Il Consiglio Europeo accoglie la legge sul clima

Il Consiglio ha adottato la legge europea sul clima. Per la prima volta, una normativa vincola per tutti i Paesi dell’Unione Europea a raggiungere la neutralità delle emissioni inquinanti entro il 2050. L’entrata in vigore della legge sul clima fa seguito a un accordo politico raggiunto con il Parlamento Europeo il 21 aprile scorso.
João Pedro Matos Fernandes, ministro dell’Ambiente e dell’azione per il clima ha accolto «con grande favore questo passo finale dell’adozione della primissima legge sul clima dell’UE che sancisce nella legislazione l’obiettivo della neutralità climatica per il 2050».
L’accordo sulla legge europea sul clima è stata una priorità per la presidenza portoghese e «sono lieto che abbiamo raggiunto con successo questo traguardo», conclude Fernandes.
Obiettivo climatico vincolante per l’Unione Europea
La legge europea sul clima, inoltre, stabilisce un obiettivo climatico vincolante per l’Unione, di una riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra (emissioni al netto degli assorbimenti) di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
La legge, infatti, introduce il limite di 225 Mt (1 Mt = 1 Mega tonnellata) di CO2 equivalente di assorbimento.
Sarà compito dell’Unione raggiungere un volume maggiore di assorbimento di anidride carbonica, entro il 2030.
Il Green Deal europeo
Con questa delibera definitiva, i Paesi dell’Unione assumono l’impegno politico annunciato con il Green Deal europeo.
Cioè un Patto Verde in risposta – con misure concrete – all’emergenza dei cambiamenti climatici. Una priorità nell’agenda comunitaria voluta, sin dal primo momento dell’insediamento alla presidenza della Commissione Europea, da Ursula von der Leyen.
Il Green Deal europeo prevede un piano d’azione volto a promuovere l’uso efficiente delle risorse. È, pertanto, prioritario che ogni Paese dell’Unione passi a un’economia pulita e circolare, ripristini la biodiversità e riduca l’inquinamento. Il piano illustra anche gli investimenti necessari e gli strumenti di finanziamento disponibili.
Rispettare l’Accordo di Parigi
La Commissione, inoltre, propone un obiettivo climatico intermedio per l’anno 2040. Se necessario, al più tardi entro sei mesi dal primo bilancio globale relativo all’Accordo di Parigi.
L’Accordo di Parigi è un accordo tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, per la riduzione delle emissioni di gas serra a partire dall’anno 2020. In inglese United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC.
Allo stesso tempo, la Commissione pubblicherà una proiezione del bilancio indicativo dell’Unione per i gas a effetto serra per il periodo 2030-2050.
Il bilancio è definito come il volume totale indicativo delle emissioni nette di gas a effetto serra. Queste sono espresse come CO2 equivalente.
Le quantità di CO2 equivalente emesse in quel periodo non devono mettere a rischio gli impegni dell’Unione, ai sensi dell’Accordo di Parigi.
Il Consiglio fornirà consulenza scientifica indipendente. Inoltre, produrrà relazioni sulle misure dell’UE, sugli obiettivi climatici, sui bilanci indicativi dei gas serra rispetto alla legge europea sul clima e gli impegni internazionali dell’UE, nel modo disposto dell’Accordo di Parigi.
La Commissione, quindi, si impegnerà con i settori dell’economia che scelgono di preparare tabelle di marcia volontarie indicative, per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica dell’Unione entro il 2050. Infine, la Commissione faciliterà il dialogo a livello dell’UE e la condivisione delle migliori pratiche tra le parti interessate.
Legge europea sul clima evento storico ma insufficiente

La legge europea sul clima è un evento storico per l’Unione. Tuttavia «non tiene conto dei ripetuti solleciti della comunità scientifica», afferma Eleonora Evi. Secondo l’europarlamentare, la percentuale reale delle emissioni, per fermare l’aumento delle temperature, si fermerebbe soltanto al 52,8%.
Il 55% sarebbe stato calcolato tenendo conto anche delle emissioni assorbite dal suolo e dalle foreste.
Pertanto, un’insufficiente azione climatica a livello globale, così come a livello nazionale è ritenuta la più grande violazione intergenerazionale dei diritti umani della storia. Con questo principio, sostenitori della “giustizia ambientale” hanno intrapreso un’azione legale nei confronti dello Stato italiano. Questa è promossa nell’ambito della campagna di sensibilizzazione intitolata “Giudizio Universale”.