sabato, Aprile 19, 2025

PFAS e consapevolezza. Dall’informazione alla formazione

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IL PERCORSO EDUCATIVO “ONE HEALTH: PFAS, INQUINANTI PER SEMPRE” MIRA IA TRASMETTERE AI GIOVANI STUDENTI UNA COMPRENSIONE COMPLETA DELLA CONTAMINAZIONE DA PFAS NELLA REGIONE E NEL MONDO. LO SCOPO È QUELLO DI PASSARE DALLA SEMPLICE INFORMAZIONE ALLA FORMAZIONE, PROMUOVENDO LA CONSAPEVOLEZZA DEGLI STUDENTI E COINVOLGENDOLI ATTIVAMENTE NEL CONTRASTO ALL’INQUINAMENTO DA PFAS

Cosa sono i PFAS

I PFAS sono composti chimici usati a scopo industriale e/o per prodotti commerciali. A partire dagli anni cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, sono stati utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa.

In un’intervista esclusiva per “Il Giornale dell’Ambiente”, la d.sa Donata Albiero, coordinatrice del Gruppo educativo/culturale Zero PFAS del Veneto condivide i principali obiettivi, le sfide affrontate e i risultati ottenuti attraverso il percorso educativo sui PFAS acronimo inglese di PerFluorinated Alkylated Substances, nelle scuole della regione veneta

D.sa Albiero, quali sono i principali obiettivi del percorso educativo “One health PFAS inquinanti per sempre” e come si propone di raggiungerli?

Gli obiettivi principali possono essere sintetizzati così:

  • Trasmettere ai giovani studenti una compiuta conoscenza della contaminazione da PFAS nella nostra regione e nel mondo (cause, fonti nazionali ed internazionali di contaminazione, aspetti economici e ricadute, sanitarie, sociali e politiche).
  • Passare dalla pura informazione alla formazione e cioè ad uno stadio di consapevolezza.
  • Creare nei giovani un coinvolgimento nel processo generale di contrasto all’inquinamento da PFAS stimolando azioni concrete da parte loro.
12 aprile 2024 Al liceo Cattaneo
Un momento dell’incontro al liceo Cattaneo di Monselice sui PFAS con genitori e alunni

Come è strutturato il programma educativo per coinvolgere attivamente gli studenti nella comprensione delle implicazioni dei PFAS e nel promuovere azioni concrete?

Seguiamo un metodo di didattica attiva, coinvolgendo gli studenti fin dall’inizio alla partecipazione al processo didattico. Il percorso prevede:

  • una lettera della coordinatrice rivolta al dirigente scolastico e ai docenti del collegio nella quale vengono esposti le finalità del progetto, metodologia, figure didattiche e percorso.
  • una lettera agli studenti nella quale vengono spiegati progetto, percorso strumenti didattici e prospettive di partecipazione attiva.
  • un questionario iniziale per saggiare le conoscenze dei ragazzi e le loro aspettative;
  • un questionario finale di valutazione del corso

Qual è il ruolo delle istituzioni scolastiche e degli insegnanti nel supportare e facilitare il coinvolgimento degli studenti in iniziative di cittadinanza attiva riguardanti i PFAS?

È importantissimo nel supportare il progetto nella sua evoluzione e nell’interagire con esso aiutando gli studenti a realizzare le attività da essi progettate, garantendo la continuità del processo didattico attivo in tutte le sue fasi e oltre.

19 ott 2023 il medico dtt fazio
I ragazzi degli istituti scolastici assistono a un incontro di sensibilizzazione sui PFAS

Quali sono le sfide principali nell’educare gli studenti sulla questione dei PFAS e come vengono affrontate all’interno del programma?

Sicuramente, realizzare, nella pratica di ogni giorno, una attività orientata da un cambio di paradigma culturale in cui la salute, intesa come salute universale (One health) e un pensiero ecologico globale si sostituiscano alla subalternità alle logiche di mercato. Si tratta pertanto di un obiettivo esistenziale che apre una nuova visione del rapporto dello studente con la cultura e con l’ambiente.

In secondo luogo, anche privilegiare un approccio formativo ispirato alle metodologie della flipped classroom (insegnamento capovolto) e peer education (educazione tra pari), preparando le classi a diventare formatrici di altre. Così possiamo sperare di creare una coscienza collettiva sul problema PFAS.

In che modo il progetto si propone di misurare l’efficacia delle attività di sensibilizzazione e di coinvolgimento degli studenti nel promuovere una maggiore consapevolezza e azioni concrete sulla questione dei PFAS?

L’efficacia del percorso si valuta attraverso le performance che i ragazzi realizzano alla fine del percorso e i questionari di valutazione.

Come ha influenzato il coinvolgimento degli studenti nel progetto la percezione pubblica dei rischi legati ai PFAS nella comunità veneta?

La nostra azione ha bucato il muro di gomma dell’“omertà” che dal momento della scoperta del gravissimo disastro ambientale provocato da Miteni nel Veneto occidentale (circa dieci anni fa) è stata la stella polare del comportamento delle istituzioni. Queste si sono dimostrate più preoccupate della ricaduta politica dell’evento che dalla necessità di organizzare una efficace risposta su tutto il fronte delle sue manifestazioni.

Certo è che i questionari distribuiti dagli studenti all’esterno della scuola, le lettere ai sindaci, le petizioni presentate, la ricerca sul mercato di prodotti PFAS free, l’organizzazione di incontri gestiti da studenti con i loro genitori sicuramente aprono brecce importanti nella società narcotizzata dai media. Comincia a destare attenzione anche nella stampa, oltre che nel mondo scolastico, l’aver incrociato, in sei anni scolastici, più di 8500 allievi e 1500 adulti in incontri sempre strutturati.

Quali sono stati gli ostacoli principali incontrati nel promuovere la consapevolezza e la partecipazione degli studenti nel progetto?

La disinformazione di tante scuole rispetto alle problematiche relative ai PFAS, l’errata convinzione che il crimine ambientale riguardi solo il territorio definito ‘zona rossa’ e che il problema si sia risolto con l’apposizione di filtri agli acquedotti contaminati. Pesa il mancato coinvolgimento dei genitori da parte della maggioranza delle scuole e il poco tempo a disposizione riservato ai nostri incontri.

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La dott.ssa Donata Albiero, coordinatrice del gruppo educativo Zero PFAS del Veneto

Quali sono stati i risultati più significativi ottenuti finora nel coinvolgere le scuole e gli studenti nel progetto di sensibilizzazione sui PFAS?

L’interesse reale che ha coinvolto migliaia di giovani, meravigliati dell’inerzia delle istituzioni, e della società in genere, a fronte di problematiche così gravi; la risposta attiva nelle performance molte delle quali hanno coinvolto studenti che non avevano partecipato al progetto, genitori, sindaci e cittadini; il riconoscimento concreto da parte di un gruppo di docenti, i cosiddetti referenti, che si attiva per rendere partecipi i ragazzi delle classi espandendo l’esperienza parlandone e chiamandoci anche per più anni consecutivi per approfondire la tematica

In che modo il progetto ha integrato l’approccio One Health nella sua metodologia educativa e come questo ha influenzato l’atteggiamento degli studenti nei confronti della salute ambientale?

Il titolo del percorso formativo “One Health: PFAS inquinanti per sempre”, spiega l’approccio utilizzato, approccio olistico. Natura e società sono integrate e la salute degli umani non è separabile da quella dell’ambiente (nel 48% di patologie umane si riconosce attualmente l’origine ambientale).

Gli studenti hanno ben compreso di essere il target di un processo contaminante, in espansione nel pianeta, caratterizzato da interferenti endocrini e sostanze persistenti che minano le stesse basi del loro sviluppo e diventano purtroppo una minaccia reale per il loro futuro. Una delle richieste più frequenti da parte loro è quella della messa in atto di strategie di prevenzione locale e generale che mettano al riparo loro e le future generazioni dalla nuova ‘peste’ che si diffonde nel pianeta.

Quali sono le strategie utilizzate per incoraggiare gli studenti a diventare attivisti e ad adottare azioni collettive per affrontare il problema dell’inquinamento da PFAS nella loro comunità?

L’apprendimento attivo messo in atto nel progetto è già di per sé coinvolgente e stimolante poiché si risolve quasi sempre nell’azione. Importante è inoltre, mettere in contatto gli studenti con attivisti che hanno già operato questo salto importante dalla conoscenza alla consapevolezza e quindi all’azione. Per questo, nella fase finale dei corsi mettiamo in contatto gli studenti con attivisti delle varie espressioni del movimento “No PFAS”: CiLLSA, Isde, Medicina democratica, Libera, Acqua bene comune di Vicenza, Rete Gas Vicenza, Comitato zero PFAS Padova, Comitato Agno Chiampo, Cittadini zero PFAS, PFAS.land, PFAS Osservatorio Nazionale.

Coltiviamo negli allievi il senso di responsabilità, anima e motore per essere cittadini attivi. Interloquiamo con una generazione tradita che scopre un modo diverso di confrontarsi con la realtà. Costruiamo con essa nuovi percorsi esistenziali in cui la linfa della ribellione emerge dal sopravvenire della conoscenza e della consapevolezza. 

Puntiamo al cambio di paradigma culturale: dare un senso compiuto alla società in cui viviamo creando una connessione tra noi, gli altri e l’ambiente di cui tutti facciamo parte. Ricordiamo ai ragazzi che nessuno si salva da solo. La condivisione moltiplica le possibilità, dando speranza di risultati. Le esperienze più significative sono le pratiche attuate nei percorsi autonomi di cittadinanza attiva delle scuole, previste nel progetto, su cui ci confrontiamo alla fine dell’anno scolastico.

Quali sono stati i principali risultati ottenuti durante i sei anni del percorso educativo sui PFAS nelle scuole del Veneto?

Una fucina di attività da parte degli studenti nei nuovi ruoli di intervistatori, giornalisti, formatori, tutor, scrittori, registi, curatori di mostre, grafici, videogamer e videomaker, nonché esploratori e sentinelle di territori gravati da un degrado inarrestabile e perverso. È la loro cittadinanza attiva per contrastare abusi, soprusi, violenza ambientali; è il loro modo di parlare dei PFAS inquinanti eterni a scuola e fuori, superando la tattica del silenzio di aziende produttrici o di istituzioni ‘accomodanti’ rispetto alla capacità di usare la testa muovendosi e agendo in modo critico

Quali sono le prospettive future del gruppo educativo/culturale sui PFAS e come si prevede di continuare e espandere l’attività di sensibilizzazione e informazione nelle scuole del Veneto?

Pensiamo che attraverso la creazione di una coscienza critica nelle giovani generazioni, si possa realizzare un cambiamento dell’approccio della politica con questo problema, fortemente sentito in tutto il mondo. Gli studenti raccolgono la fiaccola della nostra staffetta. Ci auguriamo che diventino autonomamente promotori di un nuovo movimento responsabile e di una nuova cultura, in una società civile più attiva, capace di mettere in atto quei cambiamenti politici, economici e sociali coerenti con la vita dell’umanità e del pianeta.

Numero verde ONA

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