domenica, Febbraio 16, 2025

L’inquinamento da cibo dà i numeri

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EDGAR-FOOD È LA PRIMA BANCA DATI CHE CI FORNISCE IN DETTAGLIO I NUMERI DELLE EMISSIONI PRODOTTE DAI SISTEMI ALIMENTARI IN TUTTO IL MONDO.

Il cibo genera in media due tonnellate emissioni di anidride carbonica per persona all’anno. Più di un terzo dei gas serra provocati dall’uomo, infatti, sono generati dai sistemi alimentari. Quindi è indispensabile, per raggiungere gli obiettivi dettati dall’Agenda 2030 dell’ONU, trovare un modo per rendere più sostenibile la filiera alimentare. Ed è ciò a cui mira EDGAR-FOOD.

Questo inventario globale raccoglie i dati delle emissioni di gas serra e di inquinanti atmosferici prodotti dalla filiera del cibo. Le informazioni ottenute EDGAR-FOOD diventano quindi preziose per progettare strategie di mitigazione efficienti in questo settore a livello globale e per condurre a futuri cambiamenti.

«I sistemi alimentari hanno bisogno di trasformazione – sostiene Adrian Leip, ricercatore al Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione Europea e tra gli autori del database EDGAR-FOOD -. La mitigazione attraverso la riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e dalle attività agricole è già al centro di molte politiche. Ma i nostri dati mostrano anche un’importanza crescente delle emissioni derivanti dal consumo energetico, soprattutto post-farm gate. Ciò dimostra l’intricato legame tra il territorio e i sistemi energetici».

Quali misure sono più efficaci per ridurre le emissioni?

Infatti, come dimostrano i dati, le emissioni di gas a effetto serra dei sistemi alimentari non derivano solo dall’agricoltura e quindi dal consumo del suolo, anche se ne rappresentano la maggioranza. Gli alimenti devono essere coltivati o allevati, raccolti, trasportati, trasformati, imballati, distribuiti e cotti. Poi i residui devono essere smaltiti. Perciò il resto delle emissioni è prodotto dalle attività della catena di fornitura (vendita al dettaglio, trasporti, consumo, produzione di carburante, gestione dei rifiuti, processi industriali e imballaggi).

L’energia necessaria per tutti questi processi deve essere prodotta e resa disponibile nel momento e nel luogo giusti. Perciò il settore alimentare avrà bisogno di specifiche politiche settoriali di efficienza energetica e decarbonizzazione.

EDGAR-FOOD, che integra i dati di FAOSTAT, aiuta perciò a comprendere le attività alla base della domanda e dell’utilizzo dell’energia, dell’agricoltura e del cambiamento dell’uso del suolo. Queste sono associate alla produzione, distribuzione, consumo e smaltimento del cibo attraverso le varie fasi e componenti del sistema alimentare globale composito.

«La nostra speranza è che EDGAR-FOOD possa essere utile a identificare dove l’azione per ridurre le emissioni di gas serra del sistema alimentare è più efficace – continua Leip -. Il sistema alimentare dovrà quindi investire in tecnologie di efficienza energetica e di decarbonizzazione per ridurre le emissioni di gas serra, oltre alle tecnologie di mitigazione basate sul territorio, all’interno e all’esterno dell’azienda agricola».

L’inquinamento prodotto dal cibo: i dati

Ma qual è quindi la panoramica globale che emerge da EDGAR-FOOD, prima banca dati che copre ogni fase della catena alimentare per tutti i Paesi del mondo con frequenza annuale, per il periodo dal 1990 al 2015?

Il progetto è stato in grado di tradurre in numeri l’evoluzione che ha subito il sistema alimentare mondiale negli ultimi 25 anni. Rappresenta così sia i cambiamenti delle abitudini alimentari sia lo sviluppo delle tecnologie adoperate.

Secondo quanto emerge, il 71% delle emissioni del sistema alimentare deriva dall’uso del territorio per l’agricoltura. Mentre il 32% proviene da cambiamenti nell’uso del suolo, categoria che comprende la deforestazione e il degrado del suolo. Queste attività hanno rilasciato 5,7 gigatonnellate di emissioni di CO2 a livello globale nel solo 2015.

L’imballaggio poi rappresenta il 5,4% delle emissioni del sistema alimentare. La sola produzione di carta e cellulosa per imballaggi alimentari genera in media 59,9 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno. Si aggiunge anche il volume crescente di emissioni generate dall’aumento del consumo di energia nella produzione alimentare, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Qui l’uso della meccanizzazione e dei pesticidi è cresciuto rapidamente fino a eguagliare e talvolta superare le economie avanzate.

Infine la vendita al dettaglio di prodotti alimentari comincia a rappresentare una parte sempre più importante del quadro. Le emissioni del settore sono triplicate tra il 1990 e il 2015, in gran parte grazie alla crescente domanda di refrigerazione.

Food system emissions in Italia dal 1990

In particolare le food system emissions in Italia negli anni sono di gran lunga variate. Dal 1990, anno in cui si registra più di 112mila emissioni, il valore decresce fino al 1999, quando arriva a poco più di 114mila. Poi l’andamento continua scostante fino agli ultimi dati del 2018, che registrano una decrescita a quasi 94mila.

È importante notare che il settore della produzione alimentare non è dominato solamente dalle emissioni di CO2 prodotte da combustibili fossili.

Numero verde ONA

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