IL 3 APRILE, IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI MARLON BRANDO, UNA PIATTAFORMA DI STREAMING EUROPEA HA PRESENTATO IL DOCUMENTARIO “IL PARADISO DI MARLON BRANDO”, UNA RETROSPETTIVA CHE NON SOLO ESPLORA I SUCCESSI CINEMATOGRAFICI DELLA STAR DI HOLLYWOOD MA ANCHE UN LATO INEDITO DEL DIVO: L’ATTIVISMO AMBIENTALISTA
Marlon Brando: divo e antidivo
Il mitico Marlon Brando, nato a Omaha (Nebraska) nel 1924 e scomparso a Los Angeles nel 2004, è stato probabilmente il più grande divo degli anni Cinquanta e una delle icone indiscusse del cinema del Novecento.
Per ricordare il centenario della sua nascita, arte.tv ha presentato il documentario Il Paradiso di Marlon Brando, un viaggio che va oltre la sua celebre carriera sul grande schermo. La retrospettiva non solo esplora i trionfi cinematografici di Brando, ma anche il suo ardente impegno politico e ambientale, così da mostrarci l’essenza dell’uomo al di là del mito.
Ripercorriamo qualche tappa saliente del “mito”.
Un’icona intramontabile
Nel 1951, Marlon Brando è balzato alla ribalta grazie al suo ruolo nel film di Stanley Kowalski in “Un tram che si chiama desiderio”, in cui interpretava un personaggio brutale e sensuale. Da quel momento, il suo nome è divenuto sinonimo di eccellenza nel mondo del cinema, con una serie di ruoli memorabili che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia.
Basti pensare che l’attore fu inserito dalla rivista Time nella lista dei 100 personaggi più influenti del secolo.
Dal ribelle Johnny Strabler, capo di una banda di motociclisti in “Il Selvaggio” (1953), al carismatico capomafia Don Vito Corleone ne “Il Padrino” (1972), Brando ha costantemente sfidato gli stereotipi e ha ridefinito il concetto stesso di recitazione cinematografica.
La sua capacità di immergersi profondamente nei personaggi e di dare vita a interpretazioni realistiche e complesse ha difatti rivoluzionato il panorama cinematografico americano del tempo.
Quanto alla presenza scenica, semplicemente straordinaria, era caratterizzata da un contrasto affascinante tra il fisico imponente e un volto a tratti angelico.
Tutte caratteristiche che lo fecero diventare un simbolo per un’America desiderosa di modelli nuovi e autentici.
Tuttavia, la carriera di Marlon non fu priva di dissensi. Nel 1972, durante le riprese di “Ultimo tango a Parigi”, una scena incriminata coinvolse Brando e la co-protagonista Maria Schneider in un’interazione sessuale controversa. La natura non consensuale di questa scena suscitò polemiche e portò a una maggiore consapevolezza sui confini dell’etica nel cinema.
Premi e riconoscimenti
Candidato otto volte al Premio Oscar, Marlon Brando ha portato a casa due prestigiose statuette come migliore attore protagonista. La prima, nel 1954, per la sua interpretazione memorabile in “Fronte del Porto”, diretto da Elia Kazan e la seconda nel 1973 per il suo iconico ruolo di Don Vito Corleone in “Il Padrino” di Francis Ford Coppola.
Ma Brando non era solo un attore straordinario. Durante la cerimonia di premiazione degli Academy Awards, del 1973, rivelò al mondo un lato inedito della sua personalità, quello legato all’impegno politico per i diritti civili. In un gesto senza precedenti, decise di non ritirare la sua seconda statuetta.
Fu Sacheen Littlefeather, attivista di origine Apache a ritirare l’ambitissimo premio e a tenere un discorso di denuncia contro il trattamento riservato ai nativi americani nell’industria cinematografica, così come nella società in generale.
Per l’occasione Littlefeather lesse una dichiarazione di Brando, nella quale egli spiegava che il motivo del suo gesto era la condizione dei nativi americani, spesso raffigurati in modo stereotipato e negativo nei film. Questa scelta coraggiosa dimostrò il suo impegno e la sua solidarietà verso le minoranze discriminate.
Brando era difatti un sostenitore della parità razziale e più di una volta prese posizione contro il razzismo imperante nella società americana, partecipando a manifestazioni e proteste e sostenendo finanziariamente organizzazioni impegnate per i diritti civili.
Ma Brando aveva a cuore anche un’altra tematica importante: l’ambiente.
L’attivismo ambientalista di Marlon Brando
Nel 1960, durante le riprese del film “L’Ammutinamento del Bounty”, Marlon Brando si innamorò dell’atollo di Tetiaroa, nella Polinesia Francese.
La laguna di Tetiaroa è costituita da dodici isole coralline dette motu, caratterizzate da cque di un azzurro intenso e cristalline e bianche spiagge sabbiose. All’interno ruscelli e laghetti fanno da cornice. La biodiversità delle motu è ricca, tra le altre specie, di squali limone, pesci pappagallo, altri coloratissimi animali acquatici e svariate specie di uccelli.
Considerata un’isola sacra agli dei, nel Novecento questo angolo di paradiso rischiò la distruzione a causa della brama immobiliare dei francesi, che hanno sovranità sulla Polinesia dal 1843, finché Marlon Brando non la salvò, acquistandola nel 1966. Affascinato dalla sua bellezza naturale e dallo stile di vita polinesiano, Brando si impegnò a preservare Tetiaroa e a trasformarla in un in un “laboratorio ecologico” per condurre ricerche e creare una riserva marina.
Tetiaroa, l’isola a zero emissioni voluta da Marlon Brando
Negli anni ‘90, con l’aiuto di Richard H. Bailey, imprenditore, tra gli inventori del concetto di “eco-friendly luxury”, ispirato proprio da Brando, l’antidivo realizzò il sogno di creare un resort post-carbon, il primo e più importante al mondo, dove l’innovazione tecnologica e l’ecosostenibilità si sposano con il lusso e il comfort.
Oggi, The Brando Resort, inaugurato nel 2014, offre una splendida esperienza agli ospiti. Combina ville private con arredi di lusso e materiali naturali locali. Al contempo, tutti i servizi del resort sono a zero emissioni di carbonio. Così da ridurre l’impatto ambientale e promuovere pratiche sostenibili in ogni aspetto della sua gestione. Per esempio sfruttando sia l’energia solare ed il biocarburante sia l’acqua marina per l’impianto di condizionamento.
L’isola è altresì sede del Centro di ricerca Tetiaroa Society, impegnato nel progetto di osservazione e conservazione della barriera corallina in relazione alle emissioni di CO₂.
Piccola curiosità: nel piccolo arcipelago, circondato e protetto da 30 Km di barriere coralline, non esistono ratti e zanzare. Di contro, è il rifugio privilegiato delle tartarughe marine.
Il documentario “Il Paradiso di Marlon Brando” offre appunto uno sguardo approfondito su questa fase meno conosciuta della vita dell’attore, svelando gli aspetti più nascosti e inediti della sua personalità, oltre a celebrarne il contributo straordinario all’industria cinematografica e alla lotta per i diritti civili.