lunedì, Febbraio 10, 2025

Pfas: femminilizzazione e tumori

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DALLO SCANDALO DELLA MULTINAZIONALE DUPONT ALLA SOLVAY A SPINETTA MARENGO. IL CASO DUPOINT CHE ISPIRÒ IL FILM “DARK WATERS”, GLI EFFETTI CANCEROGENI DEI PFAS E LA FEMMINILIZZAZIONE DEI GIOVANI DEL VENETO RACCONTATI DA GIUSEPPE UNGHERESE

I Pfas sono sostanze perfluoroalchiliche utilizzate in numerosi settori industriali. Questi acidi rendono i prodotti impermeabili all’acqua e all’olio e, questo, li rende altamente versatili e utilizzabili nei settori più disparati. Purtroppo, però, sono sostanze chimiche altamente pericolose per la salute dell’uomo e dell’ambiente.
Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, ci chiarisce quali sono gli effetti negativi dei Pfas sulla salute dell’uomo e dell’ambiente.

Nel 2017 i volontari di Greenpeace raccolsero piccole quantità di neve nelle vette montuose, incluse quelle alpine e asiatiche. Gli esperti internazionali dell’organizzazione ambientalista si attivarono, quindi, per analizzare tali sostanze nelle aree più remote prelevando campioni di neve fresca. Gli specialisti trovarono i Pfas, seppure in quantità minime, in tutti i campioni di neve, anche in quelli lontanissimi dagli insediamenti umani. Queste sostanze hanno invaso ogni angolo del pianeta.

L’uomo continua a immettere nell’ambiente agenti chimici indistruttibili destinati a durare per sempre, almeno se paragonate alle nostre aspettative di vita. Che esercitano tutta una serie di effetti negativi, non solo sull’ambiente ma anche sulla salute dell’uomo e degli organismi viventi. I Pfas possono provocare gravi patologie: da alcune forme tumorali a scompensi del sistema endocrino e ormonale ad origine della cosiddetta femminilizzazione.

I Pfas, come tanti inquinanti chimici, non esistono naturalmente. Sono prodotti esclusivamente dalle attività umane e sono interferenti endocrini: alcune di queste sostanze vanno a simularne il corretto funzionamento del sistema ormonale.

Pfas interferenti endocrini che provocando la femminilizzazione: il parere dell’esperto

«I Pfas vanno a competere con il testosterone – afferma Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia dal 2015 e ricercatore quindi, danno dei falsi segnali all’organismo. Tanto è vero che molte di queste sostanze generano la cosiddetta femminilizzazione. Una cosa che già numerosi studi condotti sui giovani dai 14 ai 19 anni nella zona del Veneto più contaminata hanno dimostrato. I ragazzi hanno un pene più piccolo rispetto ai coetanei di altre zone d’Italia e presentano alterazioni, in alcuni casi, per tutta una serie di parametri che servono a capire se un corpo maschile è femminilizzato».

Quali sono i parametri che possono indicare la femminilizzazione in un corpo maschile?

«Oltre la misura del pene, la distanza ano genitale che, in questi ragazzi è più simile a quella femminile. Inoltre, producono meno spermatozoi rispetto ai coetanei delle altre zone del Veneto. Questo proprio a causa dei Pfas che hanno provocato delle reazioni endocrine. Ma non solo – continua l’esperto – ci sono dei ragazzi molto giovani, di soli 10 anni, che presentano livelli di colesterolo altissimi perché i Pfas possono interferire con il metabolismo dei grassi.

Il bioaccumulo di Pfas nel corpo umano può avere così tanti effetti negativi sulla salute che, secondo gli scienziati, non possono essere individuate soglie di sicurezza che garantiscano l’assenza di conseguenze sull’uomo».

Altri effetti dovuti all’esposizione dei Pfas

Il bioaccumulo di queste sostanze può rendere inefficaci i vaccini.

Purtroppo, sono utilizzati in tantissimi prodotti, ad esempio i contenitori dei fast food possono essere rivestiti di Pfas. Gli inquinanti che rivestono questi contenitori possono essere trasferiti all’alimento. Quindi, noi le mangiamo, le beviamo e le respiriamo.

In Veneto la contaminazione è tra le più alte del mondo, ma nessuno di noi è esente anche perché come evidenziano i dati anche gli alimenti prodotti in Veneto possono essere contaminati e finire sulle tavole italiane ed estere.

«Tantissimi studi condotti negli Stati Uniti – continua Ungherese – dimostrano la presenza di Pfas addirittura nella polvere domestica. Questo perché le sostanze vengono rilasciate dai vestiti o da altri oggetti di uso quotidiano. Gli esperti prelevarono campioni di aria all’interno di negozi specializzati in abbigliamento da montagna e scoprirono che lì, rispetto all’aria esterna, c’era una maggiore presenza di Pfas. Questo perché gli inquinanti erano rilasciati nell’aria dai vestiti, anche se in quantità minima».

Pfas - scheda

Cioè una contaminazione cui nessuno di noi può sfuggire

«Lo è ma è difficilissimo trovare una relazione causa-effetto con gli interferenti endocrini. Perché se quasi tutti i ragazzi in Veneto hanno livelli di colesterolo paragonabili a quelli di un ottantenne ci si rende conto che c’è qualcosa che non va. Ancora non c’è una prova diretta tra nesso causale ed esposizione a queste sostanze. Però tanti studi effettuati in persone residenti vicino agli stabilimenti come quello della DuPont negli Stati Uniti, multinazionale della chimica e molte altre aziende mondiali che producono Pfas, hanno dimostrato che su 200mila residenti c’è un’incidenza molto elevata, di tumore ai testicoli, ai reni e altre forme tumorali dovute all’esposizione a tali sostanze».

Uno scandalo internazionale raccontato anche dal film “Dark Waters”

Il film “Dark Waters” del 2019 diretto da Todd Haynes con Mark Ruffalo e Anne Hathaway racconta il caso di Robert Bilott contro la società di produzione di prodotti chimici DuPont a seguito dello scandalo dell’inquinamento idrico di Parkersburg con prodotti chimici non regolamentati.

«Quando ci fu il processo contro la DuPont, i responsabili della multinazionale decisero di fare un accordo con i ricorrenti in tribunale. Questo per l’inquinamento delle acque perché i dati erano impressionanti. Decisero di chiudere l’iter legale in anticipo con un accordo tra le parti di diversi milioni di dollari. Il processo è stato raccontato nel film Dark Waters.Ho seguito questa storia per anni – continua il ricercatore – perché il caso che ha fatto storia nel mondo».

La situazione italiana e il caso Solvay a Spinetta Marengo

«L’Italia doveva muoversi tanto tempo prima anche alla luce della gravità della situazione in Veneto a causa dei Pfas. In questi anni di governo nessuno si è occupato di questa situazione a livello nazionale varando leggi che tutelassero ambiente e salute. Noi li sollecitiamo da anni. Nel nostro Paese è ancora attivo uno dei poli produttivi più grandi per la produzione di queste sostanze, in provincia di Alessandria, e appartiene alla Solvay a Spinetta Marengo.

L’Italia è latitante, probabilmente volutamente, anche a livello europeo, perché in Europa ci sono Stati che hanno chiesto di limitare queste sostanze: la Germania, la Svezia, la Danimarca e l’Olanda.

Quindi noi accogliamo questa proposta di legge internazionale e ci auguriamo che venga approvata in tempi brevi».

Approvata la proposta di legge “Moronese”

Qualche spiraglio però si sta aprendo anche in ambito nazionale vista la recente proposta di legge della senatrice Moronese approvata nelle scorse settimane in commissione ambiente al Senato.

Finalmente si prende consapevolezza della gravità di questo problema. Ci devono essere limiti zero perché il legislatore ha il dovere di tutelare gli interessi della collettività e della popolazione piuttosto che quelli degli industriali. E come dice la scienza su queste sostanze non ci sono soglie di sicurezza per la salute. Quindi i limiti devono essere zero.

Qui c’è un altro interrogativo da porsi. Se la politica non è in grado di tutelare gli interessi della comunità perde totalmente il suo ruolo

Qualche giorno fa è stato pubblicato uno studio che parla anche di Fast-food e mostra la presenza di Pfas nei contenitori dei cibi.

«I Pfas – risponde Ungherese – insieme ad altri interferenti endocrini sono, per esempio, utilizzati negli imballaggi di plastica. Queste sostanze possono anche provocare aborti e altre tipologie di problemi durante la gravidanza.

Uno studio dell’Università di Milano, pubblicato su Science, ci mette con le spalle al muro perché in questo sistema produttivo in cui la chimica ha dato una mano per certe cose, in alcuni casi, non volendo, ha prodotto sostanze che hanno effetti devastanti sulla salute e di cui pagheremo le conseguenze ancora a lungo».

Numero verde ONA

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