giovedì, Ottobre 10, 2024

Meduse: cosa fare dopo un incontro ravvicinato

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Durante la stagione calda, si passa più tempo al mare ma l’estate è anche il periodo dell’anno di maggiore diffusione delle meduse.

In aumento il rischio di un incontro non gradito con una medusa

Un branco di meduse

Infatti, questi celenterati amano le acque calde. Pertanto, oltre che dalle specie autoctone, il Mediterraneo è invaso da specie tropicali che attraversano il canale di Suez.

Una successiva diffusione di meduse è stata, infine, causata dall’aumento delle temperature dovute ai cambiamenti climatici.

ARPA Marche ha pubblicato una guida elaborata dall’Università del Salento e dal Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare, con informazioni utili per i bagnanti

Non tutte sono urticanti ma le meduse sono organismi importanti per il nutrimento di altre specie marine, tra cui i pesci luna e le tartarughe. Esse, invece, si nutrono di plancton o di pesci di varie dimensioni.

Circa il 98% dell’organismo delle meduse è composto da acqua.

Il liquido tossico che provoca l’infiammazione all’uomo è il veleno che questi invertebrati utilizzano per difendersi dai predatori e per paralizzare potenziali prede. Questo liquido urticante è contenuto nei tentacoli.

Il veleno di alcune specie potrebbe scatenare nell’uomo anche uno shock anafilattico molto pericoloso.

Meduse sull’arenile

La medusa non attacca l’uomo e non punge, non ha pungiglioni ma è l’uomo ci “sbatte” contro quando è in acqua, oppure talvolta le può calpestare sull’arenile.

Bisogna fare molta attenzione quando ci si bagna in acque torbide e a non incappare nei tentacoli lunghi diversi metri di alcune specie e perciò, non vedendone subito il corpo principale, ci accorgiamo della loro presenza solo a spiacevole contatto avvenuto.

Cosa accade quando ci “scontriamo” con una medusa?

Si avverte subito un dolore intenso e quindi ci sentiamo “bruciare”; nel frattempo la zona venuta a contatto con i tentacoli si arrossa.

La prima cosa da fare è uscire dall’acqua. Quindi, lavare la parte “colpita” con acqua di mare per staccare dalla pelle eventuali residui di tentacoli e diluire la tossina non ancora penetrata nella pelle.

L’acqua dolce, invece, potrebbe favorire la diffusione del veleno. Eventuali filamenti dei tentacoli che fossero rimasti ancora attaccati alla pelle vanno rimossi con una pinzetta. Le tossine delle meduse si disgregano col calore, pertanto è bene tenere al caldo la parte danneggiata.

Cosa non fare: bisogna sfatare l’uso dell’urina. Infatti, spargerebbe le cellule urticanti su un’area più grande.

Uno dei rimedi più efficaci è un gel astringente al cloruro di alluminio che si può acquistare in farmacia: frena la diffusione delle tossine e allevia la sensazione di prurito.

Fonte Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente

Numero verde ONA

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