“NORTHWARDS” È LA SERIE CHE ESPLORA I GHIACCI DELL’ARTICO E RIPORTA LE PAROLE DEI RICERCATORI PREOCCUPATI DAGLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Il luogo in cui sono più evidenti le conseguenze del cambiamento climatico in corso è sicuramente il paese dei ghiacci: l’Artico. Nel mondo ancora ci si ostina a negare l’urgenza con cui dovrebbe essere affrontata la crisi climatica. Molti scienziati internazionali si sono quindi uniti e hanno dato vita a una docuserie. Qui si spiega, in maniera semplice e schietta, il perché non ci resta molto tempo per correre ai ripari.
Dal titolo “Northwards” (Verso Nord), la docuserie è composta da brevi video, disponibili a tutti sul canale YouTube. Mostrano ciò che accade nell’Artico a causa del cambiamento climatico e la ricerca scientifica portata avanti da INTERACT.
Questo progetto riguarda il più grande network di stazioni di ricerca terrestri nell’Artico, che coinvolge università, istituti di ricerca, sedici Stati europei e altri Paesi del mondo. Rende così possibile il lavoro di migliaia di ricercatori nei luoghi più sperduti dell’emisfero boreale. L’obiettivo è identificare, comprendere, prevedere e rispondere ai diversi cambiamenti ambientali, monitorando tutto l’Artico.
Tra i protagonisti di Northwards anche un Premio Nobel
Finanziato dalla Comunità Europea, questa iniziativa di cooperazione internazionale è stata creata nel 2011 dal professor Terry Callaghan, il quale, nel 2007, aveva ricevuto l’ambito Premio Nobel per la Pace, insieme con il vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, come autore responsabile dell’IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change.
Merito del Comitato intergovernativo sul mutamento climatico è aver diffuso per primo le informazioni su questi cambiamenti provocati dall’uomo e aver posto le basi per ideare misure per contrastarli.
Proprio lo stesso Terry Callaghan è stato uno dei protagonisti della web serie “Northwards”. Inoltre proprio lui è stato uno degli ospiti presenti alla premiere organizzata al Palazzo Coelli di Orvieto.
«Trent’anni fa nessuno ci ha creduto, noi avevamo previsto tutto – ha raccontato Terry Callaghan durante la conferenza stampa svoltasi a Roma -. Oggi finalmente se ne parla e sono molto orgoglioso di aver accettato di far parte di questo bellissimo progetto. La scienza non è una materia noiosa e non deve essere vissuta come tale. Per questo abbiamo scelto di utilizzare un tono leggero e ironico per trattare argomenti di vitale importanza e, soprattutto, per permettere a tutti, adulti e bambini, di comprenderli».
Capire la scienza con ironia e leggerezza
“Northwards” è una docuserie avvincente composta da brevi episodi. Per la sua realizzazione sono serviti ben due anni ed è stata girata interamente tra le stazioni di ricerca sparse in tutto l’Artico e Sub-Artico.
Qui a confrontarsi con gli scienziati sul campo è l’attore Giorgio Lupano. Come uomo comune ed estraneo all’ambiente scientifico, pone domande che possono sembrare anche banali riguardo gli studi in atto tra i ghiacci. Sperimenta in prima persona cosa significhi vivere e lavorare nel freddo territorio del Circolo Polare Artico.
«Siamo partiti con questo progetto senza sapere cosa sarebbe successo – spiega Giorgio Lupano -. Io sono l’uomo comune che arriva in un posto sperduto dove ci sono persone eccezionali che stanno cercando di salvare il mondo e non vengono credute. Lo scopo di questo progetto è proprio quello di dar loro voce».
Northwards, le diverse tappe nella terra dei ghiacci
Il viaggio “verso Nord” inizia con ciò che non può mancare: “Una giacca pesante”. Ed è questo il titolo del primo episodio in cui l’attore torinese, incuriosito dalla lettura di una pubblicazione sulla ricerca nell’Artico, decide di andare a incontrare le persone che lavorano nel progetto INTERACT.
Parte così per Stoccolma dove Lupano, nel secondo episodio “Allarme nell’Artico”, incontra Terry Callaghan alla Swedish Royal Academy of Science, il luogo dove si assegnano i premi Nobel per le materie scientifiche. Il professore gli suggerisce di continuare il suo viaggio verso l’Artico per incontrare di persona i ricercatori.
Da qui il protagonista prosegue, nel terzo episodio “Perché dovrebbe interessarci?”, verso la stazione di ricerca di Abisko, nel nord della Svezia. Qui incontra la coordinatrice del progetto INTERACT, Margareta Johansson, che gli dimostra sul campo il lavoro di un ricercatore artico e l’importanza degli studi sul permafrost.
L’episodio successivo “Imparare l’uno dall’altro” si sposta in Groelandia, dove Giorgio si vuole confrontare con Morten Rasch ed Elmer Topp-Jørgensen nella più antica stazione di ricerca dell’Artico, l’Arctic Station in Qeqertarsuaq, per scoprire il complicato lavoro svolto allo Station Manager Forum, piattaforma per lo scambio di informazioni tra i gestori delle stazioni di ricerca.
Le tappe successive sono l’Islanda e le isole Fær Øer. Nell’episodio quinto, “Accedere all’Artico”, il nostro intervistatore si reca alla General Assembly di INTERACT, a Rejkyavik, per incontrare Hannele Savela e approfondire il programma di Transnational Access. Questo permette a migliaia di scienziati provenienti da tutte le parti del mondo di accedere alle stazioni di ricerca per condurre i propri studi sul cambiamento climatico.
Comunità, tecnologia e collaborazione internazionale
La docuserie propone poi immagini suggestive girate nella tundra svedese, in Lapponia, dove Giorgio incontra il pastore di renne Sami, Niklas Labba. Durante “Insieme per il futuro”, con la ricercatrice Kirsi Latola parlano del delicato rapporto tra la comunità scientifica e le popolazioni indigene dell’Artico.
Oltre alla collaborazione anche la tecnologia è importante in questi contesti estremi. In “La tecnologia ci dà una mano” l’esperto di tecnologie applicate alla ricerca nell’Artico, Tomas Gustafsson, insegna al nostro protagonista come pilotare un drone nel gelido inverno di Kilpisjärvi, in Finlandia.
Infine l’incredibile viaggio di Giorgio si conclude a casa di Terry in Gran Bretagna. Con l’ultimo episodio, “Diplomazia scientifica”, si cerca di fare il punto riguardo tutte le esperienze vissute e le conoscenze apprese. Davanti al calore del fuoco, si discute sull’importanza della diplomazia scientifica e della collaborazione internazionale. Questi sono gli unici strumenti efficaci per far fronte alle sfide che ci aspettano per salvare il futuro del nostro pianeta.