giovedì, Novembre 14, 2024

Il Manifesto di Assisi: documento contro la crisi climatica

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Il 24 gennaio scorso, nel Sacro Convento di Assisi, oltre duemila ambientalisti, imprenditori e intellettuali hanno risposto all’iniziativa dei frati francescani.

La dichiarazione è stata firmata da oltre duemila imprenditori, ambientalisti e intellettuali

Promotori del progetto sono l’associazione Symbola, la Coldiretti, Confindustria ed Enel.

Motivo conduttore del documento una economia a misura dell’uomo e dell’ambiente.

È necessario affrontare la crisi climatica con coraggio, è scritto nel “Manifesto”.

Con il contributo di tutti: delle eccellenze del mondo tecnologico, dell’economia, delle istituzioni, della politica, della società, della cultura. E, soprattutto, è necessaria la partecipazione dei cittadini.

Manifesto di Assisi, presentazione del documento
Manifesto di Assisi, la presentazione del documento nel Salone Papale del Sacro Convento di Assisi

“Laudato si'”

Proprio come indicato da Papa Francesco, nell’enciclica “Laudato si’”, ha ricordato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), cioè l’assemblea permanente dei vescovi italiani.

«Siamo convinti che, in presenza di politiche serie e lungimiranti, sia possibile azzerare il contributo netto di emissione dei gas serra entro il 2050», riferisce il comunicato.

L’Europa e l’Italia sono chiamate a una sfida, nella quale il nostro Paese è in prima fila e protagonista nel campo dell’economia circolare e sostenibile.

Lo Stivale, infatti, primeggia i molti settori, dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca. E siamo primi in Europa nel riciclo dei rifiuti, per esempio.

«La nostra “Green Economy” rende più competitive le nostre imprese. Produce posti di lavoro e affonda le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, all’efficienza, alla storia delle città, alle esperienze positive di comunità e territori».

La sfida della crisi climatica

Ci sono anche tanti problemi da risolvere: come il debito pubblico. E ancora, l’economia in nero, l’illegalità, le diseguaglianze sociali e del territorio, la burocrazia, l’incertezza per il presente e il futuro che alimenta paure.

Ma a tutto ciò, l’Italia è in grado di opporre risorse ed esperienze.

E la sfida della crisi climatica può essere l’occasione per mettere il nostro Paese nella direzione di un futuro comune e migliore.

«Quando neppure sapevamo che esisteva Davos, qui (ossia ad Assisi) già si tutelava l’ambiente», ha detto il premier Giuseppe Conte all’incontro di Assisi. «Ritengo significativo che per un’economia a misura d’uomo siano confluiti tanti attori della vita economica, sociale, civile, associativa, religiosa».

Conte ha proseguito dicendo che «qui abbiamo una spiritualità fortemente avvinta alla natura e al mistero della creazione, che San Francesco ha sublimato nel Cantico delle Creature». E ha concluso il suo intervento affermando che «il pianeta è la nostra casa e non possiamo rinviare ancora l’obiettivo di prendercene cura».

Insieme con il presidente del Consiglio, che per l’occasione ha indossato il “Tau verde” simbolo della nuova alleanza per l’ambiente e per l’uomo, erano presenti: il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli e il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, Stefano Zamagni.

Il Manifesto di Assisi segno di speranza

Bassetti ha, quindi, definito il Manifesto di Assisi «uno dei grandi segni di speranza» che «parla a tutti gli uomini e donne, scuote le coscienze della classe dirigente».

Il Manifesto di Assisi, ha sottolineato sua eminenza, è dunque «un punto di partenza e non un approdo finale. Un punto dipartenza di un cammino che ha come bussola la difesa e la valorizzazione della dignità umana per costruire “un’economia a misura d’uomo”».

«Sappiamo di non essere in grado di cambiare il mondo», ha preso la parola padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento di Assisi. «Ma ciascuno di noi sa che può cambiare il suo “piccolo mondo” e offrire un contributo per imprimere una grande svolta al corso della storia, realizzando il sogno di un’economia a misura di un umanesimo fraterno, che rispetta, nutre e custodisce».

Dura, infine, la denuncia del portavoce dei frati e direttore della “Rivista San Francesco”, Enzo Fortunato, secondo cui «se per crescere e sviluppare dobbiamo inquinare, non è sviluppo, non è crescita, è imbarbarimento. Se per arricchirci dobbiamo creare più disuguaglianza, non è arricchimento, è disonestà».

Numero verde ONA

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