Notre Dame di Parigi: il rapporto tra l’altezza dell’edificio e l’uomo che ha creato un’Architettura e un nuovo senso dello spazio, unico nel suo genere, è un valore dell’Architettura che neanche il fuoco è riuscito a distruggere.
Notre Dame di Parigi: un’esperienza unica

L’ultima volta in cui sono stato in chiesa a Parigi, tempo fa, è stato a Notre Dame in un freddo pomeriggio d’inverno. Notre Dame mi accolse con un calore duplice. La differenza di temperatura tra l’esterno parigino freddo e il calore fisico interno, abitato, nel primo pomeriggio, da una numerosa presenza di uomini e donne che cantavano tutti insieme, guidati dal sacerdote, tra la luce fioca che attraversava le vetrate e lo spazio Gotico.
Una dimensione spaziale unica che si è evoluta dal Romanico, attraverso un progressivo sviluppo tecnico supportato da una crescita del senso artistico dello spazio architettonico. In cui lo spazio interno e la scala dei rapporti tra l’architettura e l’uomo, è stato esaltato.

A contribuire il confronto è il sistema delle ossature in pietra naturale che si perfeziona nel periodo Gotico cui si sommano gli archi ogivali, gli archi rampanti e i contrafforti che sembrano braccia di pietra muscolose capaci, da sole, di sostenere il tutto.
L’organismo architettonico immaginato e costruito è snello e raggiunge il parossismo della tensione, supportato da un fascio di ossa, fibre e muscoli ben evidenti, ma di pietra, costituendo, insieme alla struttura lignea del tetto, uno scheletro costruttivo ricoperto di cartilagine immateriale.
A Notre Dame, il Gotico, ha creato uno spazio, un ambiente, in cui il sogno di scarnificare, di diminuire il valore delle pareti che definiscono lo spazio architettonico interno, stabilisce una continuità spaziale tra esterno e interno.

Notre Dame esprime la continuità di questo valore Gotico, in cui le grandi vetrate istoriate, le volte a ombrello, le trine decorative della narrazione visiva, attraverso la scultura parietale, le dimensioni e il rapporto di scala tra l’uomo e l’ambiente architettonico costruito, annullano il senso delle superfici, dei piani, delle pareti.
Esaltando tutto il vocabolario formale architettonico in una dialettica di linee dinamiche scolpite nella pietra e tese sino al suo punto massimo, fisico e metafisico.
Creando lo spazio, scandendolo, elevandolo, dandogli forma senza interrompere la continuità tra interno ed esterno, cui si aggiunge la forza dello spazio interno che esalta il contrasto delle forze dimensionali dell’architettura.
Per la prima volta, nella storia dell’Architettura, gli architetti concepiscono spazi che sono in antitesi con la scala umana, la dimensione umana, generando luoghi, ambienti, intrisi di una placata contemplazione e uno stato d’animo di equilibrio positivo, tra la scala umana, in opposizione alla scala monumentale.

Notre Dame è un’Architettura concepita e costruita per l’uomo come un edificio simbolo, per rappresentare un’idea, un mito, che impressioni positivamente, che sviluppa ed elevi l’uomo e il suo pensiero filosofico.
Creando uno spazio architettonico nel quale ci si sente abbracciati ma in una dimensione aulica, spirituale, di elevazione dello spirito umano, che solo l’Architettura sa creare.
Stabilendo un ordine quantitativo psicologico e qualificando il rapporto tra le due dimensioni, quella dell’uomo e quello dello spazio. Elevando il significato della “scala” di rapporto tra l’Architettura e l’uomo stesso.
Tutta l’Architettura sino al Romanico ha espresso le proporzioni in due grandi modi: il primo con l’equilibrio delle direttrici “visuali”; il secondo con la prevalenza di una direttrice visuale.
Nel Gotico e a Notre Dame in particolare, coesistono e si compenetrano in una silenziosa e acuta sintesi due direttrici “visuali”, la verticale e la longitudinale.
L’occhio umano è attirato da due opposte indicazioni architettoniche, da due intuizioni spaziali che costituiscono una parte sostanziale della storia dello spazio architettonico in tutta Europa.

La fisionomia architettonica del Gotico e di Notre Dame è fondata sulle due forze, sulle due direttrici “visuali” architettoniche in cui il rapporto tra l’altezza massima e la lunghezza massima del luogo è strutturante.
Ma ancor più è il rapporto tra l’altezza dell’edificio e l’uomo che ha creato un’Architettura e un nuovo senso dello spazio, unico nel suo genere, un valore dell’Architettura, che neanche il fuoco è riuscito a distruggere.
Bibliografia Essenziale:
Bruno Zevi, Saper vedere l’Architettura, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1962.
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