giovedì, Aprile 18, 2024

Memorie di Federico Ruggero di Hohenstaufen – Parte ottava

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L’Imperatore adolescente tra i fasti e le responsabilità del suo rango

In questa Parte Ottava, Federico Ruggero di Hohenstaufen, il “Puer Apuliae”, racconta alla sua donna come ha affrontato situazioni che la sua investitura imponevano. Come la gestione dell’Impero tra guerre e alleanze.  

Avevo quindici anni quando incontrai Costanza d’Aragona, già regina d’Ungheria e il suo seguito di cavalieri, dame di corte e trovatori. Un mondo che, vivendolo, mi trasformò in quel “Puer Apuliae“, Figlio di Puglia. Gentil uomo di corte, frequentatore della civiltà europea più evoluta, ricca di codici e convenzioni dell’amor cortese.

La Puglia è stata il territorio del mio Regno in cui ho subito i primi assalti. Questi miindussero adaccettare l’offerta di governare l’Impero offertomi dai miei antenati germanici e dal Papa Innocenzo III, a Coira, nel cuore ereditario di Svevia degli Hohenstaufen. La terra di mio padre di cui ignoravo tutto, persino il carattere e il linguaggio.

Castel del Monte: piano primo, sala interna, particolare della triplice colonna con capitello unico

La vita di Federico II ad Hagenau, tra libri, marmi pregiati e caccia nella foresta

Dopo Coira, Costanza, Basilea mi stabilii nel castello di Hagenau, in Alsazia, per qualche tempo. La mia residenza preferita nei miei possedimenti nordici, perchè ha splendide foreste adatte alla caccia e una delle più pregevoli biblioteche d’Europa, protetta da mura massiccie ed imponenti.

Con i pavimenti degli appartamenti reali di marmo rosso, in cui sono custoditi i tesori e le insegne imperiali della Corona dei Barbarossa. Ma il mio viso senza barba e liscio, di un giovane dagli occhi azzurri scintillanti e dai capelli del colore del rame dorato, contrastava con il cupo castello immerso nelle grigie giornate dell’ambiente nordico.

Così differente dai palazzi e dai giardini di Palermo, inondati di luce solare e sempre presenti nella mia memoria.

Federico II una figura leggendaria

Federico II di Svevia. Il busto è conservato nel castello di barletta

Dopo essere stato proclamato imperatore a Francoforte, donai liberamente, ai miei seguaci, un’enorme somma di marchi d’argento. I cronisti dell’epoca annotarono quel dono come “intelligente”, che contribuì ad aumentare la mia popolarità, facendomi diventare una figura leggendaria.

La gioventù, l’eleganza, la liberalità e l’eredità di un grande nome, diedero ai menestrelli l’opportuntà di dedicarmi le loro canzoni in cui il nomignolo “Figlio di Puglia” raccontava dell’alone solare, luminoso, come il sud mitizzato, dell’antica Patria dei Cesari, imperatori del Regno Romano d’Oriente e d’Occidente, da cui io provenivo.

Usavo con cosciente determinazione il mio fascino e il mio talento, compiendo gesti cavallereschi estremamente seducenti, come quello di invitare alla mia tavola, un nemico vinto e prigioniero.

Il Papa incorona Federico “Romanorum Imperator et Semper Augustus”

Ho concesso l’intero dominio spirituale nelle mani del Papa, insieme ai territori pontifici in Italia. Dopo tale gesto, da tutte le parti dell’Impero giungevano feudatari per prestare atto di ubbidienza personale. E io confemavo loro tutti i privilegi accordati dai miei predecessori.

Sono sempre stato ambizioso e mi sono reso conto che, senza scatenare guerre civili, ero giunto al culmine di una prima fase della mia vita da Imperatore. Stadio preliminare e indispensabile per quella successiva: l’Incoronazione a Roma, per le mani del Papa con il titolo di Romanorum Imperator et Semper Augustus.

Castel del Monte: piano primo, sala interna, particolare della triplice colonna tra due sedute laterali

Dalla gestione libera del territorio all’anarchia all’interno dell’Impero

Nelle provincie continentali del Regno delle due Sicilie, in particolare in Puglia, la mancanza della mia presenza diffuse l’anarchia, creando situazioni umane e ambientali disastrose.

Ermanno di Salza, mio grande amico, gran maestro dei Cavalieri Teutonici, l’ho nominato Duca di Svevia, ciò mi lasciò libero di perseguire altri e più vasti intenti imperiali e insieme di consolidare e riorganizzare il Regno.

Decisi, che tutte le terre dell’Impero erano inalienabili, ma i Principi nominati, potevano suddividere i feudi liberamente creando i presupposti della gestione libera del territorio all’interno dell’Impero.

Il sigillo dell’imperatore

Quando, più avanti negli anni, mi accorsi di aver ecceduto in generosità e di aver in tal modo messo a repentaglio i miei stessi diritti, revocai le decisioni giovanili.

Ho dovuto ricorrere al Papa per obbligare il duca Enrico di Sassonia, che non ha voluto riconoscermi subito come Imperatore, a rendermi i tesori e le insegne imperiali della Corona, rendendomi totalmente Imperatore.

Il sigillo riservato ai documenti più solenni, mi ritraeva su una placca di oro puro, seduto in un trono, con il globo e lo scettro in mano.

Memorie di Federico Ruggero di Hohenstaufen è una lettera immaginaria frutto dello studio di Domenico Tangaro. La ricerca dell’architetto Tangaro è durato tre anni (Domenico Tangaro Arte).

Numero verde ONA

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