UNA MOSTRA FATTA DI OGGETTI RECUPERATI NEL DELTA DEL PO RACCONTA SETTANT’ANNI DI PLASTICA DISPERSA NELL’AMBIENTE.
UN WEEKEND A ROVIGO, CHE RITORNA SULLA STORIA DELL’USA-E-GETTA IN ITALIA E SUL PESO CHE CONTINUA A GRAVARE SU FIUMI, MARI E BIODIVERSITÀ: L’INIZIATIVA È PARTE DELLA SETTIMANA EUROPEA PER LA RIDUZIONE DEI RIFIUTI E NASCE DALL’IMPEGNO DI PLASTIC FREE, REALTÀ NAZIONALE CHE COINVOLGE MIGLIAIA DI VOLONTARI.
Plastic FreeStory: la mostra di Plastic Free a Rovigo
Nei giorni scorsi, a Rovigo ha aperto al pubblico Plastic FreeStory, la mostra allestita nella suggestiva cornice della Pescheria Nuova e promossa da Plastic Free nell’ambito della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (S.E.R.R.).
A prima vista sembra un’esposizione vintage: confezioni anni ’60, flaconi anni ’70, involucri di merendine anni ’80. Ma nulla è stato trovato nei mercatini dell’antiquariato. Ogni oggetto è stato raccolto dai volontari nel cuore del delta del Po, dove è rimasto per decenni senza decomporsi.
Una mostra che racconta l’impatto reale dell’usa-e-getta
Questi oggetti non evocano soltanto un’Italia che non c’è più. Sono la prova materiale di quanto la plastica, se dispersa nell’ambiente, resista al tempo. “Non è una mostra nostalgica, ma una testimonianza cruda”, spiega Riccardo Mancin, referente provinciale di Plastic Free. “Alcuni pezzi sono talmente ben conservati da spaventare. Raccontano il passato, ma interrogano il futuro”.
Le teche raccolgono oggetti del quotidiano: tappi di bibite, confezioni di detersivi intatte dopo sessant’anni, flaconi ormai scoloriti ma ancora perfettamente leggibili. Reperti che emergono da fiumi, argini e spiagge grazie alle attività di pulizia svolte dai volontari nei territori del delta.

Plastic Free: come nasce una rete nazionale contro l’inquinamento
Plastic Free è oggi una delle più grandi organizzazioni italiane impegnate sul tema dell’inquinamento da plastica. Nata nel 2019 come realtà di sensibilizzazione sui social, in pochi anni è diventata una rete nazionale con migliaia di attivisti e un calendario costante di interventi di pulizia nei territori più fragili: spiagge, parchi fluviali, aree urbane, zone umide.
Accanto ai momenti operativi, Plastic Free sviluppa progetti dedicati alle scuole, promuove campagne istituzionali e collabora con enti locali e aziende che scelgono percorsi virtuosi. L’obiettivo è uno: ridurre alla fonte l’uso della plastica monouso e intervenire dove il problema è più evidente.
È da questo impegno continuativo nel delta del Po che nasce l’idea di Plastic FreeStory, una mostra costruita con ciò che i volontari hanno trovato sul campo.
L’inquinamento da plastica, tra fiumi e mari
La plastica rappresenta oggi uno dei fattori più pervasivi di degrado ambientale. Si frammenta lentamente, si disperde e si accumula nelle acque superficiali, nei sedimenti, nelle catene alimentari.
Il delta del Po è uno dei punti più sensibili d’Italia: la sua rete di canali, lagune e correnti trasporta rifiuti da vaste aree urbane e agricole, trasformando l’ecosistema in una sorta di collettore finale dell’inquinamento terrestre.
I reperti esposti dimostrano, senza bisogno di grafici, la longevità dei materiali plastici. Oggetti prodotti settant’anni fa e dispersi all’epoca dell’“usa e getta” sono rimasti quasi immutati. Non si biodegradano, ma si frammentano in microplastiche che entrano negli organismi acquatici e compromettono habitat delicati.
La biodiversità del delta del Po: un patrimonio che chiede protezione
Il delta del Po non è soltanto un luogo di grande suggestione paesaggistica. È una delle aree con la più alta biodiversità d’Europa, abitata da centinaia di specie di uccelli, anfibi, pesci e piante, molte delle quali migratorie o rare. Proprio per questa ricchezza naturalistica, l’inquinamento da plastica rappresenta una minaccia gravissima.
Gli oggetti abbandonati si accumulano tra canneti e zone umide, alterano la qualità delle acque, intrappolano fauna selvatica e degradano habitat fondamentali per la riproduzione e la migrazione. La mostra ricorda che ogni rifiuto disperso nel territorio finisce per agire come un disturbo persistente che compromette l’equilibrio complessivo dell’ecosistema.
Un progetto educativo che punta a diventare itinerante
Il valore della mostra è anche pedagogico. “Mostrare ai ragazzi questi oggetti ha un impatto maggiore di qualunque slide”, spiega Anna Nicoli, responsabile regionale del progetto scuole di Plastic Free. L’esperienza diretta, il contatto con un oggetto del passato che non si è mai degradato, diventa un’occasione potente per interrogarsi sulle proprie abitudini.
Per questo gli organizzatori puntano a trasformare Plastic FreeStory in una mostra itinerante che possa raggiungere diversi comuni del Polesine e, in futuro, altre regioni. Un modo per far circolare consapevolezza, dati e immagini che aiutano a comprendere quanto sia urgente intervenire.






