Mediterraneo in crisi: disastri ecologici e temperature in aumento
Mediterraneo, Golfo di Biscaglia e il Mare del Nord sono le zone di mare del “Vecchio continente” dove la pressione delle attività umane è molto accentuata.
Il Mediterraneo, in particolare, pur avendo una superficie pari a circa l’uno per cento di quella di tutti gli oceani, ospita oltre 17mila specie marine. Ossia tra il 4% e il 12% della biodiversità marina mondiale. Purtroppo, sia gli organismi viventi sia l’habitat del Mare Nostrum sono in pericolo. Soprattutto a causa dell’inquinamento da acque reflue e dello sfruttamento irrazionale delle risorse viventi.
Mediterraneo, concentrato di biodiversità
“Occorre salvaguardare il Mediterraneo, nostro patrimonio naturalistico e fonte di identità di più di una popolazione” afferma l’avv. Ezio Bonanni.
«Il Mediterraneo è un concentrato di biodiversità che tutto il mondo ci invidia, con oltre 17mila specie, paesaggi evocativi, ricco di cultura, tradizioni», sottolinea Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia. Purtroppo nel Mediterraneo sono molte le specie a rischio estinzione.
Le specie minacciate di estinzione

Tra le più minacciate la foca monaca. Infatti, sono meno di 700 gli esemplari di Monachus monachus (nome scientifico) stimati. Lo afferma Leonardo Tunesi, responsabile dell’Area Tutela Biodiversità, Habitat e Specie Marine Protette per Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Anche gli squali appartengono alle specie minacciate. Infatti finiscono nei mercati locali, “spacciati” per pesce spada o altre specie commercialmente più pregiate.
La specie del pesce palombo si è ridotta del 90% a causa della pesca illegale. Ma squali e razze, scrive il WWF in una nota, sono indicatori fondamentali della salute degli oceani e i loro effetti “benefici” sugli equilibri marini si estendono dalla superficie ai fondali più profondi. Gli squali in particolare sono al vertice della catena alimentare e, di conseguenza, regolano gli equilibri della fauna acquatica.
La pesca fuori controllo
Succede, però – tutto documentato da fotografie -, che pescatori irresponsabili catturino e sbarchino illegalmente specie protette di squalo e razza, inclusi squali angelo e grandi squali bianchi. Tutte specie a rischio di estinzione.
A causa di «disastri ecologici, temperature in aumento, crisi dei rifugiati, disoccupazione e ultimo, ma non meno importante, la pandemia, la regione mediterranea è in costante stato di emergenza, incapace di futuro». Ne è convinto Giuseppe Di Carlo, direttore della WWF Mediterranean Marine Initiative. Però, «la recente interruzione di alcune attività marittime a causa del Coronavirus ha ridotto la pressione sul mare. Gli stock ittici e gli habitat marini, quindi, potrebbero ricostruirsi rapidamente e fornire le risorse necessarie a sostenere il nostro rilancio socioeconomico».
Mediterraneo tesoro naturale ed economico

Per Di Carlo, il Mediterraneo è un grande bacino blu al centro di ventidue Paesi costieri. «Il mare è l’unico e più importante tesoro naturale ed economico che possediamo. Ed è qui che dobbiamo investire se vogliamo avere la possibilità di una ripresa reale e a lungo termine».
Non siamo ancora al “punto di non ritorno”, sottolinea il rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente (Aea). E la situazione potrebbe migliorare applicando pienamente le politiche ambientali che già ci sono e investendo in conoscenza e cooperazione tra Paesi.
E, aggiunge Bianchi, «i Paesi che condividono questa grande “oasi marina” hanno quindi un’enorme responsabilità verso i propri cittadini e la nostra proposta punta a un futuro sostenibile del mare, per il mondo che verrà».
Lavorare insieme a un’economia blu per il Mediterraneo
È necessario lavorare insieme, quindi, a un’economia blu per il Mediterraneo – sollecita il WWF -. Un esercizio in grado di generare un valore di circa 400miliardi di euro l’anno. L’equivalente di oltre la metà del Fondo per la Ripresa proposto dall’UE. Indispensabile “per la ripresa del Mare Nostrum devastato dalla pandemia Covid-19 e che si avvia faticosamente ad una stagione turistica poco promettente”.
Un “Blue recovery plan” (Un Piano per la Ripresa), sottolinea il WWF, “che può mettersi in moto solo se un’efficace protezione del mare e uno sviluppo economico sostenibile diventano la norma”.
GenerAzioneMare
Per difendere il patrimonio Blu del Mediterraneo, il WWF Italia dato il via a GenerAzioneMare. Al suo terzo anno, la campagna ambientalista ha costruito una vera e propria community. Comuni cittadini, scienziati, pescatori, aziende, uniti per difendere specie e habitat marini. Sviluppando Aree marine Protette, stando a fianco della piccola pesca, promuovendo un consumo sostenibile di pesce. Combattendo l’inquinamento, in particolare quello da plastica.