Imprese truffaldine hanno approfittato dell’attuale situazione di emergenza causata dalla crescente diffusione del Coronavirus COVID-19 per dare via a pratiche commerciali disoneste di mascherine.
Interventi delle Forze dell’Ordine per contrastare condotte scorrette
Intanto, riporta l’Ansa, che sarebbero oltre 19milioni le mascherine acquistate all’estero dall’Italia che sono state requisite dai Paesi di origine o di transito. E reindirizzate, quindi, ai relativi mercati interni.
Nello specifico, si tratterebbe di 4milioni di mascherine Ffp2 e di 15milioni di mascherine chirurgiche. I cosiddetti Dispositivi di Protezione Individuale (acronimo DPI) erano stati acquistati da aziende italiane. Sarebbero dovute arrivare nel nostro Paese nei prossimi giorni.
I Paesi in cui sono state prodotti, però e, in alcuni casi, quelli di transito, ne hanno bloccato l’invio. I DPI sono stati sequestrati e quindi destinanti al loro mercato.
In attuazione dell’indirizzo strategico fornito dal Comando Generale della Guardia di Finanza, i Reparti territoriali hanno compiuto diversi sequestri di DPI.
A Ponte Chiasso (Como), al posto di confine con la Svizzera, le Fiamme Gialle hanno sequestrato circa 840mila guanti monouso di cui 800mila in vinile e 40mila in lattice. Altre 120 mascherine erano con valvola di classe FP2. I DPI erano diretti in territorio elvetico in violazione delle recenti norme che ne vietano l’esportazione, senza autorizzazione, a causa dell‘emergenza coronavirus.
Il sequestro è stato eseguito in due operazioni, il 5 e il 10 marzo. La merce, prelevata dai depositi doganali, sarà consegnata dalla Protezione Civile alle strutture sanitarie della Lombardia.
Mascherine artigianali non conformi alla normativa comunitaria
A Roma, il 3° Nucleo Operativo Metropolitano della GdF della Capitale ha sequestrato mascherine, prodotte “artigianalmente” da una sartoria nel quartiere Portuense. Erano pronte ad essere messe in commercio. Ma non erano conformi alla normativa comunitaria e nazionale e sprovviste del marchio di qualità CE.
Il titolare dell’attività, che aveva addirittura pubblicizzato la vendita dei manufatti, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Roma per frode.
A Guidonia Montecelio, invece, una farmacia aveva esposto un cartello con l’indicazione “maschere esaurite”. Ma i Finanzieri del Gruppo di Tivoli hanno trovato e sequestrato 228 dispositivi che venivano venduti al prezzo di 35 euro ciascuno. Un valore cinque volte superiore a quello di acquisto. Il titolare e tre suoi dipendenti sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria di Tivoli per il reato di “manovre speculative su merci”.
Per i dispositivi è stata chiesta l’assegnazione alla Protezione Civile, affinché siano utilizzati dagli operatori chiamati a gestire l’emergenza.
Altre 480 mascherine non in linea con gli standard di sicurezza sono state scovate dai militari della Compagnia di Frascati in una rivendita alla Romanina. Erano state acquistate “in nero” e occultate sotto il bancone. Anche in questo caso l’esercente è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Roma. Sono in corso indagini per risalire all’origine della “filiera” illegale.
Operazione “Antivirus” della Guardia di Fiananza in Puglia
In Puglia, la Guardia di Finanza ha dato seguito all’operazione “Antivirus”, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Bari.
L’operazione ha consentito di sottoporre a sequestro penale oltre 30mila prodotti (mascherine protettive, gel e salviette per le mani), posti in commercio con modalità fraudolente e truffaldine. Il valore di mercato della merce sequestrata è di circa 220mila euro.
Sono state eseguite oltre trenta perquisizioni effettuate in ben ventidue comuni delle province di Bari e BAT. In particolare, le imprese destinatarie dei sequestri avevano messo in vendita gel e salviette igienizzanti per le mani presentandoli con scritte e simboli ingannevoli sulle confezioni.
Gli stessi prodotti presentavano messaggi pubblicitari che li indicavano come prodotti con azione disinfettante. Inoltre, erano messi in vendita a prezzi decisamente più alti rispetto a quelli praticati prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria in Italia per il Covid-19.