È GIUNTO ALLA SESTA EDIZIONE ITALIANA IL PREMIO TERRE DE FEMMES 2022 DELLA FONDAZIONE FRANCESE YVES ROCHER. IL RICONOSCIMENTO È VOLTO A PREMIARE TUTTE QUELLE IMPRENDITRICI ATTIVISTE CHE, CON LAVORO E IMPEGNO, CONTRIBUISCONO A TUTELARE LA NATURA. DAI MARI ALLE FORESTE, PASSANDO PER IL RICICLO E RIUSO DEI RIFIUTI CREATIVO E SOSTENIBILE
Il programma Terre de Femmes e la sua mission
Il programma internazionale Terre de Femmes esiste già da ventun’anni e vanta la partecipazione di ben cinquanta Paesi, tra cui, l’Italia.
Il premio ha lo scopo di supportare finanziariamente le imprenditrici di tutto il mondo, impegnate in prima linea per portare un concreto miglioramento in campo etico, ambientale e sociale.
Cioè tutte quelle attiviste, dotate di intraprendenza e coraggio, che con le loro idee e il supporto della comunità, fanno la differenza per proteggere il nostro mondo e la natura.
Perciò, dunque, la fondazione Terre de Femmes insieme con una giuria pluriqualificata, ha stanziato oltre 2milioni di euro, da erogare periodicamente tramite la partecipazione al concorso internazionale.
Le donne che propongono l’idea di maggior valore ambientale, di forte rilevanza sociale e di maggior qualità, vincono un concreto sostegno economico per portare avanti i loro progetti, ricevendo, inoltre, molta più visibilità e circolazione del nome e della mission.
Fino ad ora la fondazione ha premiato quasi cinquecento donne e in Italia il premio ha visto sei edizioni, con tre vincitrici all’anno.
Le vincitrici italiane del Premio Terre de Femmes 2022
Primo premio alla biologa marina Sofia Bonicalza
La biologa marina Sofia Bonicalza ha ricevuto il primo premio di 10mila euro, con il progetto “Care4Seals” insieme al Gruppo Foca Monaca.
Sofia, già dal 2019 impegnata a studiare le specie marine nel Mediterraneo, ha avuto l’idea di approfondire lo studio della foca monaca quando, appunto quell’anno, si imbatté in un raro esemplare durante una missione.
La foca monaca è tra le specie più rare al mondo nei nostri mari, dove il mammifero è sempre stato presente, finché poi non è stato considerato addirittura estinto.
Ma dopo quell’incontro, Sofia ha pensato di studiarne e monitorarne la presenza, attraverso l’uso di un sistema innovativo.
Ha utilizzato l’eDNA, ottenuto dall’incrocio tra il DNA di foca monaca e il DNA ambientale, cioè quello rinvenuto dai prelievi dell’ambiente marino oggetto di analisi.
Questo metodo permette, in sostanza, di capire se, in quel determinato ambiente, vivano o meno esemplari di foca monaca. Il progetto, inoltre, serve anche per ottenere e diffondere un maggior numero di dati precisi in merito, visto che, ad oggi, l’Italia è carente nel settore.
La somma vinta da Sofia, quindi, servirà per incrementare le attività di monitoraggio nei mari di nord Sardegna, Toscana, Puglia e Calabria e per sostenere i costi di laboratorio per studiare l’eDNA.
Secondo premio a Ivana Appolloni, direttrice dell’associazione Gomitolorosa Onlus
Ivana Appolloni, direttrice dell’associazione Gomitolorosa Onlus, ha vinto il secondo premio di 5mila euro, con il progetto “Il Filo Che Unisce”.
Gomitolorosa Onlus nasce come associazione di grande valore ambientale e sociale, la cui mission risiede nel riciclo e nel sapiente riuso della lana di scarto (lana sucida, cioè appena tagliata e sporca).
Questa lana, inutilizzabile in industria tessile, finisce in discarica perché considerata rifiuto speciale secondo la vigente normativa UE.
Gli allevatori, però, per poter produrre in regola, devono sostenere elevati costi di smaltimento. Il Filo Che Unisce, allora, ha pensato di recuperare e reimpiegare questa lana, destinandola alla lanaterapia nei reparti degli ospedali, specie oncologici.
Il lavoro a maglia, infatti, ha degli effetti benefici su corpo e mente e aiuta i pazienti a recuperare calma in situazioni di stress, favorendo il rilascio di endorfine e il rilassamento muscolare.
Per realizzare questo progetto, Gomitolorosa si avvale dell’aiuto dell’Agenzia Lane d’Italia e del Lanificio F.lli Piacenza, al fine di facilitare la lavorazione degli scarti, la loro trasformazione in gomitoli certificati e la relativa distribuzione ai fini della lanaterapia.
Ivana, dunque, ha calcolato che con il premio vinto, potrà aumentare il recupero annuo della lana sucida, fino a cinquecento chili, pari a 3mila gomitoli certificati, da poter distribuire alle ASL bisognose.
Terzo premio alla biologa Emanuela Evangelista
Il terzo premio, pari a 3mila euro, l’ha vinto la biologa Emanuela Evangelista, per il progetto “Protezione della Foresta Amazzonica: Parco Nazionale dello Jauaperi”.
Sin dal 2004, Evangelista si dedica della tutela di una regione remota della foresta tropicale, sita nel cuore dell’Amazzonia Brasiliana.
L’Amazzonia ospita il 40% delle foreste pluviali tropicali ancora esistenti sulla Terra (infatti è il polmone verde più grande del pianeta, nonché l’unico praticamente rimasto). Registra il più alto tasso di biodiversità al mondo.
La progressiva distruzione della foresta amazzonica comporterà danni incalcolabili all’ambiente e all’uomo, specialmente a quelle popolazioni che vi abitano.
Emanuela, quindi, insieme ad Amazzonia Onlus, ha creato un vero e proprio parco protetto, il Parco Nazionale dello Jauaperi , impegnandosi a proteggerlo, a migliorare la qualità di vita degli indigeni, a combattere la povertà e a tutelare l’identità culturale dei popoli nativi.
Così millecinquecento indios vedono garantito il loro diritto di residenza nella zona, contribuiscono a proteggere il territorio nel rispetto identitario e culturale e ricevono, contestualmente, supporto sanitario, economico, educazione e formazione professionale.
Con i 3mila euro vinti, Emanuela e Amazonia Onlus provvederanno a creare un piano di gestione del parco, garantendo più pattugliamento fluviale, droni per il controllo degli incendi e favorire l’eco-turismo come alternativa al bracconaggio che dilaga in quelle aree.
La giuria italiana del premio Terre de Femmes
Per valutare e decidere le vincitrici, si è riunito lo scorso novembre a Milano, un team qualificatissimo di esperti. La competizione era altissima, così come la qualità delle idee presentate, per cui la decisione ha richiesto un vaglio molto approfondito.
La giuria era composta dall’ambientalista, conduttrice televisiva e scrittrice Tessa Gelisio, nota anche per il suo blog tematico ecocentrica, Giulia Detomati, CEO di Invento Innovation Lab, società che offre consulenze aziendali a chi vuole avviare attività ad alto valore ambientale, specialmente nel settore agroalimentare, economia circolare e turismo sostenibile.
E ancora, Martin Kater, Professore Ordinario della cattedra di Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano Statale, nonché direttore del giardino botanico di Brera. Serena Fiorletta, responsabile della comunicazione di AIDOS (Associazione Italiana Donne Per Lo Sviluppo), Stefano Corsi, professore e ricercatore della Facoltà di Scienze Agrarie dell’UNIMI, Gelsomina Fico, professore ordinario del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’UNIMI e l’agronomo Giovanni Sala, vice-presidente di Green City Italia.
Le tre vincitrici di quest’anno hanno spiccato per particolare determinazione e attivismo in ambiti assolutamente differenti tra loro, ma ugualmente meritevoli quanto allo scopo promosso e al fine da raggiungere.
La Fondazione Ives Rocher
La Fondazione Yves Rocher, che patrocina il programma Terre de Femmes, è “in continuo movimento” e persegue i suoi fini di tutela ambientale attraverso una serie di progetti dedicati.
Ad esempio Plant For Life, progetto che esiste già dal 2007 e grazie al quale la fondazione ha già piantato 100milioni di alberi nel mondo, per contrastare la desertificazione.
Ives Roches stima che entro il 2025 riuscirà a piantarne 135milioni, col supporto dei trentacinque Paesi coinvolti e delle quarantotto ONG.
Anche l’Italia ha partecipato all’iniziativa, tramite il progetto AGRIBIOSA, favorendo la piantumazione di 24.250 alberi in cinque regioni.
In fine, vale la pena di ricordare il Festival della Fotografia, patrocinato da Ives Rocher e Visa pour l’Image Perpignan, che si tiene ogni estate per le strade di La Gacilly, sede della fondazione.
L’iniziativa serve per incoraggiare i fotografi professionisti di tutto il mondo a immortalare e far luce sui problemi di natura ambientale. Anche in questo caso, il progetto fotografico più incisivo, riceve un premio in denaro.