Dakar è la microalga Ostreopsis a provocare influenza
È la microalga Ostreopsis a causare i malanni dei surfisti sulle spiagge di Dakar. A evidenziarlo, gli scienziati dell’Istituto di ricerca per lo sviluppo (IRD) e dell’Istituto di ricerca agricola senegalese (ISRA). (Fonte Reportage Afrique di RFI).
I suoi effetti si possono mettere in relazione con una misteriosa sindrome influenzale che colpisce i residenti.
Ogni anno, a partire dalla stagione calda fino alla ripresa degli Alisei e della stagione fredda, avviene una cosa misteriosa.
Sia i surfisti sia gli abitanti della Corniche des Almadies (Senegal), sviluppano dei sintomi simil-influenzali.
I più diffusi: “mal di gola, raffreddore, febbre”, spiega Oumar Sèye, manager del business del surf.
“Appena c’è un vento da sud, ci si ammala. Successivamente, i sintomi scompaiono”.
“È una cosa che ci tocca da venti anni, ma non sapevamo da dove venisse”, aggiunge.
Surfisti in allarme per via della microalga
Il sito “Prevenzione surf” cita numerose testimonianze di nuotatori, surfisti e bagnini vittime di questi sintomi durante il fine settimana.
Questa ONG per la protezione degli oceani e dei suoi utenti evoca così casi di rinite, starnuti, naso che cola, grande stanchezza e gole irritate.
A settembre 2020, l’alga era già stata menzionata da Ifremer, dopo che i nuotatori erano stati colpiti da sintomi simili.
Un sospetto fondato: la microalga causa strani malori
Come detto, già nel 2016, alcuni scienziati sospettavano che la microalga fosse la causa principale delle inspiegabili influenze.
Dopo l’esposizione diretta all’acqua di mare e/o all’aerosol durante le fioriture di Ostreopsis, in diverse spiagge, si verificavano:
1) lievi sintomi cutanei;
2) affanno respiratorio;
3) malessere generale.
Ad ammalarsi, non solo i bagnanti, ma anche i lavoratori e gli abitanti del litorale.
Così, non appena lo scorso luglio, i residenti hanno manifestato i primi sintomi, alcuni esperti hanno iniziato a contattarli per prelevare campioni.
Waly Ndiaye, ricercatore in acquacoltura all’ISRA spiega: “Abbiamo fatto diciotto immersioni, poi abbiamo prelevato alcuni campioni d’acqua vicino ai luoghi dove veniva usata l’acqua. Abbiamo quindi convalidato che la responsabile era una microalga, del genere Ostreopsis. È una specie che produce una tossina che dà i sintomi che le popolazioni ci hanno riferito”.
Un problema legato alla efflorescenza?
Non solo.
Le microalghe si sviluppano a due o tre metri di profondità quando l’acqua è calda.
Poi rilasciano la tossina nell’acqua quando c’è un moto ondoso, quindi i venti la portano a riva, provocando in tal modo sintomatologie di media entità.
Va notato qui che i sintomi non si verificano in concomitanza con elevate densità cellulari di Ostreopsis, né durante la fioritura, ma solo in determinati periodi.
A confermarlo, un’indagine parallela di epidemiologia ed ecologia.
La ricerca ha rilevato che i sintomi si sono verificati alla fine della fase esponenziale e nella fase iniziale stazionaria della fioritura.
“Riguardo alla loro efflorescenza”, spiega Patrice Brehmer dell’IRD: “gli effluenti, cioè i liquami non trattati, possono essere un’aggravante”.
“La prima osservazione di questo tipo di fenomeno, avvenne una quindicina di anni fa”.
“Essa ben corrisponde alla massiccia urbanizzazione della penisola di Almadies, con capacità igienico-sanitarie sottodimensionate”.
“È assolutamente necessario, nei piani urbanistici, mettere nelle future lottizzazioni adeguate capacità igienico-sanitarie”.
Il genere Ostreopsis: Specie e distribuzione biogeografica della microalga
La microalga in questione appartiene al genere Ostreopsis, una dinoficea bentonica potenzialmente tossica, tipica delle aree tropicali e subtropicali.
Oltre al Senegal, negli ultimi anni i ricercatori ne hanno trovato tracce anche in zone temperate.
Tra di essi, molti Paesi del Mediterraneo, ma soprattutto la Puglia.
Il genere Ostreopsis e la specie tipo Ostreopsis siamensis furono descritti per la prima volta un secolo fa.
La scoperta ebbene nel Golfo del Siam (Thailandia) da parte di Schmidt (1901).
Da allora se ne sono identificate altre dieci specie di Ostreopsis.
Come accennato, alcune specie, producono elevate fioriture di biomassa e/o sintetizzano composti tossici che possono essere trasferiti:
1) attraverso le reti trofiche marine;
2) aerosolizzati, causando non solo impatti ecologici, sulla salute umana, ma anche socio-economici.
Ecologia chimica delle specie Ostreopsi
Questo genere ha attirato l’interesse scientifico e sociale a causa dei suoi impatti negativi.
Tra i vari ceppi, quello Mediterraneo, sembra produrre quasi esclusivamente ovatossine.
Queste, tramite esposizione (inalazione, contatto con le cellule o le tossine prodotte) possono causare una biointossicazione.
La tossina non è letale per l’uomo, il quale può sviluppare al massimo sintomi di natura parainfluenzale.
I più comuni sono rinorrea, dolore faringeo, tosse secca o moderatamente produttiva.
Frequenti altresì: irritazione del naso, malessere generale, mal di testa, febbre (≤38°C), irritazione oculare e/o dermatite.
La maggior parte dei sintomi scompare nel giro di poche ore senza farmaci specifici.
Interessante notare che la sintomatologia scompare, quando le persone si allontanano dalla some in prossimità della fioritura di Ostreopsis.
Ad oggi, solo pochi casi gravi hanno richiesto il ricovero.
Caratteristico anche il sapore metallico, segnalato da
1)persone durante lo snorkeling e il windsurf.
2) dai ricercatori durante il campionamento delle fioriture di Ostreopsis.
Diverso il discorso per la fauna
La microalga può causare sofferenze o mortalità nelle comunità bentoniche marine.
Parliamo di una categoria ecologica che comprende gli organismi acquatici, sia d’acqua dolce sia marini, che vivono nel fondale o fissati ad un substrato solido.
In sostanza, gli animali del fondale potrebbero avvelenarsi ingerendola.
In certi casi, possono restare soffocati dai grappoli formati da questa massa di alghe.
Inoltre, gli studiosi si sono focalizzati sulla produzione di tossine chimicamente vicine alla palitossina (PLTX).
La PLTX è la più potente tossina non batterica di origine biologica.
Inizialmente isolata nel 1971 dal genere di coralli molli tropicali Palythoa, la tossina è ora riconosciuta come 42-OH-PLTX.
La PLTX è associata a rari ma drammatici avvelenamenti da frutti di mare nelle aree tropicali.
Senegal: una presenza “inspiegabile”
Originaria dei tropici, la sua presenza sulla costa rimane per il momento inspiegabile, ma potrebbe essere legata al riscaldamento globale.
La microalga è invece molto più presente e conosciuta nel Mediterraneo, dove è stata osservata a partire dal 2011.
In un rapporto, “Surf prevention” spiega che quando le condizioni sono favorevoli, le microalghe si uniscono e formano grumi marroni e appiccicosi, visibili sulla superficie dell’acqua.
La microalga colpisce anche Bari
Abbiamo già detto che anche le zone costiere della Puglia sono interessate dalla proliferazione e fioritura di microalghe della specie “Ostreopsis Ovata“.
Ormai da diversi anni, questa specie ha colonizzato numerose aree costiere della nostra penisola.
Sebbene sia appurato che non sia letale per l’uomo, l’ARPA Puglia tiene sotto controllo il fenomeno con un monitoraggio continuo.
Il suo obiettivo è quello di evitare spiacevole conseguenze sia a livello ambientale sia a livello della salute umana.