UNO STUDIO CONDOTTO DA ENEA E UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA HA RIVELATO CHE I SOTTOPRODOTTI DELLA LAVORAZIONE DEL POMODORO CONTENGONO UN’ALTA CONCENTRAZIONE DI MOLECOLE ANTIOSSIDANTI. QUESTE SONO NOTE PER IL LORO RUOLO NELLA PREVENZIONE DI GRAVI MALATTIE E NELL’AZIONE CONTRO L’INVECCHIAMENTO PRECOCE
Antiossidanti, cosa sono
Gli antiossidanti fanno bene alla salute umana perché proteggono le cellule dai danni causati dai radicali liberi. Ossia molecole instabili prodotte dal corpo durante il metabolismo o a causa di fattori esterni come inquinamento e radiazioni UV.
I radicali liberi possono causare stress ossidativo, che danneggia cellule, proteine e DNA, favorendo invecchiamento e malattie croniche come il cancro e i problemi cardiovascolari.
Gli antiossidanti bloccano i radicali liberi, riducendone i danni. Tra gli antiossidanti più comuni ci sono la vitamina C, la vitamina E, i flavonoidi e i polifenoli.
Queste sostanze proteggono il corpo, migliorano il sistema immunitario, riducono l’infiammazione e aiutano a rallentare l’invecchiamento, prevenendo malattie legate allo stress ossidativo.
Il progetto di ENEA e Università della Tuscia
Uno studio condotto dall’ENEA e dall’Università della Tuscia, che ha coordinato il progetto, ha messo in evidenza l’alto contenuto di molecole benefiche nei residui della lavorazione del pomodoro.
I risultati, pubblicati sulla rivista Food Chemistry, hanno analizzato per la prima volta le proprietà nutrizionali e funzionali delle sanse del pomodoro, ossia la buccia e i semi (che rappresentano circa il 20% del peso), provenienti dalle varietà San Marzano, Sun Black e Colorless Fruit Epidermis. Quest’ultima caratterizzata dalla buccia trasparente.
La polvere di pomodoro derivata dagli scarti potrebbe essere utilizzata come ingrediente funzionale in numerosi alimenti commerciali, contribuendo a migliorarne significativamente il profilo nutrizionale.
«Abbiamo dimostrato che da questi prodotti di scarto è possibile ottenere una polvere di pomodoro nutrizionalmente comparabile a quelle in commercio, ma con un elevato contenuto di molecole bioattive antiossidanti – spiega Maria Sulli del laboratorio ENEA Biotecnologie Green -. Come flavonoidi e antociani, note per l’efficacia nel prevenire l’insorgenza di gravi malattie e l’invecchiamento precoce».
La d.sa Maria Sulli è coautrice dello studio insieme con il collega Gianfranco Diretto e con Barbara Farinon, Martina Felli, Daniele V. Savatin, Andrea Mazzucato, Nicolò Merendino e Lara Costantini dell’Università della Tuscia (Viterbo).
La sansa Sun Black si distingue per l’abbondanza di composti benefici
Tra le sanse esaminate, quella del Sun Black, con la sua tipica pigmentazione viola, si è distinta per l’abbondanza di composti benefici, come gli antociani e i flavonoidi, con una percentuale variabile tra il 16,5% e il 36,5% rispetto alle altre varietà.
Questa ricchezza la rende una promettente aggiunta funzionale a prodotti alimentari come pasta, pane e biscotti, poiché contribuisce con antiossidanti, fibre e minerali.
Le polveri di pomodoro nutrienti e antiossidanti
Lara Costantini, del Laboratorio di Nutrizione Cellulare e Molecolare dell’Università della Tuscia e coordinatrice del progetto, ha spiegato che «le polveri di pomodoro da noi ottenute a partire dalle sanse mostrano importanti caratteristiche che potrebbero migliorare il profilo nutrizionale e antiossidante di molti alimenti in commercio. Al momento stiamo lavorando per analizzare la loro integrazione in diversi alimenti e la loro funzionalità in vivo tramite un trial clinico».
L’uso dei prodotti di scarto come biopesticidi
I ricercatori hanno anche esaminato l’efficacia degli estratti derivati dagli scarti contro il batterio “Pseudomonas syringae” e il fungo “Fusarium graminearum”, noti per i danni che causano ai raccolti di pomodoro.
La d.sa Sulli ha sottolineato che, vista la necessità di alternative sostenibili per il controllo delle malattie fitopatogene in agricoltura e considerando l’attività antimicrobica e antimicotica dei fenoli, ulteriori studi esploreranno l’uso dei prodotti di scarto come biopesticidi.
Quindi, la scienziata di ENEA ha evidenziato che «l’accumulo di antociani sulla buccia riduce la suscettibilità dei pomodori al fungo Botrytis cinerea, uno dei più importanti patogeni post-raccolta, garantendo una maggiore durata di conservazione di questo frutto».
Il pomodoro eccellente contribuente dell’economia circolare
Il pomodoro (Solanum lycopersicum L.) è una delle colture più diffuse a livello globale, con oltre 189milioni di tonnellate prodotte nel 2021, di cui circa 18milioni provengono dall’Unione Europea. L’Italia, che ha prodotto 6,64milioni di tonnellate nello stesso anno, è il principale produttore europeo, rappresentando il 36,7% della produzione totale nell’UE.
Elemento fondamentale della Dieta mediterranea, il pomodoro può essere consumato sia fresco sia trasformato. Si stima che oltre la metà della produzione globale sia destinata alla trasformazione in prodotti come passate, salse, purè, ketchup o pomodori in scatola.
Questa lavorazione genera milioni di tonnellate di sottoprodotti che contengono ancora numerose molecole salutari. Questi scarti potrebbero essere rivalorizzati come ingredienti funzionali, contribuendo all’economia circolare.
Infatti, la polvere di pomodoro derivata dagli scarti potrebbe essere utilizzata come ingrediente funzionale in numerosi alimenti commerciali, contribuendo a migliorarne significativamente il profilo nutrizionale.
L’uso alternativo dei residui del pomodoro si inserisce nella strategia Farm to Fork (F2F) della Commissione Europea, che mira a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030.
Fonti: ENEA, Antioxidants & Redox Signaling