Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny condannato a quattro anni di reclusione per omicidio colposo, per la morte di due ex dipendenti esposti all’amianto
Condannato a quattro anni di reclusione

Il giudice Cristiano Trevisan del tribunale di Vercelli, nel processo Eternit bis di primo grado, ha condannato a quattro anni di reclusione per omicidio colposo, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, proprietario del gruppo Eternit.
Il pm Gianfranco Colace aveva chiesto una pena di 7 anni.
Le due vittime, Giulio Testore e Rita Rondano, due operai dello stabilimento Eternit di Cavagnolo, vicino Torino, sono entrambe decedute per mesotelioma pleurico dopo una lunga esposizione all’amianto.
«Giustizia è fatta» sottolinea l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale dei familiari della parte offesa Giulio Testore, alla notizia. «L’impegno dell’ONA e mio personale proseguirà per ottenere giustizia per le vittime dell’amianto».
La fabbrica della morte
È la prima condanna all’ex proprietario della fabbrica della morte, dopo la prescrizione del 2014 per le accuse di disastro ambientale.
Dopodiché il processo è stato “spacchettato” nelle quattro procure dove avevano sede gli stabilimenti Eternit e nei quali hanno lavorato le altre vittime: Reggio Emilia, Napoli, Vercelli e Torino.
Per il pm Gianfranco Colace «è una sentenza sicuramente importante, le persone continuano a morire di amianto e noi continueremo a cercare giustizia».
I difensori di Stephan Schmidheiny hanno annunciato appello, e non hanno rilasciato nessuna dichiarazione in attesa di leggere le motivazioni.
Entro l’anno, sempre a Vercelli, avrà inizio il processo più grande per la morte di 392 ex lavoratori ma questa volta la procura chiederà il rinvio a giudizio di Stephan Schmidheiny per omicidio volontario.