SUSCITA FORTE PREOCCUPAZIONE UNO STUDIO PUBBLICATO DI RECENTE SUL RISCALDAMENTO DEGLI OCEANI, CHE HA RILEVATO ANCHE UN AUMENTO DELLA STRATIFICAZIONE E DELLA VARIAZIONE DI SALINITÀ DELLE ACQUE
Il riscaldamento globale non risparmia gli oceani e traccia il futuro dei mari in un clima in continuo cambiamento. Il 2023 si apre, purtroppo, con la notizia di un nuovo record, per il settimo anno consecutivo, relativo al riscaldamento degli oceani.
Ma non solo, se si considera che è stato registrato anche un aumento della stratificazione e della variazione di salinità delle acque.
È quanto attesta lo studio “Another year of record heat for the oceans”, pubblicato sulla rivista “Advances in Atmospheric Science”. L’articolo è stato firmato da un team internazionale di ventiquattro ricercatori di sedici istituti. Tra questi, Simona Simoncelli dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Franco Reseghetti dell’ENEA.
Aumento record del contenuto di calore degli oceani
Rispetto al valore record raggiunto nel 2021, il contenuto di calore dell’oceano è aumentato di circa 10 Zetta Joule (ZJ*), equivalenti a circa cento volte la produzione mondiale di elettricità del 2021.
Il professor Lijing Cheng dell’Accademia Cinese delle Scienze ha così commentato i risultati dello studio: «Il riscaldamento globale dell’oceano continua e si manifesta sia con nuovi record del contenuto termico delle acque ma anche con nuovi valori estremi per la salinità. Le aree già salate diventano ancora più salate mentre le zone con acque più dolci diventano ancora meno salate: c’è un continuo aumento dell’intensità del ciclo idrologico».
Bisogna ricordare che l’aumento della stratificazione consiste nella separazione dell’acqua in strati. Ciò può ridurre, fino ad annullare, il rimescolamento e gli scambi tra la superficie e le zone profonde.
In pericolo gli ecosistemi marini e terrestri
L’aumento della salinità e della stratificazione degli oceani può alterare il modo in cui il calore, il carbonio e l’ossigeno vengono scambiati con l’atmosfera.
Questo è un fattore che può causare la deossigenazione all’interno della colonna d’acqua e suscita forte preoccupazione. Si teme, infatti, non solo per la vita e gli ecosistemi marini, ma anche per gli esseri umani e gli ecosistemi terrestri.
Tutto ciò contribuisce a ridurre la biodiversità marina, inducendo specie ittiche importanti a spostarsi e provocando situazioni critiche nelle comunità dipendenti dalla pesca.
Al tempo stesso, anomalie a livello meteorologico sono state ben evidenti nel 2022. Questo sarà ricordato per le ripetute ondate di calore, in particolare nell’Europa occidentale, con nuovi record delle temperature in molti periodi dell’anno.
Significativa è stata la riduzione delle precipitazioni. La conseguente siccità in queste aree ha influito negativamente sulle attività agricole e sulla qualità della vita delle persone.
Nel Mediterraneo confermati i livelli del 2021
Il Mediterraneo si conferma il bacino che si scalda più velocemente tra quelli analizzati nello studio. Il contenuto di calore nel 2022 si attesta allo stesso livello del 2021, secondo le stime dell’Institute of Atmospheric Physics, Chinese Academy of Sciences (IAP-CAS).
I dati del modello di rianalisi del Mediterraneo, prodotti e distribuiti dal servizio marino europeo Copernicus, indicano, invece, una sua diminuzione rispetto al 2021.
Tali differenze possono attribuirsi alle diverse tecniche di elaborazione dei dati e alla loro distribuzione spazio-temporale. Variazioni di breve periodo (inter-annuali) sono comunque una parte caratteristica del sistema e ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso.
Le dichiarazioni di Simoncelli e Reseghetti, tra gli autori dello studio
«INGV ed ENEA collaborano già nell’ambito del progetto MACMAP, finanziato da INGV e condotto in collaborazione con la Grandi Navi Veloci (GNV), che punta a studiare il cambiamento climatico attraverso il monitoraggio su base stagionale della temperatura dei Mari Ligure e Tirreno lungo la tratta Genova-Palermo e ad analizzare i dati di rianalisi e i modelli climatici che vanno dal 1950 al 2050» ha evidenziato Simona Simoncelli dell’INGV.
«La collaborazione con questo team internazionale, in particolare con il professor Cheng, ci permette di mantenere alta l’attenzione sul riscaldamento globale e il suo impatto sull’oceano e di conseguenza sull’uomo e le attività economiche a esso strettamente correlate» ha detto Franco Reseghetti dell’ENEA, che ha aggiunto «riteniamo che continuare a monitorare sistematicamente questi cambiamenti nell’oceano rimanga l’unico modo per comprendere ed essere maggiormente consapevoli delle loro conseguenze e per poter elaborare strategie efficaci di mitigazione e adattamento».
(*) Gli scienziati misurano il calore a Joules; La quantità di calore negli oceani è così grande che lo riportiamo a Zettajoule. Cos’è una zettajoule? Sono 1021, cioè 1.000.000.000.000.000.000.000 di joule. La quantità di calore che stiamo mettendo negli oceani equivale a circa cinque bombe atomiche di Hiroshima ogni secondo.