti nel 16% dei siti, nonché del quinclorac, superiore ai limiti nel 10,2% dei casi. In virtù di questi valori, si rende opportuno, specifica l’ISPRA, estendere in maniera uniforme il monitoraggio anche in altre regioni.
Infatti, le sostanze responsabili della maggior parte dei superamenti normativi – come il glifosate e l’AMPA, l’ATRAZINA-desetildesisopropil o il metolachlor ESA, per citare alcuni esempi – non sono ricercate omogeneamente sul territorio nazionale, nonostante un notevole incremento dell’attività di monitoraggio e l’evoluzione dei metodi analitici.
La pianura padano-veneta concentrato di pesticidi
Nelle acque sotterranee, 260 punti (l’8,3% del totale) hanno concentrazioni di erbicidi superiori ai limiti. La maggiore presenza di pesticidi si riscontra nella pianura padano-veneta, dove si concentra più del 50% dei punti di monitoraggio del Paese, mentre la situazione nel resto della rete nazionale resta ancora abbastanza disomogenea.
Nelle aree dove è stata riscontrata una forte presenza di pesticidi, il monitoraggio è stato ottimizzato aumentando i punti di prelievo e il numero di sostanze analizzate; e sono state migliorate le prestazioni analitiche.
La punta massima di vendita di prodotti fitosanitari
E’ avuta nel 2002, con 150mila tonnellate; cui è seguito un decennio di diminuzione, ma nel 2015 c’è stata un’altra impennata nelle vendite che sono state pari a 136.055 tonnellate.
Rilevante, invece, nel periodo di riferimento, il calo delle vendite dei prodotti tossici e molto tossici. La media nazionale delle vendite riferite alla Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è pari a 4,6 kg/ha.
Tuttavia, alla diminuzione delle vendite non corrisponde un’analoga diminuzione della frequenza di pesticidi nelle acque, ciò dovuto alla persistenza delle sostanze e nella risposta nell’insieme molto lenta dell’ambiente, in particolare nelle acque sotterranee.
Nel periodo 2003-2016, oltre al numero delle sostanze trovate sono aumentati anche i punti interessati dalla presenza di pesticidi, che sono cresciuti di circa il 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee. I fitosanitari sono ricercati e molto spesso trovati in prevalenza in corpi idrici a rischio per le diffuse pressioni agricole.
I risultati della ricerca dell’ISPRA
“I dati presentati oggi da ISPRA sul monitoraggio della presenza di pesticidi nelle acque superficiali e sotterranee confermano – dichiara il WWF – l’elevato impatto dei pesticidi sugli ecosistemi acquatici, una delle principali minacce per la biodiversità e la salute umana”.
Per l’associazione ambientalista, che da qualche tempo denuncia questa situazione, il dossier redatto dall’ISPRA conferma il sostanziale fallimento del PAN Pesticidi (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei fitofarmaci) in scadenza nel febbraio 2019 e attualmente in corso di revisione.
In particolare il WWF rimarca che le linee guida del PAN predisposte dai tre ministeri (Mipaaf, Mattm, Sanità) per ridurre l’impatto dei pesticidi nelle acque e nelle aree naturali protette e siti Natura 2000, non sono applicate in maniera sistematica.