Su un’area di 100milioni di ettari suddivisa tra Italia, Austria, Germania, Polonia e Repubblica Ceca, gli ecosistemi naturali e semi-naturali coprono 60milioni di ettari, pari al 60% del territorio.
Di questo, il 70% è costituito da boschi, praterie, laghi e fiumi
Mentre il restante 30% da aree semi-naturali come il verde urbano e alcune tipologie di territori agricoli.
Nel residuo 40% dell’area mappata, invece, sono assenti gli ecosistemi naturali, essenziali alla sicurezza del territorio e alla qualità dell’ambiente, per cause legate sia all’urbanizzazione e allo sfruttamento intensivo per scopi produttivi, sia perché le politiche di pianificazione del paesaggio dell’Europa centrale non hanno ancora preso del tutto in considerazione il fatto che la terra possa offrire ancora molteplici benefici.
Per proteggere il capitale naturale e allo stesso tempo migliorare la qualità della vita della suddetta area, nel mese di luglio 2017 ha preso il via il progetto Interreg Central Europe MaGICLandscapes (acronimo di Managing Green Infrastructure in Central European Landscapes).
Compito di MaGICLandscapes, fornire a chi gestisce il territorio, ai responsabili della pianificazione e alle comunità locali, gli strumenti e il know-how necessari per garantire il mantenimento e l’incremento della funzionalità delle infrastrutture verdi, con le loro ricadute sulla società, con strategie di intervento e investimenti più intelligenti.
Il progetto MaGICLandscapes finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale avrà termine il 30 giugno 2020.
Focus del progetto Interreg Central Europe MaGICLandscapes identificare, proteggere e migliorare le Infrastrutture Verdi – IV (Green Infrastracture) a beneficio dell’ambiente e della società. Una strategia chiave nell’agenda europea, mirata alla riconnessione delle aree naturali agli hub urbani e rivolta a ripristinare e migliorare la funzione di ciascuna di esse, come depurazione delle acque, qualità dell’aria, spazio per la ricreazione, mitigazione del clima e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Questa rete di Green Infrastracture, sia rurali sia urbane, supporta anche un’economia verde, crea opportunità di lavoro e migliora la biodiversità.
Sono dieci i partner italiani, austriaci, tedeschi, polacchi e cechi che partecipano al progetto; per il nostro Paese sono ENEA e Città Metropolitana di Torino, che hanno validato la mappa per il Parco fluviale del Po.
In particolare, il tratto del Po, compreso tra il capoluogo piemontese e la confluenza con il fiume Ticino, è stato riconosciuto, insieme con i principali affluenti, come un corridoio ecologico di 120 chilometri tra le Alpi e l’Appennino.

Sui 14mila ettari del tratto compreso tra le province di Alessandria e Vercelli, l’Ente nazionale di ricerca ha individuato aree naturali e agricole che contribuiscono alla “salute” dell’ambiente grazie a “servizi” ecosistemici essenziali come la depurazione di aria e acqua, l’approvvigionamento di cibo e legname, la riduzione dell’erosione e del rischio alluvioni, la conservazione della biodiversità e la regolazione del microclima, del ciclo idrogeologico e dei nutrienti.
L’analisi dei ricercatori ENEA ha evidenziato il ruolo del fiume (nel caso di ecosistemi acquatici si parla di Blu Infrastracture), come ecosistema essenziale per il territorio, nonostante un’agricoltura intensiva e la presenza di attività produttive e insediamenti abitativi.
L’osservazione è stata realizzata con sopralluoghi sul campo e con dati cartografici forniti da Regione Piemonte e Parco del Po vercellese-alessandrino.
«Abbiamo realizzato una mappatura molto dettagliata classificando come infrastrutture verdi le risaie – spiega Simone Ciadamidaro, ricercatore ENEA del laboratorio di Biodiversità e servizi ecosistemici – perché pur essendo coltivazioni intensive alla pari dei pioppeti, hanno cicli che “simulano” ambienti palustri o sponde lacustri, dando la possibilità a numerosi animali come invertebrati e anfibi di viverci oppure di trovare cibo, come nel caso di aironi e trampolieri».
Nei 90 chilometri lungo il Po presi in esame, i ricercatori di ENEA hanno riscontrato la presenza di una variegata ricchezza di flora e fauna legata al fiume e una buona dinamicità naturale sostenuta dalla presenza di meandri, canali intrecciati, ghiaieti e rami morti.
«Queste caratteristiche – spiega Maria Rita Minciardi ricercatrice ENEA del laboratorio di Biodiversità e servizi ecosistemici – garantiscono la sicurezza dei territori circostanti e a valle perché permettono la dispersione della massa d’acqua durante le piene eccezionali».
In che modo lo sfruttamento del territorio ci compromette
Lo sfruttamento del territorio a fini agricoli, industriali e residenziali ha, invece, compromesso la dinamicità idro-morfologica di altri tratti del fiume.
«Il compito di MaGICLandscapes sarà quello di individuare gli strumenti scientifici e legislativi più adatti per proteggere e aumentare le infrastrutture verdi del territorio – conclude Minciardi – essenziali alla mitigazione del cambiamento climatico e alla conservazione degli habitat di flora e fauna selvatiche».