“LA MAREA STA CAMBIANDO”. COSÌ IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU GUTERRES HA DICHIARATO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI
Il mondo sta cambiando. Cambia il territorio. Cambiano le temperature. E cambiano anche i mari. Acidificazione degli oceani, deossigenazione, innalzamento del livello del mare e aumento della frequenza di fenomeni estremi rendono anche la biodiversità marina ancora più vulnerabile. A questi si aggiungono poi le terribili conseguenze dovute al traffico marittimo, alla pesca insostenibile, al traffico petrolifero, alle attività di estrazione al largo e all’inquinamento da plastica.
Secondo quanto sostenuto dalle Nazioni Unite, nel 2050 gli oceani conterranno più plastica che pesci. E la sesta più grande zona di accumulo dei rifiuti plastici al mondo è proprio il Mediterraneo.
In particolare tra il corno della Corsica e l’isola di Capraia si registrano valori di microplastiche tra i più elevati al mondo, a causa delle correnti, minacciando l’Area Specialmente Protetta del Santuario Pelagos.
Inoltre, nel Mediterraneo si concentra il 15% dell’attività marittima mondiale e il 20% del commercio marittimo globale. Circa 200mila navi solcano le acque mediterranee ogni anno e costituiscono un rischio per i grandi cetacei del nostro mare.
Queste sono alcune delle criticità evidenziate nell’ultimo report del WWF Italia “Sos Mare fuori. Minacce e soluzioni per la tutela del mare aperto”. Secondo questo, lo spazio marittimo italiano protetto è solo del 5%, considerando anche le Zone di Tutela Biologica e le Zone di Restrizione della Pesca. Inoltre il 73% degli stock ittici vengono ancora pescati oltre i limiti sostenibili, cioè più velocemente della capacità di riprodursi delle specie.
Giornata mondiale degli oceani: le parole di Guterres
«Gli oceani sono il fondamento della vita e rappresentano il maggiore deposito di biodiversità – dichiara il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in occasione di questa Giornata mondiale degli oceani -. Noi dovremo essere il migliore amico degli oceani, mentre attualmente noi siamo il peggiore nemico».
Tuttavia, nel suo discorso, Guterres non parla solo dei fenomeni negativi che si abbattono sui nostri mari a causa delle azioni dell’uomo ma anche della volontà di tutti di cambiare.
«Questa Giornata mondiale degli oceani ci ricorda però che la marea sta cambiando – continua -. Lo scorso anno è stato stabilito l’obiettivo globale di salvaguardare il 30% delle aree marine e costiere entro il 2030. Si sta poi facendo un accordo per porre termine all’inquinamento di plastica. In più a marzo gli Stati si sono accordati per un trattato sulla protezione in alto mare, al fine della conservazione e dell’uso sostenibile della biodiversità marina in aree oltre la giurisdizione nazionale. Portare a termine questi obiettivi richiede un impegno collettivo. Mettiamo tutti per primi gli oceani».
Tutte le iniziative per salvaguardare gli oceani
L’impegno collettivo non coinvolge solo gli Stati ma anche l’individuo stesso. Per questo sono importanti tutte le iniziative che vogliono tutelare la “salute” dei mari. Per esempio la campagna del WWF “GenerAzione Mare”, giunta alla sua settima edizione, coinvolge ogni anno migliaia di cittadini, volontari, ricercatori, pescatori e gestori di aree marine protette in varie attività, dalla pulizia delle spiagge e dei fondali alla sorveglianza dei lidi per proteggere la deposizione delle tartarughe marine, dall’assistenza nel recupero di esemplari feriti o attrezzi da pesca abbandonati a corsi di formazione per rilevare la presenza di cetacei.
Anche Legambiente, con la sua campagna “Tartalove”, vuole tutelare uno tra gli esemplari più in pericolo nei nostri mari: la tartaruga marina. Sono almeno 130mila le tartarughe marine in pericolo di vita ogni anno nel Mediterraneo. E almeno 40mila sono quelle che muoiono a causa delle catture accidentali, dei rifiuti ingeriti e per traumi causati dal traffico nautico. Perciò da anni Legambiente si batte per la salvaguardia delle tartarughe marine, in particolare della specie Caretta caretta.
A essere conquistata dall’iniziativa è anche la campionessa di nuoto, Federica Pellegrini, la quale, proprio durante questa Giornata mondiale degli oceani, ha adottato e liberato in mare, a Manfredonia, Libera, la sua tartaruga marina, di circa 20 anni, che era stata catturata accidentalmente da un peschereccio ed era ospite nel Centro di Recupero per Tartarughe Marine di Legambiente.
«Ho adottato Libera e ne sono felice – racconta Pellegrini -. Liberare in mare la mia tartaruga marina, grazie alla campagna di Legambiente “TartaLove”, è un’esperienza che invito tutti a provare. Un gesto, semplice ed emozionante, per prenderci cura di questo ambiente magnifico».
Il ruolo della ricerca nella tutela dei mari
Infine anche la ricerca scientifica fa la sua parte per cercare soluzioni che possano proteggere le nostre acque dagli eccessi delle attività umane. In particolare uno studio ha voluto valutare l’impatto sulla pesca commerciale del Parque Nacional Revillagigedo, la più grande area marina integralmente protetta del Nord America.
Queste acque a ovest del Messico e che bagnano le isole vulcaniche di Revillagigedo sono popolate da mante, tonni e megattere, oltre che da cinque specie di tartarughe e pesci, trentasei specie dei quali non esistono in nessun altro luogo del Pianeta.
Qui nella riserva il governo messicano ha decise di impedire ogni attività ittica ed estrattiva, causando l’opposizione dell’industria della pesca. Tuttavia la ricerca, compiuta grazie al Mexican Center for Marine Biodiversity, alla Scripps Institution of Oceanography dell’Università di San Diego, all’Institute of Americas’ Gulf of California Marine Program e alla National Geographic Society, ha concluso che l’istituzione dell’area marina “non ha avuto effetti causali sulla cattura o sull’utilizzo dell’area e dunque non ha recato danno alla flotta ittica messicana“.