venerdì, Settembre 22, 2023

Le memorie di Federico Ruggero di Hohenstaufen – Parte Quinta

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La lettera immaginaria di Federico II

Federico Ruggero di Hohenstaufen è stato un imperatore di grande cultura.

Con gli gli studenti delle Università di Napoli e di Bologna, Federico II aveva un rapporto epistolare frequente.

In una solenne occasione l’Imperatore affermò che “senza la scienza non si consegue alcuna dignità…”  

Memorie di Federico Ruggero di Hohenstaufen è una raccolta merito della ricerca di Domenico Tangaro. L’elaborato dell’architetto ha richiesto tre anni di studio (Domenico Tangaro Arte).

Il Sistema cosmico di Tolomeo: ipotesi geocentrica

In quell’ambiente, in cui circolava l’idea dell’appartenenza a un unico sistema cosmico, di cui si cercava la chiave di lettura, maturò in me l’idea di far tradurre la Sintaxis matematica di Claudio Tolomeo, più nota con il titolo arabizzato di Almagesto. Fu tradotto in latino, col supporto di un codice greco che Manuele Commento mi aveva inviato in dono.

Per me, il trattato di Tolomeo, tradotto prima in lingua araba, poi in latino, mi diede la possibilità di conoscere importantissime nozioni di carattere geografico. Mi chiarì, sulla base dell’ipotesi geocentrica, il presupposto dei moti circolari dei corpi celesti. Rese comprensibile l’alternarsi delle eclissi solari, spiegava la variazione della luna.

Mi resi conto che l’Almagesto era un’opera alla base di tutta la scienza astronomica. Che apriva un’importante premessa agli studi di Aristippo intorno allo studio delle scienze geologiche, astronomiche e naturalistiche.

Federico e i libri di pietra di Puglia

In Puglia, ho fissato questa cultura, conoscenza, pensiero diffuso e condiviso, nelle pietre dei miei castelli. Supportato dall’architettura, dalla matematica e dalla geometria. Oltre a essere presidi e punti di controllo dell’immenso territorio del Regno delle due Sicilie.

Ho immaginato e costruito uno dei castelli, Castel del Monte, in modo da raccogliere, in una sintesi fisica, tutti gli studi astronomici, in architettura. E questo, per tramite degli assi di orientamento, dei punti di vista specifici, di torri, di lati. In modo da suddividere lo spazio astronomico in nove campi di studio. Simili, per libera associazione, ai sette climi di Tolomeo e alle settanta sezioni geografiche di Ibn-Idris.

Scienze geologiche, astronomiche e naturalistiche

La trasposizione della geometria e della matematica nell’architettura in relazione all’astronomia, mi ha aperto uno scenario nuovo, ampio, immenso, cosmico. Dove l’architettura mi ha dato la possibilità di costruire un nuovo castello delineato dalla luce dinamica dell’arco del sole e della luna, dalle fasi lunari, dall’inclinazione di essi rispetto alla Terra. Dal movimento delle costellazioni e dei pianeti.

Questo pensiero, per molte notti, mi tolse il sonno. E mi orientò l’idea di costruire un castello in armonia con le scienze geologiche, astronomiche e naturalistiche. La forma, il paesaggio, la natura, l’arte, la tecnica, dovevano essere gli elementi per una composizione architettonica unica.

Una fredda mattina di gennaio ho dato ordini di costruire il castello immaginato in tal senso, in cui tutte le intuizioni astronomiche erano assorbite, rese visibili e leggibili a occhio nudo e con chiarezza. La stessa che aveva supportato la mappa geografica di Ibn-Idris.

Tutto aveva un senso e una continuità, tra passato e futuro.

La Terra al centro del sistema solare

L‘idea di Tolomeo era che la Terra fosse al centro dell’universo e che tutti gli astri ruotassero intorno a essa in cerchi concentrici. Il più vicino alla Terra di questi cerchi concentrici era quello percorso dalla Luna. Mentre, via via più lontani, vi erano il cerchio descritto da Mercurio e Venere, dal Sole, da Marte, Giove e da Saturno. Questa tesi fissò il panorama in cui ho ideato e modellato l’architettura di Castel del Monte, considerando la Terra al centro del sistema solare: il “sistema geocentrico”.

L’universo, secondo Tolomeo, era racchiuso e limitato dalla sfera delle stelle fisse.

I Greci chiamarono questi astri: astéres, planétai. Che significa stelle vaganti, da cui derivò il nome “pianeti”. Scoprirono che i cinque astri si muovevano rispetto alle costellazioni, le quali, rimanevano fisse nel cielo.

Ma ciò che mi ha incuriosito, ancor più, di questi appunti sull’astronomia, è l’osservazione delle costellazioni a occhio nudo, in modo Greco.

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