La scomparsa degli insetti minaccia l’ecosistema
Il cambiamento climatico mostra le sue devastanti conseguenze. Stavolta il bersaglio sono gli insetti e gli impollinatori. Infatti, sebbene questi animali rappresentino la specie più numerosa e varia del nostro pianeta, a poco a poco stanno scomparendo.
Oltre al variare delle temperature, altre cause hanno contribuito a questa enorme perdita. Prime fra tutte l’intensificazione dell’agricoltura e l’uso di pesticidi. Tuttavia anche l’inquinamento, in particolare quello luminoso, la deforestazione, la crescente urbanizzazione e la comparsa di specie invasive hanno accelerato la diminuzione della specie degli entomi.
Il ruolo degli insetti nel mondo è essenziale. Da essi dipende l’equilibrio di ogni ecosistema: impollinano le piante, forniscono il cibo ad altre creature e riciclano i rifiuti della natura.
Gli insetti tra gli animali a rischio d’estinzione
Per questo risultano ancora più drammatici i risultati dello studio condotto da ricercatori del German Centre for Integrative Biodiversity Research (iDiv), dell’Università di Lipsia e della Martin Luther University Halle-Wittenberg. Secondo la ricerca, infatti, in media, il numero totale di esemplari nelle popolazioni di insetti terrestri diminuisce dello 0,92% all’anno, cioè circa il 24% in 30 anni. Inoltre si stima che, nei prossimi decenni, il 40% di questi sarà tra gli animali a rischio estinzione, con conseguenze irreparabili per la biodiversità.
Ad essere più colpiti sono gli insetti terrestri, come i lepidotteri (falene e farfalle), imenotteri (api, vespe e formiche) e scarabei (stercorari). Minori effetti, invece, hanno subito gli insetti che popolano le chiome degli alberi. Infine, i dati registrano un aumento nel numero solo per gli insetti d’acqua che vivono nei pressi di fiumi, laghi e paludi, come moscerini e libellule. Tutte queste tendenze, però, variano a seconda della zona geografica considerata. Nelle aree più selvagge, infatti, i cali sono meno drastici, a dimostrazione che la presenza dell’uomo è il principale fattore che contribuisce a determinare questo fenomeno.
Il destino incerto degli insetti d’acqua
Sebbene i risultati della ricerca mostrino come gli insetti d’acqua siano i meno colpiti dai problemi che determinano la diminuzione del resto della specie, in realtà questo non è sempre vero. Infatti nei Paesi tropicali, come l’America del Sud, anch’essi sono in forte declino. Questo fenomeno non è da sottovalutare se si considera che più di 8 insetti su 10 abitano le fasce tropicali e subtropicali del mondo, le più ricche di biodiversità ma anche le più minacciate.
Come dimostra lo studio condotto dalla Queen Mary University of London, si sta verificando un declino pervasivo di insetti, come libellule, efèmere e moscerini, in canali, fiumi e laghi compresi nella pianura alluvionale del fiume Paranà. Questo rappresenta uno dei più vasti sistemi d’acqua dolce dell’America meridionale. Infatti il sistema fluviale del Paranà attraversa Brasile, Paraguay, Argentina, e bagna anche una parte significativa dell’America del Sud.
Ma qual è la causa principale di questo fenomeno? Sono l’uomo e la distruzione degli ecosistemi della zona, causata soprattutto dalla costruzione di dighe. Quelle che si trovano sul fiume Paranà e sui suoi affluenti sono oltre 130. La diga di Itaipu è il secondo più importante impianto idroelettrico al mondo, al confine tra Brasile e Paraguay. La sua costruzione ha creato, nel 1982, un lago talmente imponente da cancellare del tutto le cascate Guairà, i salti d’acqua creati dal fiume, tra i primi al mondo per volume. Ma la perdita di ogni barriera naturale tra basso e alto Paranà ha portato all’invasione di pesci che si cibano di insetti, determinando così la drastica diminuzione di questi ultimi.
La perdita degli insetti impollinatori preoccupa il mondo
La perdita più grave che si sta registrato e che ha provocato l’allarme in diversi Stati del mondo è il declino degli insetti impollinatori, come le api. Infatti la maggior parte degli impollinatori fanno parte della specie degli entomi. In tutto il mondo ci sono circa 16mila diverse specie di api rispetto alle mille specie di altri impollinatori vertebrati, come uccelli e mammiferi.
Ma cosa sono gli impollinatori? Con questo termine si indicano gli animali che, grazie alla loro azione, trasportano il polline e permettono alle piante di riprodursi. Proprio per questa loro funzione sono anche chiamati prònubi. Il nome è evocativo: trae origine dall’Antica Roma ed era usato per indicare la figura che assisteva lo sposo nella cerimonia nuziale.
Gli insetti impollinatori sono molto diversi tra loro. Ci sono gli imenotteri (api, bombi, vespe), i lepidotteri (farfalle, falene), i ditteri (mosche, sirfidi), i coleotteri (scarabei, coccinellidi) e gli ortotteri (cavallette). Nonostante sia una specie eterogenea, molti impollinatori presentano, però, alcune caratteristiche comuni:
- il corpo rivestito fittamente da setole fa sì che il polline resti fra queste e possa essere così trasportato di fiore in fiore;
- l’apparato boccale succhiante, che è il risultato di un adattamento evolutivo per la loro dieta, basata su liquidi zuccherini, come il nettare dei fiori.
L’importanza degli impollinatori per la biodiversità
Il ruolo degli impollinatori non è da sottovalutare. È essenziale per il mantenimento degli ecosistemi e della biodiversità. Con la loro diminuzione, molte specie vegetali potrebbero a loro volta subire un declino, insieme agli organismi che direttamente o indirettamente dipendono da esse. Infatti, soltanto poche piante sono in grado di autoimpollinarsi. Invece, la maggior parte di esse ha bisogno degli animali pronubi, del vento o dell’acqua per riprodursi.
Inoltre, il declino degli impollinatori ha anche un impatto negativo sull’approvvigionamento alimentare. Per esempio, l’84% delle specie coltivate nell’Unione Europea dipende, almeno in parte, dagli insetti per la produzione di semi. L’impollinazione tramite insetti permette anche una maggiore varietà delle colture e una migliore qualità di frutta, verdura, frutta secca e semi.
Coltivazioni che dipendono considerevolmente dagli insetti impollinatori sono quelle di:
- mele, arance, fragole, albicocche, ciliegie;
- fagioli, cetrioli, zucche;
- erbe quali basilico, timo o camomilla;
- pomodori, peperoni e agrumi.
Infine i prònubi contribuiscono direttamente anche alla produzione di farmaci, biocarburanti, fibre come cotone e lino, e materiali da costruzione.
Il ruolo delle api nelle colture: allarme degli apicoltori
Uno degli impollinatori la cui scomparsa preoccupa maggiormente il mondo è quella delle api. Negli ultimi anni gli apicoltori hanno segnalato perdite di intere colonie, specialmente nei Paesi occidentali dell’Unione Europea, come Francia, Belgio, Germania, Regno Unito, Italia, Spagna e Paesi Bassi. Una su dieci specie di api o farfalle è a rischio di estinzione in Europa. Ma la perdita non si limita al vecchio continente. Sono coinvolti anche Stati Uniti, Russia e Brasile.
Gli insetti come le api sono di fondamentale importanza per l’ambiente. Queste, infatti, sostengono la biodiversità fornendo l’impollinazione essenziale per una vasta gamma di colture e piante selvatiche. In più contribuiscono al benessere dell’essere umano attraverso la produzione di miele e di altri prodotti, come la cera per la lavorazione degli alimenti, propoli nella tecnologia alimentare e la pappa reale.
Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), delle 100 specie di colture che forniscono il 90% dei cibi di tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api.
La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale, rappresenta un valore economico stimato tra 235 e 577miliardi di dollari. In particolare, in Europa, si stima che il valore della produzione agricola annua, direttamente attribuita agli insetti impollinatori, sia di 15miliardi. Infatti l’Unione Europea è il secondo maggiore produttore di miele, dopo la Cina. 17milioni di alveari e 600mila apicoltori producono ogni anno circa 250mila tonnellate di miele.
Come salvare le api: le politiche dell’Unione Europea
Già nel 2000 la Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione sulla diversità biologica ha istituito un’iniziativa internazionale per la conservazione e l’uso sostenibile degli impollinatori.
In seguito, per contrastare il problema della loro diminuzione e combinare gli sforzi a livello nazionale e continentale, nel 2018 la Commissione Europea ha presentato l’iniziativa per gli impollinatori. Gli obiettivi da conseguire sono quello di divulgare informazioni riguardo il declino di questa specie e di contrastarne le cause, riducendo del 50% l’uso di prodotti chimici pericolosi. Infatti pesticidi e altri agenti inquinanti possono colpire gli impollinatori in maniera diretta, in caso di uso di insetticidi e fungicidi e indiretta, tramite l’azione degli erbicidi. Per questo motivo il Parlamento Europeo ritiene che la riduzione di questi prodotti sia una priorità assoluta.
Inoltre, la Germania ha messo in atto, nel 2019, un “Piano d’azione per la protezione degli impollinatori”, che prevede un investimento di 100milioni di Euro, di cui ben 25milioni destinati alla ricerca. Il piano mira a contrastare la scomparsa di insetti con:
- la limitazione dell’uso di pesticidi;
- la difesa dell’agricoltura estensiva e sostenibile;
- l’aumento della biodiversità nelle praterie;
- l’aumento della naturalità nel verde pubblico;
- la difesa di insetti pronubi, anche selvatici;
- la sensibilizzazione della popolazione su questi temi.