“… la pittura, per me, nasce da un desiderio naturale, istintivo di esprimere la velata vita interiore di tutte le cose… le emozioni e l’improvvisazione sono gli elementi essenziali con cui plasmo il mio lavoro…” (Irene Petrafesa)
“Blu” come il cielo e il mare, come l’ambiente naturale in cui l’uomo vive. Vernissage #intotheblue di Irene Petrafesa alla A&D Gallery di Londra.

In un pomeriggio d’autunno, assaporando tè verde, questo pensiero irrompe nell’aria, in un dialogo con Irene Petrafesa. Le sue opere, che conosco da qualche tempo, si sono evolute e oggi, le ultime, raccontano a mio avviso, un infinto mentale, personale, metafisico in cui ognuno di noi guardandole con attenzione può entrarvi, esplorarle con lo sguardo, discernere, scavare, capire.
Guardandole, ci s’inoltra nel suo e nel proprio pensiero mentale, immaginando mari, passioni, notti insonni, adorate illusioni, sino a che il cuore non si spaventa degli infiniti mondi scopribili durante il viaggio. Mondi immensi, inesplorati, ricchi d’interessi multipli e accorate ricerche, che tentano d’assaporare la fortuna d’esser uomini e donne pensanti.
Nelle opere tutto è plasmico con una profondità ampia che dilata lo sguardo, cui nulla sfugge, nulla scarta, con segni di un mondo nuovo, intimo, fatto di toni platonici che aprendosi nel blu, s’inoltrano verso leggeri e rilassanti costumi mediterranei, ricchi d’intensità, di piacevoli sensazioni multiple, dentro un presente da contemplare e da comprendere nella sua composizione forte, contrastante.
Le opere raccontano un incessante desiderio d’abbraccio umano, per arricchire il vivere tra l’umana gente, ricercando la mente, il cuore, l’amore perduto, l’anima, l’amore ritrovato presente e intoccabile, impossibile a consumarsi nel vago tentativo di colmarsi, rendersi amore.
Sono forma dell’essere, volumi dell’immaginario, spazio sottile del pensiero filosofico che apre a orizzonti nuovi, a infinite trasparenze di umana positiva follia, arricchendo l’esistenza, nutrendo di colore/calore un’incessante energia fatta d’impulsi, di sguardi, di superamenti immaginari. Un infinito spazio in cui si viaggia, superando muri mentali, aprendo nebbie in cui si annidano dubbi giganti, avvolgenti, fatti d’aria, che riabbracciano il respiro in momenti di gioia e di sublime immaginazione, sospese tra terra e infinito, tra dramma e passione.
Le opere traducono e percepiscono, l’irrefrenabile irrequietezza dell’essere, il dinamico stupore della conoscenza interiore, fissando gli elementi primi dell’esistenza umana attraverso un inoltrarsi nell’infinito interiore in cui scavano, tra archeologici anfratti, segni di una vita vissuta con senso, passione, estatica visione. Musica viva, visiva, fatta di colori intensi, di stratificazioni sottili, di ampie distese cromatiche che raccolgono la luce lunare di mondi futuri, giovani e acerbi, in attesa di una maturità classica ricca d’introspezioni filosofiche che alludono a nuovi modi di vivere, nuovi ambienti mentali.
Opere fatte di materia spazio e istinto
La materia, lo spazio, l’istinto, il ricordo di cui sono fatte, si traduce in immagini catturate e incorporate nella memoria. È l’atto di creazione che chiama in essere tutti questi elementi, frutto di una ricerca assidua tra terre e ossidi – materia prima del mondo – di Taletiana memoria, cercando gli elementi primi presenti in tutte le forme.
Le opere di Irene Petrafesa rappresentano un medium per riconnettersi alla natura e all’universo, al suo suolo natio l’Italia, la Puglia, una terra affacciata sul mare Adriatico, luogo d’ispirazione per le immagini, i toni, i colori del paesaggio, gli elementi naturali, tutti attinti dalla memoria, come il soffio del vento e il respiro del mare notturno.
È l’incanto delle materie prime che costituiscono l’ambiente naturale in cui l’uomo vive, che persiste in contrapposizione all’aria, in un’immersione totale sospesa nel tempo. Un abbraccio sottile tra forma e pensiero, tra fisicità e leggerezza in cui convergono, terra, aria, fuoco, acqua; la natura e il suo spirito, anima prima del mondo.
PHOTOGALLERY