CONTINUA LA LOTTA CONTRO LA DESERTIFICAZIONE AGRICOLA CHE GENERA UN IMPOVERIMENTO TRA GLI AGRICOLTORI, OLTRECHÉ UNA CONTAMINAZIONE DEL CIBO. SI SPINGE PER UNA NUOVA ALLEANZA DELL’AGROECOLOGIA CON IL SOSTEGNO DELLA RICERCA SCIENTIFICA
La desertificazione agricola diventa un problema sempre più urgente, che necessita di una soluzione abbastanza immediata. L’agricoltura, in tal senso, gioca un ruolo fondamentale nella lotta contro l’erosione del suolo e della sua conseguente improduttività.
Risulta, quindi, fondamentale l’introduzione di prodotti biodinamici che renda possibile il poter far a meno degli input chimici, costosi e dannosi, che oltretutto azzerano la fertilità dei terreni.
Nel processo di desertificazione, infatti, i terreni perdono elementi e componenti fondamentali per la vita, come i minerali e le sostanze nutritive. In questo modo, anche la produttività degli stessi campi viene meno, creando un danno a livello economico, nonché alla base dello sviluppo del settore agricolo.
Una nuova alleanza per porre fine alla desertificazione dei terreni
I dati della FAO hanno indicato che già un 33% del suolo terrestre risulta contaminato e degradato, quindi del tutto inutilizzabile per la coltivazione di prodotti agroalimentari.
Di fronte a questo scenario appare indispensabile una chiamata all’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica e a tutto il mondo del biologico. Lasciando, inoltre, ampio spettro nel contribuire alla ricerca scientifica grazie alla Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica.
Queste stesse associazioni sono state recentemente protagoniste al 38° Convegno Internazionale della Biodinamica al fine di creare un’alleanza per l’agroecologia, che possa garantire una frenata al processo di desertificazione in atto.
«In un momento in cui l’agricoltura non remunera più il lavoro, i costi produttivi diventano insostenibili e le aziende agricole diminuiscono in numero per essere accorpate nei grandi latifondi industriali, c’è bisogno di un’azione globale di risanamento della terra – spiega Carlo Triarico, presidente dei biodinamici -. Questo è il compito dei biodinamici, ma non solo, per i prossimi 100 anni. […] Rimane l’obiettivo di coprire una superficie del 25% coltivata a biologico entro il 2027. Oggi raggiungiamo il 18,7%. È un percorso che possiamo completare solo se alziamo la qualità dei processi agricoli, senza rendere convenzionale l’agricoltura biologica».
Il metodo biodinamico d’altronde promuove un’agricoltura circolare, evitando quindi l’uso di agenti chimici sintetizzati e nocivi per il suolo. Queste sostanze, infatti, utilizzate per lunghi periodi causano gravi danni ambientali che provocano di conseguenza l’incapacità di rigenerazione del suolo e l’improduttività.
Il metodo biodinamico
Il metodo biodinamico ebbe inizio durante i giorni di Pentecoste del 1924, quando Rudolf Steiner tenne otto conferenze a Koberwitz, che segnarono la nascita di un movimento di portata globale. Questo approccio promuove un’agricoltura circolare, capace di soddisfare autonomamente tutte le esigenze delle proprie aziende senza l’uso di prodotti chimici di sintesi.
“Erbicidi, insetticidi e fungicidi stanno condannando a morte i nostri suoli, privandoli di qualsiasi funzione vitale. Il rapido declino della biodiversità ne è una diretta conseguenza, che si somma ai residui dannosi contenuti nei cibi di cui ci nutriamo. Quello industriale è un modello che non ce la fa più e che mette a rischio la salute di tutti”.
Dal manifesto “Terra non Guerra” partirà un nuovo movimento dell’agroecologia. Trasversale, di alta qualità, sano. A settembre.
Cos’è l’agroecologia?
I processi chimici e i prodotti che spesso vengono utilizzati in agricoltura, o che semplicemente vengono dispersi nell’ambiente, risultano il più delle volte nocivi per gli stessi terreni. In queste circostanze, arriva in aiuto l’agroecologia.
Si tratta di un approccio che integra le necessità della produzione agricola con il criterio della preservazione dell’ambiente. Quindi, in questo modo, attua processi in grado di incrementare la produttività e allo stesso tempo applica i principi ecologici nel rispetto e tutela dell’ambiente.
L’agroecologia potrebbe essere la più consona soluzione per contrastare il processo di desertificazione, che diventa un problema sempre più urgente.
Attraverso l’uso di sostanze “amiche” dell’ambiente, infatti, si potrebbe aumentare la produttività ed evitare che le superfici terrestri inutilizzabili incrementino nel corso degli anni.
Cosa incrementa la desertificazione dei terreni
Certamente, tra le maggiori cause del processo di desertificazione dei terreni c’è la crisi climatica in atto. Infatti, l’aumento delle temperature e la scarsità di fonti di acqua ha causato una maggiore erosione dei campi, compromettendo, quindi, sempre di più anche le coltivazioni.
La situazione non migliorerà in futuro, se non si adottano metodi che contrastino questo sviluppo. Infatti, qualora non venissero messe in campo soluzioni concrete, il clima influenzerà negativamente l’agricoltura specialmente nei Paesi a basse latitudini aumentando questo fenomeno.
Il problema può definirsi addirittura culturale, non colpendo solamente gli agricoltori, ma anche diversi strati del mondo agricolo. Nel nostro Paese ci sono regioni che già prevedono un rischio alto di desertificazione, che sono quelle meridionali, oltra a Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Allo stesso modo, il potenziale pericolo è esteso anche in altre aree europee.
Tra le altre cause della desertificazione c’è anche la deforestazione, poiché quest’ultima conduce alla perdita di fertilità nello stesso suolo, portando quindi a un progressivo sviluppo della desertificazione.