Quando il petrolio raggiungerà la costa?
Quando si verifica incidenti petroliferi con sversamento di idrocarburi, prevedere il comportamento della chiazza di petrolio e il suo arrivo sui litorali è fondamentale. Questo, per organizzare in modo efficiente gli interventi di emergenza in grado di limitare il suo danno ambientale ed economico.
Uno studio condotto dai ricercatori della Fondazione CMCC dimostra l’efficacia del modello di dispersione degli inquinanti MEDSLIK-II. Questo serve per prevedere luoghi e tempi dell’impatto del greggio sulla costa.
Questo è molto importante. L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avv. Ezio Bonanni hanno come obiettivi principali la tutela della salute e dell’ambiente, messa a duro rischio dall’amianto e da altre forme di inquinamento, come l’inquinamento da petrolio.
Studio basato sul caso dello sversamento avvenuto nel 2018
In quell’anno, il battello tunisino “Ulysse” speronò lo scafo della portacontainer cipriota “Virginia”. Questa era ancorata in acque internazionali al largo della punta settentrionale della Corsica, un’area nota per le sue acque incontaminate.
Durante lo scontro, fuoriuscirono 530 m³ di carburante dai serbatoi della nave “Virginia” attraverso una falla di diversi metri. Questa fu una grave minaccia per l’ambiente marino e le aree costiere interessate. In 36 ore, la chiazza di petrolio si era allungata a circa 35 km, causando inquinamento petrolio.
Conseguenze del petrolio per l’ambiente: Deepwater Harizon
Gli incidenti che si verificano durante le trivellazioni petrolifere offshore e il trasporto di petrolio provocano gravi danni ambientali. Il più grave disastro ambientale della storia americana è quello avvenuto nel 2010 nel Golfo del Messico.
L’incidente della Deepwater Horizon fu causato da uno scoppio di un pozzo della piattaforma petrolifera. Tra gli incidenti piattaforme petrolifere, in particolare questa, per 87 giorni consecutivi riversò nel Golfo del Messico 4,9milioni di barili di petrolio e provocò la morte di undici operai.
Ancora oggi la marea nera della Deepwater Horizon continua ad espandersi avvelenando l’ecosistema giorno dopo giorno. Questi sono i danni causati dal petrolio. A questo si aggiungono molti altri disastri ambientali causati dal petrolio.
Conseguenze terribili per l’inquinamento di petrolio
Come ricorda la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), l’area nord del Golfo del Messico è l’habitat di ventidue specie di mammiferi marini e cinque specie di tartarughe. Tutte protette dall’Endangered Species Act.
A causa dell’inquinamento del petrolio è morto il 20 per cento delle tartarughe di Kemp e la popolazione di tursìopi (o delfini dal naso a bottiglia) è diminuita del 50 per cento.
È stato pubblicato dalla National Wildlife Federation, un rapporto a cinque anni dall’incidente, riguardante le conseguenze sugli animali. Questo, rivela che il 12 per cento della popolazione di pellicani bruni del Golfo del Messico è rimasto ucciso. Il tasso di mortalità dei delfini è quattro volte superiore alla media.
Il numero dei nidi deposti dalle tartarughe di Kemp è diminuito del 35 per cento dal 2010. Nell’arco di sei anni, tra seicentomila e ottocentomila uccelli sono morti a causa dell’inquinamento petrolifero, secondo Oceana.
I danni del petrolio provocano conseguenze sulla flora e sulla fauna, che non si sono esaurite con l’operazione di bonifica petrolio.
Secondo diversi studi il petrolio è entrato nella catena alimentare: è stato assorbito dal fitoplancton e ha ridotto la varietà di microrganismi nella zona interessata dall’incidente. Questo è impatto ambientale del petrolio in mare.
In un’area circostante il punto in cui è avvenuta la trivellazione, il fondale marino risulta ancora inquinato.
Nei tratti di costa interessati, l’erosione è notevolmente accentuata, in quanto la struttura è stata danneggiata a lungo dal petrolio inquinamento.
Come prevenire l’espansione del petrolio in mare?
Prevedere la deriva delle macchie di petrolio sulla superficie dell’acqua, così come il loro raggiungimento dei litorali, è fondamentale. Questi dati sono indispensabili per calcolare gli impatti ambientali del petrolio. Per rispondere con prontezza agli eventi di sversamento di idrocarburi e petrolio nel mare e mitigarne gli impatti sull’ambiente.
Questo, al fine di ottenere delle risposte all’emergenza più veloci ed efficienti.
Un recente articolo scientifico descrive la collaborazione a tale scopo. È nata immediatamente dopo la collisione delle due navi al largo della Corsica, tra i ricercatori della Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e REMPEC, il Centro regionale di coordinamento e controllo per la prevenzione e la lotta all’inquinamento causato dal petrolio ma non solo nel Mediterraneo, con sede a Malta.
«Grazie a un efficiente e tempestivo scambio di informazioni, abbiamo ricevuto da REMPEC dati di osservazione e potuto utilizzare dati reali come condizioni iniziali del nostro modello di previsione», spiega Svitlana Liubartseva, ricercatrice presso la Fondazione CMCC. «Abbiamo lavorato giorno e notte per fornire cinque bollettini di previsione durante le operazioni di tracciamento e di recupero delle fuoriuscite di petrolio».
La scienza: metodi per prevenire lo spostamento del petrolio
Le previsioni di correnti, vento, onde e temperatura della superficie marina sono essenziali per predire lo spostamento e il destino della chiazza di petrolio e riguardo petrolio impatto ambientale. Scopo dello studio è dimostrare la capacità di prevedere realisticamente i tempi e i luoghi in cui il greggio avrebbe raggiunto le coste.
Grazie al modello di dispersione degli inquinanti MEDSLIK-II, sviluppato dalla Fondazione CMCC, i risultati sono stati verificati tramite un confronto con i dati osservativi disponibili.
«Utilizzando i set di dati oceanografici e atmosferici forniti dal Copernicus Marine Environment Monitoring Service (CMEMS) e dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF), siamo in grado di realizzare previsioni della dispersione degli inquinanti in mare (inquinamento petrolio mare)», specifica la Dr. Liubartseva. «L’alta risoluzione dei dati CMEMS, che arriva a circa 4 km, ci ha permesso di prevedere con buona approssimazione il dove e il quando il greggio avrebbe raggiunto il litorale».
I risultati dello studio scientifico
Per i primi sedici giorni dopo l’incidente, il modello ha generato previsioni affidabili. Ha consentito di prevedere i movimenti del petrolio con almeno sette giorni di anticipo. I ricercatori furono in grado di individuare il luogo e il momento in cui il petrolio raggiunse la costa. Questo avvenne, per la prima volta vicino a Saint-Tropez (Francia), dopo più di 9 giorni alla deriva in mare.
Successivamente, a causa della mancanza di dati osservativi e per il prolungarsi della deriva del petrolio per circa un mese, la capacità previsionale del modello perse precisione.
Tuttavia, la ricerca dimostra che l’utilizzo del modello della Fondazione CMCC può consentire l’ottimizzazione dello spiegamento di risorse anti-inquinamento. Può, inoltre, velocizzare la prontezza nella risposta costiera in caso di incidenti con sversamento di inquinanti.
I ricercatori della Fondazione sono ora al lavoro per migliorare ulteriormente la capacità predittiva dei processi di trasformazione e dispersione dell’olio in mare. Da un lato, è necessario migliorare la risoluzione dei modelli, rendendo la loro griglia sempre più fine. Dall’altro, è necessario studiare un maggior numero di eventi reali di sversamento per ottenere previsioni migliori.
L’ONA e la tutela dell’ambiente
L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e il suo presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, sono in prima linea nella difesa dell’ambiente.
Queste finalità sono essenziali nella prospettiva di tutela dei valori e dei principi della Costituzione Italiana. Anche sotto il profilo giuridico, il tema fondamentale è quello della prevenzione primaria e quindi della precauzione.
«È indispensabile bonificare con urgenza per ridurre il rischio di esposizione a qualsiasi cancerogeno dei cittadini – spiega l’Avvocato Bonanni -. Ma non bosogna dimenticare anche la necessità della sorveglianza sanitaria per coloro che sono stati già esposti a sostance nocive, come l’amianto (prevenzione secondaria) e la tutela previdenziale e risarcitoria (prevenzione terziaria)».