Eco-iniziativa proposta dall’associazione Plastic Free Challenge
Motivare e sensibilizzare le persone al rispetto dell’ambiente con lo scopo di ripulire spiagge, città, pinete e strade dalla plastica.
È questo l’obiettivo del Plastic Free Challenge 2020, l’eco-iniziativa promossa dall’associazione Plastic Free sempre più attiva nella lotta ai derivati del petrolio.
Un’iniziativa che ha anche lo scopo di registrare sempre più testimonianze da poter condividere sui social, coinvolgendo sempre molte persone.
«Rispettando le norme anti-covid19 e senza fare nessun tipo di assembramento, i soci dell’associazione entrati in azione e hanno già tolto dall’ambiente oltre 200 chilogrammi di plastica», annuncia con entusiasmo il presidente di Plastic Free, Luca De Gaetano.
Nata come idea dei referenti regionali della Onlus, in pochi giorni dal lancio l’iniziativa è già molto apprezzata sui social. Come le fotografie postate dalla Sicilia da Ivan e Andrea oppure quelle di Riccardo dal Veneto o di Christian dall’Abruzzo.
Come partecipare alla Plastic Free Challenge 2020
Partecipare alla Plastic Free Challenge 2020 è semplice. Prima di tutto bisogna diventare associati cliccando su plasticfreeonlus.it/aderisci. Successivamente, ricevuta e indossata la t-shirt Plastic Free, bisognerà iniziare a raccogliere la plastica dal proprio quartiere, paese o litorale marino. Infine, basterà scattarsi una foto con il bottino raccolto e taggare @plasticfreeit ed utilizzare l’hashtag #plasticfreechallenge2020 nella propria pubblicazione.
Le foto migliori saranno condivise su tutti i canali di Plastic Free
«Le zone più inquinate e da ripulire – sottolinea De Gaetano – sono le foci dei fiumi e i mari. Sono molto felice che l’iniziativa stia avendo così tanto successo».
Sono davvero tante le persone e le famiglie che si stanno associando per partecipare alla Plastic Free Challenge 2020. La quantità di spazzatura tolta dall’ambiente, sale di giorno in giorno.
«Tra i ritrovamenti – continua il presidente – “vince” la microplastica in spiaggia, seguita dalle bottiglie sempre in plastica e dal polistirolo. Frequente anche la raccolta di altre tipologie di rifiuti in plastica come confezioni e contenitori di alimenti”.
La Onlus Plastic Free continua così senza sosta la battaglia contro la plastica e i numeri parlano chiaro: oltre 4 tonnellate di plastica raccolta in soli sette mesi di attività, 151milioni di utenti raggiunti con le proprie pubblicazioni, 27mila follower su Instagram e 200mila fan nella pagina Facebook.
«Raccogliere la plastica da terra e gettarla negli appositi contenitori – conclude De Gaetano – dovrebbe diventare un gesto automatico così come raccogliamo un oggetto dal pavimento nelle nostre abitazioni. Infondo il nostro pianeta è la nostra casa».
Plastica e inquinamento: un futuro incerto
Dopo il lockdown imposto a causa del coronavirus, alcuni speravano in un cambiamento, una presa di coscienza da parte delle persone. Ma, purtroppo, molti dei comportamenti dall’inizio della Fase 2 non ha fatto altro che confermare che l’uomo è rimasto quello che era, anzi, in alcuni casi è addirittura peggiorato.
Pessimismo? No, realismo. I dati parlano chiaro e, se il comportamento delle persone verso l’ambiente non cambierà, sarà proprio la Natura a ribellarsi. Epidemie, cambiamenti climatici, plastica nei mari, malattie da inquinamento.
Molti guardano il mare, le acque cristalline, le spiagge ancora percorribili, eppure nel tempo le cose sono cambiate.
L’uomo ha provocato un vero e proprio disastro ambientale e, se il suo comportamento non dovesse cambiare, tra pochi anni si ritroverebbe esattamente con ciò che ha seminato.
Addio a spiagge pulite e bagni nelle acque marine, che sembrano limpide ma non lo sono perché invase da plastica, e ai cieli azzurri, che lasceranno spazio a fumi tossici e inquinamento.
La plastica in mare è uno dei problemi più gravi non solo per l’ambiente ma anche per l’uomo
Questa, influisce sul benessere e la salute delle persone e sulla vita nei nostri mari: pesci, tartarughe, delfini, balene, uccelli marini la ingeriscono o ne rimangono intrappolati, feriti e uccisi.
Secondo i dati dell’associazione Plastic Free Odv Onlus ben 150milioni di tonnellate di plastica sono già presenti nei mari, 570mila tonnellate (equivalenti a 33.800 bottiglie di plastica ogni minuto) finiscono nelle acque del Mediterraneo.
Ogni anno, nel mondo, vengono prodotte 350milioni di tonnellate di plastica di cui solo il 24% viene riciclato.
Nel 1964 la produzione annua era di 15milioni.
L’Italia rappresenta il terzo Paese al mondo che disperde più plastica nel Mediterraneo, dopo la Turchia e la Spagna.
Se la situazione non cambia, nel 2050 il peso della plastica nei mari sarà superiore a quello delle creature marine. Si creerebbe un danno irreversibile per l’intero ecosistema.
La plastica: come entra nella catena alimentare
La plastica è immortale, si decompone in particelle sempre più piccole e più semplici da ingerire entrando così nella catena alimentare. Oltre il 10% dei pesci contiene plastica nello stomaco mentre migliaia di tartarughe e uccelli marini muoiono dopo aver ingerito plastica.
Addirittura, il plancton (microorganismi acquatici galleggianti) alla base della catena alimentare diesseri marini, può nutrirsi di plastica.
L’Università di Newcastle ha rilevato che ogni persona potrebbe ingerire mediamente 5 grammi di plastica a settimana. Le particelle plastiche arrivano all’interno del nostro corpo tramite bevande o cibi e danneggiano gravemente la nostra salute. L’acqua del rubinetto e quella nelle bottiglie di plastica, il sale e la birra sono gli alimenti più contaminati dalle micro-plastiche.
La notizia più incredibile degli ultimi mesi è stato il ritrovamento di plastica nel punto più profondo conosciuto dei mari di tutto il mondo. Una busta di plastica e involucri di caramelle sono stati ritrovati, infatti, sul fondo della Fossa delle Marianne, nell’Oceano Pacifico.